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Un’altra pista nel cielo

Completata la conversione PC del secondo capitolo dello spin off di Legend of Heroes

RECENSIONE di Luca Olivato   —   22/12/2015

Nihon Falcom è un nome che potrebbe non dire molto ai giovani giocatori occidentali ed è un vero peccato perché si tratta di uno sviluppatore che nel suo portfolio non annovera solo il franchise di Ys, grazie al quale ha costruito la propria notorietà, ma numerosi altri titoli di grande spessore narrativo che purtroppo raramente sono riusciti a trovare uno sbocco nel mercato europeo e americano. Il successo di Steam degli ultimi anni ha permesso, però, anche l'arrivo di prodotti prima preclusi al mondo del gioco su PC, cambio di rotta che ci permette di mettere le mani su diverse chicche...

La trama inizia poche ore dopo la fine del FC, il cui completamento è per questo motivo "obbligatorio"

Un po' di storia

Nel natio Giappone la saga di Legend of Heroes fonda le radici addirittura nella prima metà degli Ottanta, quando uscì Dragon Slayer, un precursore degli action RPG in salsa nipponica; da una sua costola, nel 1989, fu creata appunto l'epopea di Legend of Heroes che si distingueva per un sistema di gioco più tattico basato sull'intramontabile schema dei combattimenti a turni. Trails In The Sky è a sua volta una sottoserie che si compone di tre giochi intitolati, molto originalmente, First, Second e Third Chapter.

Un’altra pista nel cielo

Il primo ha visto la luce nel 2004 per Windows (ma è uscito solo in Giappone) ed è stato successivamente riveduto e corretto, un paio d'anni più tardi, per il porting su PSP; solamente nel 2014 ha fatto la propria comparsa su Steam. Il secondo nasce invece nel 2006 e viene convertito per la console portatile di Sony nel 2007: la release che testiamo ne è diretta discendente. Se ancora non vi bastasse sappiate che ne è uscita una versione in HD per PlayStation 3 un paio di anni fa, mentre il 10 dicembre in Giappone ha debuttato la cosiddetta Evolution, destinata a PlayStation Vita, con un character design rinnovato e una grafica in alta definizione. Se infine sperate di poter concludere le epopee di Joshua ed Estelle mettendo le grinfie sul terzo capitolo dovrete rimanere ancora a bocca asciutta, perché la "release date" sulla piattaforma digitale di Steam non è ancora stata comunicata. Trails in the Sky SC richiederà comunque tantissime ore con cui ingannare l'attesa anche se, lo diciamo subito, per quanto si tratti di un titolo stand-alone e che sia concettualmente giocabile anche da solo, perde una grande parte del suo significato senza il predecessore, da cui eredita praticamente tutto.

Anime Style

Dopo la consueta (per Nihon Falcom) sequenza introduttiva in perfetto stile anime, torniamo a vestire i panni di Estelle Bright che si sveglia nella sua stanza dopo una nottata di cui ricorda solo pochi fotogrammi: ciò di cui si rende subito conto però è che al suo fianco non c'è più l'amato fratellastro Joshua, misteriosamente scappato dal palazzo reale. Parte così, esattamente da dove l'avevamo lasciata, l'avventura dei Bracer, gilda incaricata di preservare la pace nel mondo.

Un’altra pista nel cielo

Dopo più di un'ora spesa esclusivamente per capire i motivi per cui il protagonista maschile sia fuggito per mettersi alla caccia degli Ouroboros, membri di un'organizzazione criminale, possiamo muovere i primi passi solo per scoprire che la natura del gioco è rimasta sostanzialmente immutata. I personaggi, rappresentati purtroppo da sprite bidimensionali con un basso livello di dettaglio, si muovono roboticamente in mondi tridimensionali che a loro volta tradiscono il peso degli anni. Nonostante siano supportate anche le risoluzioni più alte, le texture risultano molto povere e slavate, così come il numero di poligoni che è chiaramente insoddisfacente per un titolo datato 2015. Ci pensa la bravura dei disegnatori a sopperire alle carenze tecniche, con paesaggi molto ispirati e in alcuni frangenti persino evocativi grazie a certe location "celestiali" e ad una notevole varietà del bestiario da abbattere. Che il lavoro tecnico di XSEED, publisher della software house del Sol Levante, si sia limitato (per quello "vero" rimandiamo al box sottostante) al travaso dei dati dell'UMD ai pacchetti digitali di Steam è purtroppo tradito anche dal sistema di controllo: per quanto sia teoricamente possibile utilizzare la bistrattata coppia tastiera/mouse, il titolo è di fatto usufruibile solo attraverso un joypad. Poteva essere anche l'occasione per sistemare alcune magagne come il pedante inventario, nel quale non è facile navigare né soprattutto capire quali oggetti si stiano equipaggiando, o ancora migliorare il sistema di telecamere che rende a volte cervellotico raggiungere certi punti, magari semplicemente aggiungendo una minimappa, ma come detto dal punto di vista contenutistico la release non differisce da quella per PSP. Ci si muove quindi esplorando l'enorme e dettagliatissimo regno di Liberl, seguendo le evoluzioni della storia che si sviluppa in dieci capitoli. Non mancano delle missioni secondarie e anche dei minigiochi che prolungano ulteriormente la longevità del titolo.

