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C'era una volta a Celestia

Dai creatori di Disgaea, un esilarante jRPG strategico che metterà a dura prova la pazienza degli appassionati del genere

RECENSIONE di Christian Colli   —   26/10/2013

Una cosa è certa: negli ultimi anni non sono scarseggiati i titoli targati Nippon Ichi. A dirla tutta, ne è uscito praticamente uno all'anno, e che siano stati remake, porting o giochi completamente nuovi, i fan sono rimasti sempre soddisfatti. Due sono le caratteristiche che li rendono così speciali: primo, la trama strampalata e, secondo, l'assurda profondità del sistema di gioco.

C'era una volta a Celestia

Parliamo di combattimenti in cui i personaggi sferrano attacchi che causano letteralmente milioni di danni, praticamente il sogno di ogni appassionato di strategici con tantissimo tempo da dedicare alla microgestione di statistiche, equipaggiamento e leveling. Se si riesce a digerire il comparto tecnico generalmente un po' vetusto, insomma, c'è sempre un pozzo senza fondo di opzioni. È anche vero, però, che i jRPG di Nippon Ichi alla lunga hanno finito con l'assomigliarsi un po' troppo gli uni agli altri: ecco perché The Guided Fate Paradox, in un certo senso, rappresenta una novità.

Sei tu un dio?

Erede spirituale di quel Z.H.P. Unlosing Ranger VS Darkdeath Evilman uscito per PSP alcuni anni fa, la nuova proposta di Nippon Ichi si presenta subito in una forma un po' diversa, sia dal punto di vista contenutistico, sia da quello grafico. Intendiamoci, se pensate di trovarvi davanti a un gioco che spreme al massimo la potenza di PlayStation 3, allora resterete delusi.

C'era una volta a Celestia

Nippon Ichi non si smentisce, e anche questa volta ha curato solo marginalmente il comparto tecnico che, eccezion fatta per gli sprite in alta risoluzione "ma non troppo", sembra proprio quello di un gioco della scorsa generazione. Gli sfondi poligonali sono essenziali, le texture scialbe, le animazioni non esattamente fluidissime. La maggior parte del lavoro lo fanno il character design pulito e raffinato di Noizi Ito e gli artwork che spesso fanno da sfondo agli interminabili dialoghi completamente in inglese, fortunatamente doppiati quasi del tutto e che eventualmente si possono saltare, se ci si stufa di sentire cianciare le vocine dei vari personaggi. Il che sarebbe un peccato, perché dietro la patina tutta adolescenziale di una trama che sembra uscita da un anime low budget, c'è in realtà una storia piuttosto intrigante che offre non pochi spunti di riflessione.

C'era una volta a Celestia

La premessa è piuttosto semplice: Renya Kagurazaka, comunissimo liceale giapponese, vince la lotteria in un centro commerciale e viene testé informato di essere diventato il nuovo Dio del Creato. Trascinato nel regno ultraterreno di Celestia, Renya si ritrova circondato da esseri angelici che lo mettono di fronte ai suoi nuovi doveri, tra i quali spicca quello di esaudire i desideri di tutti gli esseri che esistono nell'universo, a prescindere che siano veri o fittizi. Ecco quindi che Renya si trova costretto ad esplorare il Fate Revolution Circuit, praticamente una ricostruzione virtuale delle "preghiere" che gli sono state rivolte, popolata da mostri e creature contrarie al cambiamento e che pertanto devono essere eliminati. La trama, assolutamente strampalata e ricca di umorismo, viene presto condita da un cast di comprimari abbastanza interessante che mette in scena la canonica battaglia tra le forze del bene e del male, suggerendo sibillinamente temi un po' più profondi che sfociano nel sociale e nella morale. Non c'è nulla di particolarmente filosofico o psicologico, ma per i giocatori più attenti la storia si rivelerà ben più che un mero pretesto su cui fondare il dungeon crawling.

Trofei PlayStation 3

La nutrita schiera di Trofei prevede il raggiungimento di una gran varietà di obiettivi, dai più stupidi (come semplicemente guardare il filmato introduttivo) a quelli più complessi (come lanciare i nemici cinquanta volte). Alla fine, si potranno sbloccare una trentina di Trofei di bronzo, cinque d'argento, quattro d'oro e l'immancabile Platino.

Il meglio di due mondi?

In ogni caso, i titoli Nippon Ichi non si giocano certo per le loro trame bizzarre o per la grafica antidiluviana, quanto per la profondità offerta da meccaniche strampalate quanto ricche e complesse. Prima abbiamo menzionato Z.H.P. Unlosing Ranger VS Darkdeath Evilman perché effettivamente The Guided Fate Paradox presenta molti più punti in contatto con quello piuttosto che con le ultime iterazioni di Disgaea; ciò nonostante, non sono pochi i richiami e le feature mutuate dal principale brand Nippon Ichi, e qua e là si scorgono anche le idee concepite in altri prodotti (uno su tutti: Makai Kingdom) e poi riesumate e perfezionate per l'occasione. Le battaglie di The Guided Fate Paradox si svolgono sempre su una mappa isometrica suddivisa in caselle, come nei vari Disgaea, e anche qui è possibile sollevare i propri compagni e scagliarli da un punto all'altro per elaborare tattiche fantasiose, ma per il resto ci si trova subito di fronte a corpose differenze che gli danno maggiore personalità. Il giocatore controlla direttamente Renya, per esempio, e curiosamente tutte le altre unità sulla mappa si muovono solo quando si muove lui: bisogna quindi ragionare attentamente di casella in casella su come procedere, su chi attaccare e come.

