Se cercate l'onnipotenza, il capriccio della divinità dispotica, che scende tra gli uomini per essere adorata o temuta, questo è il gioco sbagliato. Ogni partita comincia senza tanti fronzoli, con un pianeta disabitato e brullo sul quale si risvegliano quattro giganti, manifestazioni del suo potere vitale. Lo scopo del gioco è creare un ambiente naturale che attiri la presenza dell'uomo per poi fornirgli un ecosistema in grado di sostenere i suoi progetti di sviluppo. Per farlo dobbiamo perderci nella microgestione di un sistema complesso e laborioso, pieno di dati da valutare e relazioni tra gli elementi da considerare.
All'inizio comunque le partite durano solo trenta minuti, al termine dei quali i giganti si addormentano e il gioco finisce. Nel corso di queste partite dobbiamo cercare di raggiungere nuovi obiettivi per salire di livello e sbloccare partite di sessanta e centoventi minuti. Con l'aumentare del tempo di gioco aumentano anche i progressi ai quali possono aspirare gli esseri umani. Purtroppo non c'è nessuna connessione tra noi (i quattro giganti) e gli uomini, che continuano muti per la loro strada. Certo, dopo alcune tappe dello sviluppo sociale un ambasciatore si presenta per salire in groppa a uno dei quattro giganti, ma questo gesto serve solo a sbloccare nuove abilità. La sensazione di potere infinito e assoluto, prerogativa di una divinità, in Reus ci è negata. Siamo giardinieri e manager meticolosi impegnati a risolvere intricati problemi gestionali fino allo scadere del tempo. Non fraintendeteci, c'è una certa soddisfazione nel raggiungere obiettivi di prosperità o arrivare a gestire con successo tre insediamenti umani, ma è un piacere lontano da quello di sentirci artefici del destino di un'intera razza. Se decidiamo di sopprimere un insediamento umano non succede nulla di tragico: siamo solo bambini efficienti che piallano con la paletta un castello di sabbia per modellarne uno più bello. È un'esperienza di gioco difficile da descrivere. Reus sembra un sandbox, ma è anche un casual game, con le sue brevi partite che non prevedono nessun fallimento, e allo stesso tempo nasconde un sistema gestionale ostico da padroneggiare, che impone scelte precise. Il tutto dentro una confezione netta e attraente. Arrendiamoci quindi alla sua natura e scopriamolo in dettaglio, perché solo se visto da vicino si può capire questo gioco.
Colossale pazienza
All'inizio di ogni partita dobbiamo creare una terra abitabile. Possiamo usare il gigante dei mari per creare un oceano e poi vicino ad esso usare il gigante delle paludi o quello delle foreste per creare un ambiente esotico e paludare o un bosco verde e rigoglioso. Al contrario il gigante delle montagne non ha bisogno di acqua per generare un vasto deserto. Una volta scelta la base naturale è sufficiente depositare una risorsa e il primo insediamento umano prende vita.
Reus funziona bene fin dal primo istante e procede per gradi. La guerra per esempio è un problema che non dovremo mai affrontare nelle partite da trenta minuti, così come la cupidigia, un fattore legato all'eccessiva disponibilità di risorse rispetto a quelle necessarie. In ogni caso anche la bellicosità degli esseri umani o il grado di pericolo all'interno dei confini del villaggio non sono aspetti negativi, ma ingranaggi del complesso meccanismo di equilibri che regolano Reus, strumenti insomma da usare a nostro vantaggio. La vera difficoltà del gioco risiede nel sistema di simbiosi e trasmutazione. Ogni villaggio ha una superficie molto limitata e nei pochi spazi a disposizione dobbiamo disporre le nostre risorse una vicina all'altra in modo che generino delle simbiosi. Purtroppo non siamo liberi di fare quello che ci pare: il villaggio avvia da solo il prossimo progetto di sviluppo e noi dobbiamo fornirgli le risorse necessarie entro il tempo limite. Se le simbiosi aumentano la produzione di risorse, le transmutazioni evolvono piante e animali allo stadio successivo. Il problema è che le abilità sono distribuite tra i giganti in modo tale da incrociarsi. Perciò se piantiamo delle more con il gigante della foreste dobbiamo poi farle evolvere usando i poteri del gigante degli oceani, per esempio.
