31

Cloud gaming, l'analista Mat Piscatella non è così ottimista: manca ancora un pubblico interessato

Per l'analista Mat Piscatella il cloud gaming potrebbe prendere piede più lentamente di quanto prevedano in molti, per via della mancanza di utenti potenziali.

NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   31/05/2019

L'analista di NPD Mat Piscatella ha espresso su Twitter dei seri dubbi sul cloud gaming, affermando che potrebbe non essere il futuro del mondo dei videogiochi come molti prospettano. La sua analisi parte da un dato di fatto: i servizi cloud non hanno ancora un pubblico potenziale ben definito. Ossia, chi dovrebbe abbonarsi per giocare in cloud a titoli disponibili per PC e console?

La sua non è la classica affermazione pessimista di chi non riesce ad accettare il mutare dei tempi, ma una presa di posizione fondata su dei dati precisi. Il rapporto EEDAR sulla segmentazione dei videogiocatori ha svelato infatti che due americani su tre giocano con i videogiochi. Di questi, negli ultimi sei mesi la metà ha speso 0 dollari nel settore, ossia si è limitata a scaricare titoli free-to-play, soprattutto su sistemi mobile.

Insomma, i due terzi della popolazione americana o non è interessata ai videogiochi o non è interessata a spendere per i videogiochi, quindi va esclusa dal pubblico potenziale dei servizi cloud, che avranno un costo, a meno di non fondarli sulla pubblicità (scelta decisamente rischiosa). L'unico terzo da cui Google, Microsoft e Sony potrebbero attingere è quello rimanente, ma come fare a convincerli a non giocare su PC o console per fargli adottare il modello cloud?

Secondo Piscatella l'unica soluzione potrebbe essere quella di fare offerte così convenienti da attirare l'attenzione di questo pubblico, l'unico pagante, pubblico che però è più attento a problematiche tecniche come il lag o la resa grafica, che se presenti al lancio di Google Stadia e affini rischierebbero di comprometterne il successo sul lungo periodo. Insomma, secondo Piscatella allo stato attuale il cloud gaming è una vera e propria incognita, con problemi che cozzano fortemente con le abitudini dei videogiocatori, che potrebbero semplicemente rifiutarlo.