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Ritorno a Rapture

Fan service d'autore

RECENSIONE di Mattia Armani   —   15/11/2013

La prima parte di Burial at Sea ha inizio in un ufficio fumoso con un'avvenente ragazza che chiede l'aiuto di un investigatore privato per ritrovare una bambina smarrita. Una classica apertura da noir, con tanto di luci soffuse e sigarette a corredo, anche se di classico, sotto la scorza, non c'è nulla. Lei, infatti, è Elizabeth e lui, l'investigatore, è Booker ed insieme ci hanno guidato di isola volante in isola volante alla scoperta della città di Columbia. I due, però, non si conoscono e anche se Booker, per un momento, ha l'impressione di ricordare qualcosa, è chiaro che non si tratta degli stessi personaggi che abbiamo conosciuto in Bioshock Infinite.

Ritorno a Rapture

Una verità spiazzante che diventa ancora più evidente quando la porta dell'ufficio si apre e ci troviamo davanti a un'immensa vetrata che si affaccia sull'oceano. Siamo a Rapture, l'utopica metropoli oceanica, ma non quella distrutta e in procinto di collassare dei primi due Bioshock, bensì quella dei volantini, ancora vitale, gremita di persone e illuminata da migliaia di luci. Una città sottomarina creata mescolando lo steampunk di Giulio Verne con toni noir e fantascienza distopica, un luogo dove il progresso insegue l'utopia senza curarsi delle incrinature di follia che si fanno già strada lungo le ampie vetrate affacciate sulle profondità oceaniche. Ma nella Rapture di Burial at Sea l'illusione tiene ancora e i paradossi della rincorsa al futuro non hanno ancora trasformato il progresso in un mostro. I big brother sono ancora operanti, per quanto intrinsecamente inquietanti viste stazza e attrezzatura, e persino le piccole sorelle sono ancora bambine che camminano per strada. Certo, portano una maschera e sono inquadrate come marine ma non c'è ancora segno di occhi vitrei e voci demoniache. Eppure, da qualche parte, la Rapture del futuro alternativo, quella oscura e popolata da mostri ed esseri umani privati della ragione, esiste già. E ci aspetta.

La prima parte di Bioshock Infinite: Burial at Sea è davvero breve ma è anche potente e suggestiva

Un tuffo nel passato

Nella prima parte di Burial at Sea veniamo messi di fronte ad entrambe le anime di Rapture. Quella avveniristica e vitale, piuttosto emozionante da visitare in prima persona, e quella oscura, fatta di follia, macerie ed esperimenti alla deriva che hanno prodotto orrori inimmaginabili. La prima delle due caratterizza la prima parte del DLC, una lunga introduzione segnata quasi esclusivamente da meccaniche di tipo narrativo. Possiamo raccogliere gli oggetti che troviamo e ci viene persino data la possibilità di scegliere l'ordine dei luoghi da visitare per trovare un oggetto utile all'investigazione, ma l'azione vera e propria è sacrificata in favore dell'esplorazione e della trama.

Ritorno a Rapture

Elementi che permangono anche nella seconda parte di Burial at Sea, ambientata in una zona di Rapture già trasfigurata dal degrado, anche se in questo caso torna predominante il gameplay classico della serie che ci chiede di trovare particolari poteri per superare ostacoli altrimenti invalicabili mentre ci manda incontro ondate di esseri umani impazziti, torrette e big brother da affrontare sfruttando stealth, plasmidi elementali, poteri mentali e il particolare plasmide di Elizabeth con cui è capace di alterare lo spazio tempo per evocare oggetti utili. Alla base, dunque, il gameplay è quello di Bioshock Infinite e la formula fatta di plasmidi, esplosioni, poteri e smitragliate vintage è indubbiamente divertente anche se non è sfuggita alle critiche di chi avrebbe voluto qualche cambiamento in più con il terzo capitolo della serie. Una mancanza di innovazione che nel titolo base viene messa in secondo piano dalla ricchezza visiva e dall'immaginario evocativo ma che per questo diventa ancora più evidente quando svanisce l'effetto meraviglia. Ebbene, difficilmente vedremo critiche del genere nel caso di Burial at Sea. Quasi in risposta diretta alle lamentele, infatti, Levine e i suoi hanno sfornato un'espansione estremamente intensa e altrettanto breve che sfugge tra le dita in un paio d'ore al massimo. Il gameplay, escludendo qualche rifinitura e un raggio a microonde decisamente potente, è praticamente immutato, ma dialoghi e combattimenti si susseguono con un ritmo serrato ed è davvero difficile annoiarsi anche perdendosi dietro ai segreti nascosti nella Rapture del DLC.