Senza contare che a seconda di quale gigante accoglie un ambasciatore si aprono possibilità di sviluppo diverse. Inoltre se abbiamo più villaggi sulla mappa dobbiamo pianificare bene la sequenza di ordini da impartire ai giganti, dal momento che a muoversi impiegano ere geologiche. A complicare la situazione si aggiunge il fatto che in questo gioco a incastro non è prevista una tabella riassuntiva delle ramificazioni evolutive. Per sapere cosa produrrà una certa combinazione siamo costretti a uscire dal gioco e consultare la pagina Wiki indicata nel menù principale. Questo significa che dovremo imparare a memoria tutte le combinazioni o perdere tempo a fare e disfare le simbiosi. Oltretutto le linee di sviluppo sono molto poco intuitive. Le fragole per esempio forniscono cibo, ma quando si trasformano in alberi simili a salici piangenti aumentano la fornitura di risorse tecnologiche, il che, capirete, ha ben poco senso. Così come il fatto che sia il gigante degli oceani a sviluppare un pollaio non è quella che si dice una conseguenza logica. In compenso, quando tutto fila alla perfezione, Reus è un fantastico meccanismo di precisione da ammirare. Le popolazioni si sviluppano davanti ai nostri occhi fino all'era atomica, tra sinergie, mutazioni genetiche e occasionali rigurgiti di violenza e noi godiamo dei frutti del nostro lavoro come fa il bravo artigiano davanti alla sua creazione.
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- La redazione usa il Personal Computer ASUS CG8250
- Processore: Intel Core i7 860 a 2.8 GHz
- Memoria: 8 GB di RAM
- Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 670
- Sistema operativo: Windows 7 a 64 bit
Requisiti minimi
- Processore Intel® Core 2 Duo o AMD Phenom
- RAM 2 GB
- Scheda video con 512 MB di memoria e compatibile con DirectX10(R)
- Sistema operativo Windows XP/Vista/7/8
Requisiti consigliati
- Processore Intel® Core i5 o AMD Phenom II
- RAM 4 GB
- Scheda video con 1024 MB di memoria e compatibile con DirectX10(R)
- Sistema operativo Windows 7
Cicli naturali
Reus ci ha lasciato sensazioni contrastanti. Dopo averlo abbandonato per qualche ora è bello tornare per una partita, perché osservare gli ingranaggi naturali dell'ecosistema fluire senza intoppi suscita un senso di genuino stupore. Peccato solo che sia un meccanismo senza scopo. Il limite temporale è infatti una spada a doppio taglio. Da un lato toglie ogni senso a quello che realizziamo, destinato com'è all'oblio, dall'altro offre la possibilità di intraprendere brevi sessioni autoconclusive che si dimostrano spesso piacevoli. A patto però di avere la Wiki del gioco stampata e a portata di mano. Purtroppo ogni partita comincia sempre allo stesso modo e le fasi iniziali vengono presto a noia, soprattutto perché non sempre possiamo puntare a obiettivi stimolanti: sbloccare una nuova specie marittima quasi invisibile non è come passare dal medioevo all'era industriale. E questo basta a smorzare ogni ambizione di grandezza in un gioco che poteva aspirare a maggiori meraviglie. In ogni caso Reus ci accoglie sempre con la sua pulizia in un mondo vivace e scanzonato, pieno di amorevoli dettagli e che, se coltivato a dovere, sprizza vitalità da ogni zolla.
Conclusioni
Anziché farci sentire divinità che tolgono e danno secondo piani imperscrutabili, Reus ci mette nei panni di quello che potremmo immaginare come un manager ecologista che, tramite i suoi quattro servitori, deve gestire un ecosistema molto complesso. La microgestione di questo ambiente contiene tutto il bello e il brutto del gioco. Quando gli ingranaggi naturali girano fluidi è una meraviglia vedere il nostro mondo respirare, ma per arrivare a questo risultato dobbiamo romperci la testa più del necessario dietro a simbiosi e transmutazioni poco intuitive e fin troppo ricche di dati, secondo un ciclo che tende a ripetersi molto simile da una partita all'altra, complice il limite temporale fissato in partenza. Se non vi spaventa questo approccio troverete in compenso un gioco pieno di personalità e confezionato con amore, che saprà ripagarvi dei vostri sforzi.
PRO
- Interpretazione originale dei god game
- Delizioso da guardare
- Quando funziona genera sana meraviglia
- Curva di difficoltà dolce
CONTRO
- Microgestione troppo spinta
- Interazioni poco intuitive
- Dovrete stamparvi la Wiki del gioco
- Molte azioni ripetitive
Più che divinità vi sentirete ecomanager che coltivano un giardino con certosina pazienza