C'era una volta a Celestia

Muoversi e agire, però, è faticoso, e quindi bisogna anche nutrirsi, raccogliendo i cibi lasciati cadere dai nemici sconfitti. Oltre a microgestire i movimenti di Renya, bisogna anche tenere da conto il suo equipaggiamento, che aumenta di livello insieme a lui e, come da tradizione, può essere poi convertito e sfruttato per potenziare le statistiche e le abilità del personaggio tramite la schermata del Divinigram. Dato che gli attacchi speciali di Renya e soci dipendono dal suo equipaggiamento - il quale, peraltro, include roba veramente pazzesca, cambiando l'aspetto dello sprite sulla mappa con risultati a dir poco esilaranti - il giocatore è quindi tenuto a gestire il limitato inventario, fondere gli oggetti e sfruttare i dungeon già sbloccati per potenziare il nostro divino alter ego prima di avventurarsi nelle aree più difficili.

Nippon Ichi dimostra di nuovo la sua abilità nel campo degli strategici con The Guided Fate Paradox

Godlike

The Guided Fate Paradox è un titolo tutt'altro che immediato e intuitivo, sia ben chiaro, come dimostra l'oretta abbondante di tutorial che ci viene propinata senza sosta all'inizio dell'avventura e che ci spiega per filo e per segno soltanto come iniziare a giocare. Man mano che si prosegue nell'avventura e che si riesce o fallisce nelle varie imprese, si sbloccano sempre più feature e opzioni: da questo punto di vista, la progressione è studiata con grande meticolosità e non si ha mai la sensazione di essere abbandonati a sé stessi in un groviglio di nomi, dati e statistiche incomprensibili come succedeva in qualche altro gioco dello sviluppatore giapponese. Il problema, semmai, è che The Guided Fate Paradox punta moltissimo sullo spirito perfezionistico di quella nicchia di giocatori che non vede l'ora di affondare le unghie in un sistema che, a tratti, riesce a essere davvero cattivissimo.

C'era una volta a Celestia

La planimetria dei dungeon è generata casualmente, per esempio, e quindi si può capitare in aree in cui non è materialmente possibile sopravvivere. La morte, comunque, è parte del gioco: Renya in effetti è un dio e quindi immortale, dunque il suo decesso viene punito con la perdita di tutti gli oggetti e i livelli che erano con sé al momento della sua dipartita. I bonus alle statistiche tuttavia permangono, così come gli oggetti conservati nell'hub principale del gioco: con un po' di pratica e parecchia pazienza è possibile - anzi, doveroso - sfruttare questa meccanica per rendere il nostro alter ego sempre più potente. The Guided Fate Paradox si sarebbe prestato molto bene a partite veloci in cui spiluccare qualche livello o oggetto prima di proseguire nella storia principale, ma purtroppo la natura casalinga della proposta e l'implementazione decisamente scomoda dei checkpoint rendono il sistema di gioco e progressione adatto soprattutto a chi vuole impegnarsi a fondo e dispone di un sacco di tempo libero da dedicargli. Inutile dire che sarebbe stato il jRPG ideale da proporre su PlayStation Vita, dove il pressapochismo grafico sarebbe stato anche meno evidente.

Conclusioni

Multiplayer.it
7.8
Lettori (7)
7.1
Il tuo voto

Dopo tutti questi anni, Nippon Ichi riesce ancora oggi a stupirci proponendo fondamentalmente sempre le stesse idee in minestroni dal sapore comunque fresco e gustoso. The Guided Fate Paradox non sfugge a questa tradizione, e anzi si presenta come uno dei jRPG strategici più complessi e divertenti degli ultimi anni. Purtroppo, però, alcune scelte abbastanza discutibili nel modo di gestire la narrazione e i suoi tempi morti, il comparto tecnico gradevole ma non certo eccezionale e il livello di difficoltà un po' troppo casuale, appoggiato a una complessità decisamente sopra le righe, lo rendono un gioco consigliato soprattutto ai fan del genere, ai perfezionisti e agli amanti di Nippon Ichi che, bene o male, sanno già cosa aspettarsi.

PRO

  • Varie idee molto originali
  • Meccaniche complesse e ricche di opzioni
  • Trama e personaggi decisamente divertenti

CONTRO

  • Ritmo di gioco e narrazione altalenanti
  • Solo i perfezionisti ne apprezzeranno ogni sfumatura
  • Comparto tecnico decisamente scialbo