Shin Megami Tensei è un franchise che, ormai, anche in Europa non ha più bisogno di presentazioni. Magari non pubblicizzato quanto un qualsivoglia Final Fantasy, il brand firmato Atlus si è costruito negli anni una fedele schiera di fan, sopratutto grazie alla serie parallela, ormai più nota di quella principale, sottotitolata Persona. Persona 3, in particolare, è stato il punto di svolta in una serie che ha sempre affrontato tematiche bizzarre con un gameplay decisamente inusuale. C'è un motivo se Persona 4, 2008, è considerato uno dei migliori jRPG per PlayStation 2, se non addirittura il migliore.
La decisione di riproporlo su PlayStation Vita, d'altra parte, non è casuale: l'anno scorso questa iterazione in particolare è stata rivitalizzata dal sequel Persona 4: Arena per PlayStation 3 e Xbox 360, uno splendido picchiaduro sfortunatamente ancora inedito in Europa, sviluppato dalla Arc System Works di Blazblue e Guilty Gear, e dalla fedelissima serie animata omonima in ventisei puntate. Definire porting Persona 4: Golden, comunque, è assolutamente riduttivo. Scoprite con noi perché.
Ai confini della realtà
La trama di Persona 4: Golden è decisamente complessa, in quanto unisce con grande fluidità vari filoni narrativi fino a formare un quadro generale di sorprendente organicità. Il protagonista (che il gioco vi permette di nominare a piacere, ma che chiameremo Yu Narukami come deciso da Atlus nella serie animata e nel sequel Persona 4: Arena) si trasferisce per un anno a Inaba, un tranquillo paesino giapponese, ospite dello zio, un indaffarato detective vedovo con bambina a carico.
Yu comincia a frequentare il liceo del posto, fa amicizia con i suoi compagni di classe e viene a sapere del famigerato Midnight Channel, una rete televisiva che si dice mostri cose piuttosto strane. Ben presto, Yu e i suoi amici scoprono che attraverso la TV è addirittura possibile entrare in questo mondo parallelo, dove vagano creature da incubo che scaturiscono dai dubbi, dalle paure e dai segreti più profondi di chi visita questa dimensione. In qualche modo, Yu e i suoi amici riusciranno a domare il loro "lato oscuro", acquisendo la capacità di materializzare una sorta di spirito protettivo chiamato Persona (e chi legge Le bizzarre avventure di JoJo del mangaka Hiroiko Araki avrà già le idee piuttosto chiare). Fin qui vi sembra assurdo? Non avete visto niente, perché pochi giorni dopo Inaba viene sconvolta da una serie di inquietanti delitti,
e Yu e compagni capiscono che il serial killer in questione sta utilizzando il Midnight Channel per compiere le sue malefatte. Unici in grado di esplorare e combattere nel mondo parallelo, i nostri eroi decidono di indagare sulla faccenda nel tentativo di catturare il colpevole. In pratica, vi abbiamo descritto soltanto l'incipit: la storia di Persona 4: Golden si svolge nell'arco di dodici mesi, giorno dopo giorno, seguendo la vita quotidiana di Yu: le lezioni scolastiche, gli incontri con gli amici, le feste e i momenti di tempo libero. Di settimana in settimana, si aggiungono alla vicenda sempre più personaggi ed elementi: la qualità della sceneggiatura è eccellente, e una miriade di red herring rendono l'intreccio sempre più appassionante e coinvolgente. A un certo punto ci si ritrova a diffidare di tutto e tutti, fino a raggiungere un triplo epilogo mozzafiato, con tanto di finale bonus per chi è stato abbastanza abile da condurre la storia, e migliorare i personaggi, nel modo appropriato. Perché tra un delitto e l'altro, ci sono anche altre cose da fare...
Vita quotidiana
Come dicevamo in apertura, Persona 3 e Persona 4 sono particolarmente famosi per la loro struttura inusuale. Il gioco segue la vita del protagonista giorno dopo giorno, lasciando ampio spazio alle decisioni del giocatore. Dopo la scuola, voglio svolgere un lavoretto part-time per guadagnare qualche yen, o preferisco andare in giro con il mio compagno di classe Yosuke?
