La prima frazione di BioShock Infinite: Burial at Sea, DLC diviso in due parti che prolunga l'esperienza di BioShock Infinite, ci ha portato a visitare una Rapture alternativa, condita con pizzico di noir in più rispetto a quella visitata nei primi due BioShock e contraddistinta da cambiamenti di ruolo per i personaggi principali della vicenda. Ottoni lustri, cittadini felici e tappeti puliti ci hanno accolto in una città sottomarina da sogno con Big Daddy impegnati nella manutenzione delle complesse strutture acquatiche e sorelline dal colorito ancora umano guidate da insegnanti apparentemente sane di mente. Ma dietro alla facciata ecco spuntare una frase sospettosa, strane maschere e personaggi assurdi, anticipazioni di quello che ci saremmo presto trovati davanti. Lo sapevamo, le cose apparivano diverse ma l'epilogo sembrava scritto nel destino. Gli esperimenti, il degrado, il folle sogno di onnipotenza di esseri incapaci di affrontare la condizione umana, tutto era pronto a esplodere anche in questa Rapture, tutto era già successo in una parte della città, incubatrice di un futuro apparentemente inevitabile. E l'inevitabilità, nel finale di Burial at Sea, sembrava coinvolgere anche il protagonista in un cliffhanger decisamente macabro.
Una nuova prospettiva
Lanciando BioShock Infinite: Burial at Sea - Episode Two (in italiano Funerale in Mare - Parte 2) ci saremmo aspettati di ripartire dal finale del segmento precedente che si era concluso con una vittoria di Pirro finita in tragedia. Un epilogo amaro che ha un ruolo importante in questo secondo capitolo di Burial at Sea ma viene ripreso solo dopo una peculiare introduzione che ci porta ad affrontare un nuovo cambio di prospettiva. Questa volta, infatti, vestiamo i panni di Elizabeth, incontrata prima come donzella in pericolo e poi quasi femme fatale da noir, e non ci troviamo in una buia città sottomarina ma lungo la Senna nel bel mezzo di una suggestiva Parigi d'epoca. La voce di Edith Piaf ci accoglie in un luogo da sogno, realizzato splendidamente, pieno di vita, di passerotti colorati e di allegri cittadini che ci salutano come se fossimo la bella delle commedie romantiche degli anni 50.
La suggestiva canzone la Vie en Rose viene suonata prima alla radio e quando ci allontaniamo è Elizabeth che la intona, poi un negoziante la fischietta e poco dopo la melodia viene prolungata da un fisarmonicista per essere infine portata in trionfo da alcuni musicisti di strada le cui note vengono addirittura accompagnate da un coro celeste dal sapore disneyano. Si parte, insomma, con un'introduzione che testimonia la voglia di Irrational di stupirci un'ultima volta, una overture all'insegna della felicità pura, quella artificiale dei sogni e dei film, magnificata dagli autori con il fine, ovvio, di rendere l'inevitabile arrivo dell'incubo più efficace. L'effetto rottura è telefonato ma l'intensità del tutto è tale da lasciare comunque colpiti. L'inizio, in sostanza, racchiude tutti i valori che caratterizzano la trilogia di Irrational, una software house che ci ha regalato una serie dotata di un ottimo gameplay ma la cui vera essenza è un magico elisir fatto di suggestione, critica all'uomo, nostalgia e fantascienza d'epoca. Un vero e proprio viaggio nella distopia d'autore che, dopo un secondo capitolo sviluppato da terzi e fin troppo simile al primo, ha avuto la forza di rinnovarsi per regalarci un finale imponente coronato da un DLC di grande spessore. Il finale del finale, ovvero il secondo Burial at Sea, è il saluto in grande stile di Irrational Games e di un Levine deciso a dedicarsi a produzioni più piccole, forse stanco per le troppe fatiche, i compromessi e i problemi che hanno contraddistinto una produzione imponente come BioShock Infinite.
Il silenzio è d'oro
La struttura di Burial at Sea - Episode Two è la medesima della prima parte del DLC e prevede porte da aprire, codici da trovare e grimaldelli da recuperare ma le situazioni sono sufficientemente fresche da scongiurare qualsiasi illazione circa una possibile natura commerciale del DLC. Il gameplay non cambia radicalmente, sia chiaro, ma si adatta alla natura di Elizabeth, più intellettuale che eroina e quindi molto meno resistente e forte di Booker. Ed ecco diventare fondamentali le meccaniche stealth che vengono sostenute, in primis, dall'implementazione di un plasmide che consente di individuare i nemici attraverso i muri. Non che questo sia necessario nel caso dei Big Daddy, impossibili da affrontare per la protagonista ma abbastanza lenti e rumorosi da essere individuabili facilmente, ma la scarsa resistenza di Elizabeth rende pericolosi anche nemici apparentemente fragili. In questi casi, per fortuna, ci viene in aiuto la balestra, uno strumento offensivo concettualmente arretrato ma reso incredibilmente efficace dai dardi tranquillanti che neutralizzano istantaneamente i nemici.
