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Tassi in famiglia

Il nuovo gioco degli autori di Pid è un'avventura particolare e suggestiva, in cui seguire la dura vita di una famiglia di tassi

RECENSIONE di Vincenzo Lettera   —   13/09/2013

Fin dai primi anni di scuola, ai bambini viene insegnato come la natura si mantenga in equilibrio grazie alla dura legge della catena alimentare: in un mondo fatto di prede e predatori, sopravvive chi è più forte. Non chi è più furbo o più saggio, ma chi riesce a difendersi meglio e procacciarsi da mangiare. Le fiabe di Esopo e le loro morali non trovano spazio nella brutale realtà del regno animale, ed è proprio la crudeltà della natura il tema alla base di Shelter, il nuovo gioco realizzato dal team indie Might and Delight. Stavolta lo sviluppatore di Stoccolma ha deciso di allontanarsi vistosamente dal gameplay frenetico e tradizionale di Pid, per sperimentare invece un'esperienza meno facile da interpretare, molto meno giocosa ma decisamente più suggestiva. Shelter è come un documentario di Animal Planet, ma in questo caso il giocatore vive in prima persona la dura avventura di una madre tasso e della sua cucciolata.

In Shelter si affronta il regno animale nella sua forma più brutale e crudele

Le avventure del bosco piccolo

Nelle buie profondità della sua tana, mamma tasso si sta assicurando che nessuno dei suoi cinque cuccioli manchi all'appello. Il bosco pullula di lupi e creature affamate, e chissà cosa accadrebbe se uno di loro decidesse di avventurarsi all'esterno. Per fortuna la prole è al completo, ma uno di questi è steso a terra, debole e deperito. "L'istinto materno", se così vogliamo chiamare un'istruzione a schermo, spinge così il genitore a strappare una radice dal terreno e nutrire il tasso mezzo morto.

Tassi in famiglia

L'effetto è quello degli spinaci per Braccio di Ferro, e un attimo dopo si vede il cucciolo saltellare a destra e a sinistra. Ma la tana è ormai a corto di provviste, e la pelosa famigliola deve così addentrarsi nel bosco in cerca di altro cibo. L'obiettivo dello sviluppatore svedese è chiaro fin dai primi istanti. Mettere il giocatore nel ruolo di una madre vuol dire spingerlo a prendersi cura dei suoi cuccioli, ma allo stesso tempo la sfida è quella di stimolare emozioni umane, seppur all'interno della pelliccia di un animale selvatico: attraverso meccaniche di gameplay ed eventi predeterminati, Shelter prova a instillare affetto e rabbia, sollievo e paura, ma a dire il vero non sempre ci riesce con successo. Appena messa la zampa fuori dalla tana si viene rapidamente introdotti a quelle regole basilari che bene o male vengono ripetute nel corso dell'oretta necessaria a portare a termine il gioco. Prendere la rincorsa e urtare un albero farà cadere un frutto, spostarsi nell'erba alta permette di nascondersi alle prede e ai predatori, mentre con un click del mouse si emette un richiamo per attirare l'attenzione dei cuccioli. A giudicare dai primi minuti si ha quasi l'impressione che sfamare i piccoli tassi rappresenti il principale obiettivo di Shelter: basta poco tempo a digiuno e l'animale più affamato deperisce e perde il suo colore, avvertendo la mamma che è il caso di correre ai ripari. Fortunatamente per la famiglia, ma purtroppo per l'esperienza di gioco, recuperare uno spuntino è tutt'altro che difficile; ogni livello è strapieno di frutti, radici, rane e volpi da mangiare, ed è pressoché impossibile rimanere a stomaco vuoto. Probabilmente Might and Delight voleva evitare di rendere Shelter un'avventura frustrante, ma in questo modo si è perso del tutto il senso di ansia e l'impellente necessità di cercare cibo che avrebbero probabilmente evidenziato la componente survival del gioco. Tolta l'urgenza di sfamare i cuccioli, ciò che resta sono gli altri pericoli che possono mettere a rischio la loro sopravvivenza. Che si tratti di un lupo nascosto nell'oscurità della notte, di un'aquila che vola minacciosa sopra una brughiera, di un incendio appiccato nel bosco o delle impervie acque di un torrente, basta poco perché uno dei cuccioli ci resti secco.

Tassi in famiglia

E, quando succede, è impossibile non rimanerci un po' male: lo sviluppatore ha anche differenziato la pelliccia di ciascun animale per fare in modo che il giocatore più attento sappia quale dei suoi piccoli è sparito. Nel rigiocare l'avventura abbiamo notato che il sistema di salvataggi permette tranquillamente di ricominciare un livello e recuperare i cuccioli persi, ma Shelter è un'esperienza che va apprezzata senza barare, possibilmente in un'unica e ininterrotta sessione. La perdita di un cucciolo dovrebbe essere un evento tragico e irreversibile: il giocatore se ne dispiace, ma poi prosegue cercando di fare più attenzione di prima. Riuscire a non distrarsi è difficile, va detto, e più volte può capitare di fermarsi per ammirare l'affascinante ambientazione realizzata da Might and Delight, semplice nella sua grafica low-poly ma assolutamente ricca da un punto di vista stilistico, col risultato finale che si pone a metà tra un libro illustrato per bambini e un dipinto giapponese. Dove Shelter fallisce clamorosamente è però proprio nel suo obiettivo originale, non riuscendo a coinvolgere seriamente il giocatore su un piano puramente emotivo. Complice, come già accennato, è il livello di difficoltà troppo basso, che sia nella ricerca del cibo che nelle fasi di sopravvivenza ai predatori non comunica alcun senso di tensione. A questo si aggiunge una narrazione che sotto sotto è superficiale e prevedibile: non solo non riesce a sottolineare appieno la gravità della perdita di un figlio, ma finisce involontariamente per preparare il giocatore a un finale per niente inaspettato.

Conclusioni

Multiplayer.it
7.0
Lettori (5)
7.1
Il tuo voto

Abbiamo volutamente evitato di raccontarvi i momenti più importanti del breve viaggio di Shelter. L'esperienza creata da Might and Delight è talmente concentrata che descrivere nel dettaglio quelle poche situazioni salienti renderebbe praticamente inutile affrontare l'avventura in prima persona. Il particolare stile artistico scelto rende piacevole attraversare e ammirare ciascuna delle ambientazioni, ma il team svedese non è riuscito a fondere gameplay e narrazione per immergere fino in fondo nelle responsabilità e nelle preoccupazioni del ruolo materno.

PRO

  • Stile artistico assolutamente originale
  • Abbastanza breve da non annoiare
  • Prova a creare un coinvolgimento emotivo...

CONTRO

  • ... ma purtroppo ci riesce solo in piccola parte