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L'annosa questione delle casse premio: gioco d'azzardo oppure no?

L'argomento più caldo del momento non sembra conoscere interpretazioni moderate: le casse premio sono il male assoluto?

NOTIZIA di Tommaso Pugliese   —   22/11/2017
Overwatch
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La notizia riportata stamattina, secondo cui in Belgio le casse premio sono state equiparate al gioco d'azzardo, ha prevedibilmente scatenato una furiosa discussione sull'argomento, l'ennesima. A farla da padrone sono naturalmente stati gli utenti più assolutisti, quelli che vedono le casse premio e, in generale, le microtransazioni come il male assoluto, un tentativo di monetizzazione ulteriore da demonizzare per chi ha acquistato un gioco a prezzo pieno e non dovrebbe dunque trovarsi nella condizione di pagare ancora per godere dei medesimi contenuti.

La questione è però stata ridimensionata alcune ore fa: in pratica tutta la faccenda è ancora in uno stato embrionale e i legislatori non hanno preso una decisione al riguardo, tuttavia non sono mancate le considerazioni di alcuni addetti ai lavori sull'argomento; come l'analista Michael Pachter, che non ha esitato a dire che le casse premio non possono essere equiparate al gioco d'azzardo in quanto i relativi premi non hanno un valore concreto, e chi pensa si tratti di azzardo dovrebbe farsi vedere da uno bravo.

La posizione di Multiplayer.it sull'argomento dovrebbe ormai essere chiara: ci siamo affidati al semplice buon senso, a un'analisi onesta e quanto più possibile scrupolosa dell'effettiva incidenza delle microtransazioni in ognuno dei titoli che vengono recensiti, senza dunque condannare questa pratica di mercato a priori ma riservandoci naturalmente il diritto di penalizzare quelle produzioni che puntano alla monetizzazione in modo talmente evidente da modificare il bilanciamento della difficoltà a tal fine.

Per fortuna finora tale fenomeno si è finora verificato quasi esclusivamente in alcuni giochi free-to-play, ma è chiaro ormai come la polemica abbia raggiunto dimensioni tali da non poter più essere ignorata dai publisher, che rischiano di subire ripercussioni concrete dall'adozione di queste strategie. Il dietrofront di Electronic Arts per Star Wars: Battlefront II sarà probabilmente il primo di una lunga serie di ripensamenti, ma a fronte di costi produttivi sempre più alti si tornerà per forza di cose a valutare DLC a pagamento o finanche abbonamenti mensili per le esperienze basate sul multiplayer, laddove ci sia l'esigenza di evitare frammentazioni nella base d'utenza.

Uno scenario migliore o peggiore di quello attuale?