Peccato che i proiettili siano pochi e per questo le armi in generale sono strumenti da conservare per le emergenze in un titolo che, come suggerisce la modalità stealth only "1998 mode", consente di affrontare ogni situazione senza sparatorie. Ma non basta calcolare i tempi e procedere accovacciati a filo muro per per superare ronde e stanze affollate. In alcuni frangenti, per esempio, capita di doversi lanciare da grandi altezze, come nel caso dei ganci a cui possiamo appenderci con il rampino, ed è necessario accovacciarsi con un buon tempismo per evitare di produrre rumori pericolosi. Inoltre alcuni ambienti sono intricati e in diverse occasioni il terreno è cosparso di vetri rotti e di pozze d'acqua che producono rumori sospetti quando entrano in contatto con i piedi della protagonista. Eppure, nonostante l'aggiunta di questi elementi, le dinamiche stealth non sono penalizzanti e gli sviluppatori sono stati molto attenti, forse fin troppo, a evitare quella frustrazione nemica delle esperienza basate su una forte componente narrativa. Proprio per questo, presumiamo, l'audio posizionale è stato potenziato e ci consente di individuare facilmente i nemici, la moquette ci permette di saltare senza produrre rumori eccessivi ed è possibile utilizzare esche sonore per distrarre i nemici e tagliare corto nel caso in cui la situazione sia troppo complessa. Il risultato è una dinamica stealth ricca, forse non adatta a chi cerca la sfida assoluta ma intuitiva e amalgamata alla perfezione in un gameplay che, per quanto concerne il resto, è quello classico della serie. I medikit sono fondamentali, la sostanza EVE è necessaria per attivare i poteri e il rampino ci permette di stordire i nemici anche se Elizabeth, più debole di Booker, non può utilizzare l'attrezzo per ferirli una volta che questi ci hanno individuato. Ma c'è un'altra novità e questa è un nuovo minigioco legato allo scassinamento delle serrature. Niente di strabiliante, sia chiaro, ma un altro piccolo tocco, condito da un'azzeccata scelta estetica che si ripropone anche in diverse cutscene, che, assieme a una durata decisamente maggiore rispetto a quella di Burial at Sea, testimonia l'impegno profuso da Irrational in questo suo sontuoso canto del cigno.
Un addio in grande stile
Il saluto di Irrational ai fan di BioShock ha la forma di un DLC corposo che non lascia spiragli a facili critiche nemmeno per quanto riguarda la durata. Parliamo di circa sei ore che portano il totale di Burial at Sea a quasi nove ore per un computo complessivo, a fronte di un prezzo di 19,99 euro per i due DLC combinati, equiparabile a quello di titoli venduti a prezzo pieno. Il tutto, tra l'altro, contraddistinto da un'intensità, visiva e narrativa, decisamente elevata. Burial at Sea - Episode 2 ci consente di osservare l'universo di BioShock da una nuova prospettiva e lo fa con la forza di un team le cui capacità artistiche sono fuori discussione. Non mancano ambienti spogli ma ecco che girato l'angolo veniamo sorpresi da locandine azzeccate, scorci squisitamente macabri e dettagli d'ogni genere, ultimi scorci di un'esperienza intensa che volge inesorabilmente al termine.
E le orecchie, al contempo, ascoltano fameliche i diari, la colonna sonora d'autore, le elucubrazioni di folli in maschera, le allucinazioni auditive e le numerose testimonianze di grandi uomini divenuti folli nell'inseguire l'impossibile. Come Elizabeth ha bisogno di sapere anche noi abbiamo bisogno di sapere. Prima una magica Parigi e ora l'incubo, i ricordi dolorosi, la responsabilità, l'orrore. L'espediente narrativo, sostenuto con forza dalla potenza visiva di BioShock Infinite, coinvolge anche noi trascinandoci in un incubo fatto di domande, dubbi e dolore. Chi è l'Elizabeth di cui vestiamo gli abiti? Cosa è successo davvero di quanto abbiamo vissuto fino a ora? C'è ancora qualcuno o qualcosa da salvare? Quanto sappiamo dei DeWitt? Le risposte, purtroppo, non sono tutte soddisfacenti e qualche monologo diventa ridondante nel suo rivelare qualcosa senza mai rivelare il quadro completa. Viene anche il dubbio, in alcuni frangenti, che ci si affidi troppo alla natura multidimensionale dell'universo di BioShock per evitare incongruenze e spiegazioni troppo complesse. Ma quando si parla di sospensione di incredulità la questione si fa soggettiva ed è comunque difficile muovere critiche a un DLC che non si accontenta di chiudere i conti alla bersagliera ma ci offre una nuova esperienza a tutto tondo. Concludendo, l'ultima fatica di Irrational Games, purtroppo ultima in senso assoluto, è un DLC che fa dimenticare di essere un contenuto aggiuntivo. Un BioShock compatto che forse non riesce a chiudere tutti i conti con il passato ma riesce comunque a sorprenderci con azzeccate variazioni del gameplay, contenuti in quantità e visioni da sogno.
Irrational Games affronta la chiusura salutandoci in grande stile
Conclusioni
PRO
- Un DLC corposo e intenso
- Comparto artistico memorabile
- Azzeccate rifiniture per il gameplay
CONTRO
- Il finale perfetto non esiste