Martedì prossimo mi alleno a basket con il club scolastico, o vado a fare shopping in centro? Domenica potrei uscire con la bella Yukiko, ma cosa direbbe Chie? E se invece restassi a casa a studiare? E questa sera, invece di andare subito a dormire, perché prima non mi leggo un bel libro? Ogni giorno offre una miriade di opzioni di questo genere, determinate dalle scelte compiute dal giocatore, dagli amici o i club frequentati, dalle sue statistiche sociali; e ciascuna attività incrementa in un certo modo, per esempio, la sua diligenza o il suo coraggio, ampliando ulteriormente le possibilità offerte. Non a caso, una volta completato, Persona 4: Golden permette di rigiocare in modalità New Game Plus per seguire magari un percorso completamente diverso. L'interazione con i tantissimi comprimari, poi, gioca un ruolo fondamentale: a ciascuno di essi corrisponde un cosiddetto Social Link, un grado di confidenza in sostanza, che determina la potenza dell'arcano dei tarocchi relativo e, quindi, di tutti i Persona che appartengono a quella categoria.
Sviluppare i Social Link, dunque, potenzia i nostri Persona, sblocca nuovi incantesimi e abilità o ulteriori opzioni di gioco. I Social Link sono inoltre delle vere e proprie sottotrame, spesso molto elaborate, che esplorano la storia dei personaggi coinvolti: in questo modo perfino il simpatico capo della squadra di basket o la migliore attrice nel club di teatro assumono uno spessore non indifferente. Questo tipo di struttura, badate bene, si traduce in una notevole quantità di cutscene non interattive in cui dovremo leggere tantissimo testo (rigorosamente in inglese, sia chiaro) e selezionare occasionalmente un'opzione: questa versione per PlayStation Vita permette di velocizzare o direttamente saltare le sequenze narrative; farlo sarebbe un gran peccato, ma ci sembra opportuno segnalare questa feature. Detto questo, la componente "social" di Persona 4: Golden è soltanto una parte della storia: è nei dungeon che il gioco si fa veramente duro.
Online!
Persona 4: Golden sfrutta in maniera purtroppo limitatissima le funzionalità online di PlayStation Vita. In realtà, ci permette solo di sapere cosa hanno fatto dei giocatori a caso, o di inviare una sorta di SOS per ricevere qualche bonus durante i combattimenti. Pochissimo, ma valeva la pena menzionarlo.
Di uomini e Persona
Invece di frequentare gli amici o comportarsi da normale sedicenne, Yu potrebbe decidere di passare il tempo nei vari dungeon che si sbloccano portando avanti la storia. La maggior parte si deve necessariamente completare entro una certa data per, appunto, proseguire la vicenda, ma restano comunque aperti all'esplorazione nei giorni in cui si preferisce girovagare per questi labirinti dalla planimetria generata a caso piuttosto che fare altro. Occorre quindi studiare il calendario per pianificare lo sviluppo dei nostri eroi, bilanciando entrambe le attività. Per fortuna, una volta entrati nel dungeon si può restare quanto si vuole, o finché è possibile ripristinare punti salute e punti magia, aprendo i vari scrigni in cerca di oggetti e sconfiggendo i nemici per aumentare di livello, potenziando personaggi e relativi Persona. Il protagonista Yu, peraltro, può "equipaggiare" Persona diversi, a differenza dei suoi alleati, e nella cosiddetta Velvet Room è possibile fondere tra loro i Persona, producendone di nuovi sempre più potenti che ereditano le statistiche e le magie di quelli originali. I combattimenti iniziano quando il nostro personaggio entra in contatto con il modello poligonale di uno Shadow: a quel punto la schermata cambia, proponendo la tipica struttura da jRPG, con il gruppo di nemici e il party del giocatore. Il livello di difficoltà di Persona 4: Golden (personalizzabile all'inizio della partita) è sopra le righe, e richiede non poca strategia.
Ogni nemico è particolarmente vulnerabile a un certo tipo di elemento: il personaggio che riesce a sfruttare questa debolezza guadagna un turno bonus mentre il nemico è stordito e se tutti gli avversari sono a terra contemporaneamente è possibile scagliare anche una specie di super attacco coordinato. Sfruttare le debolezze elementali è fondamentale perché i nemici sono tostissimi e non si fanno scrupoli a fare lo stesso, e basta perdere Yu per vedere la schermata di Game Over. Con il passare dei livelli e l'acquisizione di nuovi Persona, è facile prendere la mano con un sistema di combattimento incredibilmente semplice da assimilare, fatto di magie elementali, attacchi fisici, abilità potenzianti e depotenzianti, e chi più ne ha più ne metta. Ben presto, si intuisce quali siano i personaggi più opportuni da portare in un certo dungeon, con quali Persona è meglio equipaggiare Yu e quali di essi è necessario aumentare di livello e fondere al momento giusto. Questa versione per PlayStation Vita, oltretutto, introduce una serie tutta nuova di specifici attacchi combinati, interazioni tra i personaggi del party e abilità utili che rendono i combattimenti ancora più coinvolgenti e piacevoli.
