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Le casse premio non sono sinonimo di cattivo game design, dice il co-fondatore di Vlambeer

Rami Ismail cerca di chiarire il fenomeno delle casse premio e il loro legame con il game design

NOTIZIA di Tommaso Pugliese   —   22/11/2017

Torniamo a parlare di casse premio perché è importante sentire anche l'altra campana, in questo caso specifico chi i giochi li realizza. Ebbene, Games Industry ha realizzato un'interessante intervista in cui alcune importanti figure dell'industria videoludica parlano del fenomeno.

Rami Ismail, co-fondatore di Vlambeer, ha sottolineato come tale elemento non sia sinonimo di cattivo game design, ma un modello che potrebbe diventare inevitabile qualora le cose non cambino, sia sul fronte dello sviluppo che sul fronte di chi acquista i giochi.

"La polemica è garantita, naturalmente, visto che l'argomento delle casse premio - che si trovino in titoli gratuiti o a pagamento - è di per sé controverso", ha detto. "Quello che purtroppo non viene garantita è la correttezza della discussione, la generale mancanza di ricerca e approfondimento prima che determinate opinioni vengano spiattellate in rete."

"So che è sbagliato aspettarsi di trovare opinioni informate su internet, ma preferirei vedere degli youtuber popolari piuttosto che populisti, che in video cavalcano l'onda e dicono semplicemente ciò che pensano possa piacere al pubblico. C'è chiaramente un'enorme lacuna quando si tratta di comprendere il modo in cui questa industria funziona, quanto costa produrre videogame e come il modello delle microtransazioni e dei free-to-play viene applicato."

"È orribile vedere gente sfruttata ed è chiaro che il settore deve essere regolamentato. Detto questo, però, la maggior parte delle esperienze con il free-to-play suggeriscono che la favola del poveraccio che non può pagarsi da mangiare perché ha speso tutto in microtransazioni sia credibile quanto quella di qualcuno che diventa violento per colpa dei videogiochi."

"Le casse premio non sono sinonimo di cattivo game design", ha continuato il co-fondatore di Vlambeer. "Si integrano bene con alcuni sistemi di progressione, sono altamente lucrative ed efficaci se implementate bene, e fanno parte dei videogame praticamente da sempre, se considerate ad esempio i card game. Il concetto secondo cui si tratta di un elemento imposto dai publisher è ridicolo, sebbene abbia i connotati di una bella storia per i sedicenti esperti di internet."

"In ambito mobile, il modello freemium con microtransazioni è diventato di fatto lo standard, e penso che PC e console non potranno evitare il medesimo destino se l'economia degli sviluppatori o le aspettative e le tendenze d'acquisto degli utenti non cambieranno. Questo modello esiste perché a quanto pare vende, e vende nonostante le critiche che gli vengono mosse."

"Dunque o le persone che odiano le casse premio (incluso me) non rappresentano più il target d'utenza per i giochi, oppure abbiamo davvero incasinato le nostre abitudini di spesa per quanto concerne i videogame. Comunque la si guardi, tutta questa situazione è un pasticcio."

Le casse premio non sono sinonimo di cattivo game design, dice il co-fondatore di Vlambeer