La nascita del genere dei danmaku, o bullet hell, o manic shooter o come volete, viene fatta risalire al 1993, con l'uscita di Batsugun di Toaplan. Fino ad allora gli sparatutto classici o shoot'em up o shump (poi dite che non vi diamo opzioni), a scorrimento orizzontale o verticale o multidirezionale che fossero, erano stati concepiti in modo molto diverso: con la difficoltà legata agli scenari, ai singoli nemici e al loro intrecciarsi.
Il genere era in declino commerciale, almeno in occidente (in oriente in qualche modo campa ancora) e quella che possiamo considerare la sua ultima variante lo specializzò al punto da renderlo con il tempo repellente per le masse, masse che pure negli anni ottanta avevano decretato il successo di titoli come R-Type, Darius, Nemesis e molti altri, soprattutto in sala giochi. La novità introdotta da Batsugun era facile da individuare: i nemici non si limitavano più a sparare singoli colpi, ma riempivano lo schermo di proiettili che seguivano degli schemi geometrici precisi quanto insidiosi. Dopo i primi livelli di calma apparente (solitamente due), Batsugun diventava un vero e proprio inferno. Non fu comunque il titolo di Toaplan a far amare i bullet hell, ma il primo DoDonPachi di Cave, uscito nel 1997 (in realtà seguito di DonPachi del 1995). Il successo fu tale, almeno in patria, che da quel momento Cave diventerà sinonimo di danmaku, con decine di titoli dedicati, alcuni dei quali hanno dato vita a delle mini serie di grande valore. Tanto per fare qualche nome, ricordiamo ESP Ra. De., Guwange, Espgaluda, Mushihimesama e Deathsmiles. Recentemente lo sviluppatore giapponese ha interrotto la produzione di nuovi giochi, probabilmente per via dell'ineluttabile declino delle vendite. Fortuna vuole che l'affermarsi di mercati come quello mobile e quello PC su Steam abbiano permesso la realizzazione di port che consentono di accedere con più facilità a questi titoli, riuscendo anche nel nobile intento di conservarli per le generazione future. Non fanno grossi numeri, ma ci sono e questo è l'importante.
DoDonPachi Resurrection è senza ombra di dubbio uno dei migliori bullet hell sul mercato
Incarnazioni
DoDonPachi Resurrection è il terzo sparatutto di Cave ad arrivare su Steam, dopo i già citati Mushihimesama e Deathsmiles. A nostro avviso è anche il migliore dei tre. Racconta la storia di una androide, Next EXY, tornata indietro nel tempo insieme alle Elemental Daughter, incarnate in giganteschi robot chiamati Elemental Doll. Riusciremo a fermarle?
Ma, soprattutto, vanno davvero fermate? Quali sono i loro obiettivi? Cosa nascondono in realtà gli ordini del Colonnello Godwin Longhener? Poco importa. Ciò che conta è riuscire a superare i sei livelli di cui è composto il gioco, l'ultimo dei quali è un lungo scontro con il difficilissimo boss finale, imparando a schivare i proiettili che riempiono lo schermo come se non ci fosse un domani. Giudicare un bullet hell non è semplice, perché si tratta di giochi all'apparenza tutti uguali. Cosa differenzia un titolo dall'altro? Non è facile capirlo, almeno a un primo sguardo. Diciamo che gli appassionati del genere apprezzano in particolare la difficoltà degli schemi proposti, che rendono il genere molto simile a un puzzle game, in cui contano moltissimo la precisione delle mosse e la capacità di anticipare gli schemi d'attacco per non farsi trovare in una posizione di svantaggio. Sono molto apprezzati anche quei titoli in cui gli attacchi speciali sono legati in qualche modo ai proiettili. DoDonPachi Resurrection fa bene entrambe le cose. Chiariamoci: è difficilissimo, a tratti impossibile. Anche le due modalità per novizi, che illustreremo brevemente nel paragrafo successivo, non sono alla portata di tutti. Diciamo che i primi due livelli sono in realtà abbordabili, ma poi diventa davvero dura andare avanti senza perdere vite a ripetizione. Per farcela, e non è nemmeno detto che si riesca, bisogna imparare a conoscere i propri mezzi. In questo senso l'attacco base, le super bombe, l'attacco caricato e l'attacco concentrato diventano parte di un grande puzzle game: il loro utilizzo deve seguire delle logiche precise dettate dalla circostanza. Le risorse a disposizione non vanno sprecate per alcun motivo. Riuscire o meno conta poco, l'importante è accorgersi dei progressi fatti tra una partita e la successiva, spingendosi fino ai propri limiti. Nonostante il caos, vincere o perdere è una questione di piccoli equilibri.