Trofei PSVita
Immancabile una nutrita schiera di Trofei: quaranta Bronzo, sei Argento, tre Oro e il Platino, per un totale di cinquanta. La maggior parte la sbloccherete seguendo la storia, ma molti richiedono di sperimentare con i Persona, combattere in determinate condizioni, svolgere azioni particolari e, ovviamente, potenziare tutti i vari Social Link.
L'edizione perfetta
L'annuncio di questa versione portatile di Persona 4 aveva destato non poche preoccupazioni, sopratutto per chi aveva giocato il comunque ottimo Persona 3 Portable per PSP ed era rimasto orfano di tutta una serie di contenuti decurtati rispetto alla versione PlayStation 2. A differenza di Persona 3 Portable, però, Persona 4 viene riproposto nella sua integrità: questa volta ci sono tutte le cutscene a cartoni animati, tutti i Social Link, tutti i dungeon, tutte le zone esplorabili, tutte le tracce sonore. A dire il vero, c'è anche di più: Atlus si è presa la briga di aggiungere una serie di feature e contenuti extra che in certi casi alterano drasticamente lo svolgersi degli eventi e le strategie di combattimento. Per i vecchi fan, insomma, questa potrebbe rappresentare un'esperienza sufficientemente nuova. Oltre a svariate nuove cutscene animate, ci sono nuovi testi doppiati, zone e vicende totalmente inedite, perfino due Social Link completamente nuovi che coinvolgono alcuni misteriosi personaggi. Atlus ha anche dato una bella ritoccata al gameplay vero e proprio, con una serie di modifiche che lo rendono ancora più godibile e bilanciato, sopratutto per quanto riguarda la gestione del party e dei Persona. Tra costumi bonus intercambiabili, minigiochi, Persona nuovi di zecca, abilità e magie mai viste prima, nonché un nuovo epilogo, come dicevamo, definire Persona 4: Golden un mero porting sarebbe ingiusto, anche perché è stata data una bella ritoccata al comparto tecnico. Non siate ingenui: stiamo parlando di un gioco per PlayStation 2 di quattro anni fa, perciò non aspettatevi una grafica di nuova generazione; eppure, la quantità di dettagli, la complessità di alcuni modelli poligonali e la pulizia dell'immagine restano tuttora un vero piacere degli occhi, incrementato dallo splendido schermo di PlayStation Vita. Atlus ha anche migliorato graficamente alcune sequenze, aggiungendo fondali animati laddove c'erano scarni panorami statici e aumentando la definizione di alcune texture. La frizzante colonna sonora di Shōji Meguro è anch'essa ampliata da qualche nuova traccia musicale: su questa c'è poco da dire, tranne che alcuni brani, come il fantastico "Reach out to the truth" durante i combattimenti, sono diventati famosissimi tra i fan del genere jRPG. Ascoltare per credere.
Conclusioni
Il voto non vi inganna, Persona 4: Golden è decisamente una killer application per PlayStation Vita, anche se non appartiene a un genere tra i più popolari. La cura riposta da Atlus nella realizzazione di questo porting è encomiabile e un vero e proprio esempio da imitare. È un peccato, semmai, che sia un gioco del 2008 a combattere con le unghie e con i denti per risollevare le sorti di questa sfortunata console. Il carisma del jRPG Atlus, comunque, c'è ancora tutto; la longevità è assicurata, Persona 4: Golden è uno di quei giochi che riescono davvero a diventare una droga, incollando alla poltrona con una storia appassionante e un sistema di combattimento eccezionale. L'unico svantaggio? È tutto in inglese. Ma magari è la volta buona di tenere il vocabolario a portata di mano, sapete...
PRO
- Storia appassionante, cast fantastico
- Gameplay ricchissimo
- Grandissima longevità
- Migliorato rispetto alla versione PS2
CONTRO
- Tantissimo testo completamente in inglese da leggere, e chi non conosce la lingua del Bardo non riuscirà ad apprezzare ogni sfumatura