Una triste storia tra le righe

XSEED ha commissionato alla piccola Carpe Fulgur il compito di localizzare in inglese Trails in the Sky SC, dopo che la medesima società si era occupata della traduzione di altre produzioni nipponiche come Recettear e Chantelise. Sono stati necessari ben quattro anni per rendere intellegibile anche agli anglofoni l'abnorme mole di testo di Legend of Heroes: si parla di tre milioni di kanji, gli ideogrammi giapponesi. Un simile lavoro avrebbe messo alle corde chiunque, ma stava per avere conseguenze funeree per Andrew Dice, il fondatore di Carpe Fulgur. Da sempre afflitto da sintomi depressivi il buon "Space Drake" si è trovato a fronteggiare un ostacolo apparentemente insormontabile: un'e-mail di XSEED datata febbraio 2014 e rivolta (per la prima volta) anche all'amico e cofondatore Robin Light-Will in cui il publisher minacciava la cancellazione della conversione del Second Chapter. Così, nel marzo dello stesso anno, dopo aver infilato sotto la porta del socio un assegno con la parte dei soldi della società, Andrew si è chiuso nel proprio appartamento di Portland e si è steso sul letto, con un coltello in mano, pronto a farla finita. Per sua fortuna, pochi istanti prima di compiere l'estremo gesto, il suono del campanello lo ha interrotto. Era Robin che si era precipitato a salvarlo, avendone intuito le intenzioni. A Carpe Fulgur dobbiamo la traduzione di Trails in the Sky: Second Chapter, ma solamente il 51% del testo era stato implementato nel gioco, perché XSEED ha interrotto la collaborazione con lo studio nell'estate dell'anno scorso. La parte rimanente del lavoro è stata completata dalla povera Jessica Chavez, una freelance che si era già occupata della traduzione del First Chapter e che ha passato sei mesi d'inferno pur di rispettare le impossibili scadenze del publisher che troppo ottimisticamente aveva annunciato la disponibilità del gioco per il settembre del 2014. Il risultato completo parla di oltre 716.000 parole: giusto per fare un paragone la trilogia de Il Signore degli Anelli ne conta circa 455.000 (in inglese). Un termine pratico che serve anche a rendere l'idea del tempo materiale richiesto per completare il titolo.

Tradizione giapponese

Le riflessioni fin qui elaborate valgono anche per il combat system: posizionati su un reticolato inquadrato isometricamente, gli eroi dispongono di punti movimento che possono essere utilizzati per spostarsi o per attaccare.

Un’altra pista nel cielo
Un’altra pista nel cielo

I cristalli magici lasciati dai mostri possono essere incastonati in un bracciale, in modo del tutto simile a quello che accade in Final Fantasy VII con la materia, e non manca nemmeno quello che nel gioco di Cloud Strife si chiama Limit Break, ossia un punto critico che si raggiunge colpendo (o venendo colpiti) e che sblocca degli attacchi particolarmente efficaci. Un altro bijoux che impreziosisce il sistema di combattimento è dato dalla possibilità di "collegare" i punti di attacco degli eroi sul campo (ce ne possono essere al massimo quattro) per sferrare un unico colpo estremamente efficace. Peccato però che il livello di sfida non sia estremamente elevato e che molti scontri si riescano a completare senza particolare utilizzo della materia grigia. A differenza del brand di Square Enix, in quello di Nihon Falcom i nemici sono visibili ed è (quasi) sempre possibile evitare gli scontri, così come la fuga da una battaglia in corso non comporta alcuna penalizzazione. Si tratta di scelte ben precise che tradiscono un'impostazione generale votata alla lettura dei dialoghi e all'esplorazione del mondo: da questo punto vista Trails in the Sky non ha rivali, visto che pressoché ogni personaggio, per quanto ininfluente ai fini della trama principale, è dotato di una propria storia che merita di essere letta e approfondita. La struttura narrativa, tenuta in piedi dalla magistrale caratterizzazione dei personaggi, impiega però diverse ore prima di carburare e accendere la scintilla di curiosità al non-appassionato, e il rischio è quello di essere tentati di abbandonare il gioco prima che abbia espresso tutto il suo potenziale. Viene in aiuto la robusta colonna sonora realizzata da un'ala interna dello sviluppatore (il gruppo JDK) che sa ben adattarsi alle diverse circostanze ed evita di annoiare, nonostante la matusalemmica longevità, grazie alle oltre quaranta tracce presenti.

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • Sistema operativo Windows Vista, 7, 8 e 10 (supportate le versioni a 64bit)
  • Processore Intel Core2 Duo 2GHz
  • 1 GB di RAM
  • Scheda video con 64 MByte di RAM

Requisiti minimi

  • Sistema operativo Windows XP
  • Processore Intel Pentium III 550 MHz
  • 512 MByte RAM
  • Scheda video con 32 MByte di RAM
  • Spazio su disco 4 Gbyte
  • Scheda audio compatibile con DirectX 9.0c

Conclusioni

Versione testata PC Windows
Digital Delivery Steam, PlayStation Store
Prezzo 27,99 €
Multiplayer.it
8.0
Lettori (3)
9.3
Il tuo voto

Trails in the Sky è un titolo mastodontico, una sorta di Guerra e Pace in formato digitale in grado di coinvolgere il giocatore per decine e decine di ore: un intrattenimento che però si basa più sulla comprensione della trama e sull'esplorazione del mondo che sui combattimenti. Dal punto di vista tecnico risente del peso degli anni trascorsi, ma continua a rimanere godibile proprio in virtù della sua vocazione narrativa che lo elegge nel novero dei giochi di ruolo giapponesi più adorati di sempre. Per potersi avvicinare al Second Chapter però, a opinione di scrive, è assolutamente obbligatorio aver completato anche il primo della serie.

PRO

  • Trama fenomenale
  • Longevità estrema
  • Ottima colonna sonora

CONTRO

  • È auspicabile aver completato il primo
  • Tecnicamente risente degli anni
  • Impiega diverse ore prima di coinvolgere