Piccolo ma potente

Dal punto di vista delle dimensioni globali, Burial at Sea è modesto e non offre le maestose visuali di Bioshock Infinite. Ma è comunque un prodotto di primissimo piano con dettagli a profusione, particolari inquietanti, statue assurde, automi di ogni genere, torrette meccaniche e panorami suggestivi, tutto realizzato con una cura e una coerenza visiva capaci di regalare al comparto grafico una marcia in più. I personaggi, come in Bioshock Infinite, sono ben caratterizzati e sono piuttosto espressivi benché non siano dotati di una mobilità facciale memorabile.

Ritorno a Rapture

Ma i dialoghi di ottimo livello, purtroppo questa volta solo in inglese, e il look in stile cartoon aiutano a chiudere un occhio sul piccolo limite di un titolo che sotto il profilo estetico è decisamente robusto. Ritrovarsi in una Rapture vitale, luccicante e resa ancora più sontuosa dal motore di Bioshock Infinite può suscitare forti emozioni nei fan della serie Irrational che nei primi due capitoli della serie sono stati trattati come nati di un mondo post-nucleare, cresciuti con le promesse di una Rapture la cui magnificenza è rimasta solo nella forma di una potente e terribile decadenza. Quella in cui ci troviamo nel DLC non è propriamente la stessa città ma ci va abbastanza vicino e la "nuova" Rapture ha il vantaggio di poter godere delle novità di Bioshock Infinite anche sul fronte del gameplay. Novità che includono lo Skyhook, utile per arrampicarsi e percorrere a gran velocità lunghi binari sospesi, e il plasmide di Elizabeth che può creare oggetti non esistenti evocandoli da una realtà alternativa consentendoci, attraverso la nostra alleata, di generare in posizioni predeterminate torrette, automi da combattimento alleati e casse di medikit. Non si tratta di elementi che stravolgono il gameplay ma questo è abbastanza ricco di suo da sostenere le due ore di gioco, fino al colpo di scena finale.

Tirando le somme

Bioshock Infinite: Burial at Sea - Episode 1 è un DLC corto, costoso e, escludendo rifiniture più o meno evidenti, non presenta novità di rilievo sul fronte del gameplay. Eppure è caldamente consigliato a tutti i fan della serie non solo perchè porta in vita i ricordi virtuali di milioni di fan ma anche perché mantiene la potenza narrativa di Bioshock Infinite. E quest'ultimo è un elemento che trascende qualsivoglia considerazione sul gameplay e che porta anche a considerare il prezzo sotto una luce diversa. Purtroppo questo resta comunque elevato ma se non altro il season pass, venduto a 19,99€, permette di risparmiare parecchio ed è quasi una scelta obbligata visto che il secondo DLC previsto per Bioshock Infinite sarà la seconda parte di Burial at Sea.

Conclusioni

Versione testata: PC
Digital delivery: Steam, Xbox Live Arcade, PlayStation Network
Prezzo: 14,99€
Multiplayer.it

Lettori (35)

8.7

Il tuo voto

PRO

  • Un tuffo in una Rapture sorprendente
  • Un'esperienza intensa e ricca

CONTRO

  • È decisamente breve
  • Nessuna novità di rilievo per quanto riguarda il gameplay