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- Processore Intel Core i7-4770
- 16 GB di RAM
- Scheda video NVIDIA GeForce GTX 960
- Sistema operativo Windows 10
Requisiti minimi
- Sistema operativo Windows 7/8/8.1/10
- Processore Intel Core i3 2GHz o superiore
- 2 GB RAM
- Scheda video Intel HD Graphics 5000, Geforce 9500GT, Radeon HD 3650 o superiore
- DirectX 9.0c
- 2500 MB di spazio su Hard Disk
Inferni
DoDonPachi Resurrection offre moltissimo in termini di contenuti nudi e crudi. L'ultima incarnazione del titolo di Cave ha ben otto modalità, ognuna con le sue caratteristiche esclusive. La versione base è la Normal 1.5, che offre l'esperienza originale, però rifinita.
Quindi abbiamo la versione 1.51, che ha un sistema di punteggio differente e accorpa i tasti degli attacchi speciali. La versione Arrange A (ver L) invece, riprende meccaniche e navi di DoDonPachi Blissful Death. L'Arrange B (ver B) consente di giocare separatamente i singoli livelli e di personalizzarli alla bisogna. La modalità Black Label modifica l'attacco e il boss finale. La modalità Black Label Arrange mette al comando del Tigerschwert, una delle navi di un altro bullet hell di Cave: Ketsui ~Kizuna Jigoku Tachi~ (da notare che si tratta della prima volta che questa modalità esce dal Giappone ufficialmente). Infine ci sono le modalità Novice e Black Label Novice, pensate per i giocatori più scarsi: la prima è una versione semplificata della modalità Normal 1.5, mentre la seconda della modalità Black Label. Dal punto di vista tecnico il titolo di Cave eccelle nel suo genere. Difficile descrivere la bellezza degli scenari, ma non perché siano realizzati bene al punto da far mancare le parole. Il problema è che è difficile vederli sotto la coltre dei proiettili. Davvero ben realizzati invece sono i nemici, tutti figli di un design ispirato, frutto di grande esperienza. Soprattutto le Elemental Doll, che poi sono i boss di fine livello, sono davvero molto belle. L'elemento tecnico migliore comunque, è anche quello più presente, ma che si nota meno. Cave con gli anni è riuscita ad affinarsi realizzando veri e propri spettacoli pirotecnici con i proiettili, senza mai sacrificare la leggibilità di quello che avviene sullo schermo. Non per niente stiamo parlando di uno dei danmaku più amati in assoluto, che viene considerato come una delle vette dell'intero genere. A condire il tutto ci pensa anche l'evocativa colonna sonora, di cui quasi ci si dimentica giocando, ma che contribuisce a creare l'atmosfera onirica di cui è pervaso l'intero titolo.
Conclusioni
DoDonPachi Resurrection è uno dei migliori bullet hell in circolazione, c'è poco da aggiungere. Se vi interessa il genere non potete lasciarvelo sfuggire, mentre se non sapete nemmeno di cosa stiamo parlando rischiate che vi respinga inesorabilmente, data la sua difficoltà folle. Cercate di capire non tanto se il gioco fa per voi, ma se voi fate per il gioco. Altrimenti rischiate di rimanere fortemente delusi.
PRO
- Difficoltà esagerata
- Molte modalità
- Design dei nemici eccellente
CONTRO
- Difficoltà esagerata