Era il lontano 2014 quando Leonard Menchiari si è deciso a lanciare una campagna su Indiegogo con l'unico obiettivo di finanziare la sua creatura videoludica. Stimolato emotivamente dalle proteste No TAV vissute in prima persona in Val di Susa e artisticamente da quel capolavoro di Capybara che risponde al nome di Sword and Sworcery, Leonard ha puntato in alto annunciando di essere in grado di realizzare un simulatore di proteste civili esteticamente meraviglioso e contenutisticamente ineccepibile. E il mercato gli ha dato ragione, visto che in pochissime settimane è riuscito a portarsi a casa più del doppio dei soldi richiesti nel crowdfunding. Una campagna di finanziamento che già a quel tempo impallidiva davanti alle richieste di molti altri progetti indipendenti, essendo di appena 20.000$, ma che oggi sarebbe probabilmente anche poco credibile considerati i costi di sviluppo del mercato odierno. Ed effettivamente qualcosa deve essere successo durante la genesi del gioco perché dopo i primi annunci di una demo e del rilascio finale entro quello stesso anno, e soltanto un nuovo video con qualche informazione addizionale nel corso del 2015, il titolo è rimasto avvolto in un alone di mistero trascinandosi attraverso una fase di sviluppo probabilmente molto complessa. Oggi ve ne parliamo perché, a sorpresa, siamo riusciti finalmente a testare la versione semi-definitiva che, proprio mentre state leggendo queste righe, è disponibile in early access su Steam al prezzo di 12,99€. Seguiteci nei prossimi paragrafi perché cercheremo di farvi capire cosa è in concreto RIOT - Civil Unrest e se è valsa la pena aspettare così tanto tempo per poterlo giocare.
ACAB
Il nucleo centrale del gioco è composto da una campagna single player suddivisa in quattro diversi scenari, ognuno auto-conclusivo in termini di storia ed eventi raccontati e composto da un numero variabile di schemi per un totale complessivo di 16 livelli. Ciascuno di questi può essere affrontato schierandosi e controllando i rivoltosi, oppure gestendo le fila delle forze di polizia, raddoppiando di fatto il numero totale di scenari giocabili. I due schieramenti si portano in dote meccaniche di gioco completamente differenti che riguardano non soltanto il gameplay vero e proprio una volta scesi in strada, ma anche la fase di preparazione alla guerriglia urbana. Gli agitatori prevedono una fase iniziale in cui si compone la loro compagine in termini di bandiere e striscioni, protezioni corporee, ostilità e formazione. Lavorare su queste quattro variabili cambia non solo l'atteggiamento dei manifestanti e la loro presenza scenica ma anche il numero effettivo di persone che parteciperanno alla protesta. È anche possibile scegliere quattro diversi gadget che i rivoltosi si porteranno dietro: qui la scelta spazia attraverso strumenti di guerriglia urbana come molotov, petardi e pietre a oggetti di difesa o utilità più generale come il megafono per raggruppare le persone in un punto specifico, le penne laser per disturbare i poliziotti, il maalox per ridurre gli effetti dei lacrimogeni o l'uso dei social per far giungere rinforzi durante la protesta, talvolta anche sottoforma di presenza dei media.
Nel caso dei poliziotti invece, la fase gestionale iniziale è più similare a quella di uno strategico in tempo reale con eroi. Dovremo infatti configurare la composizione dei sei squadroni, suddivisi in unità d'assalto, balistica e tattica, impostando per ognuno la corazza, l'arma imbracciata (potendo optare anche per munizioni vere), un eventuale oggetto equipaggiato (bombe fumogene o stordenti, oppure una radio per creare disciplina nei ranghi e altro ancora) e l'eventuale maschera di protezione. In questo caso la composizione di ogni unità avrà un preciso costo in punti che determinerà il budget finale dello schieramento di polizia che, a sua volta, determinerà il numero di manifestanti scesi in piazza. In entrambi i casi si tratta di un basilare sistema di cause ed effetti di cui bisogna tenere conto e che in qualche modo condiziona anche il livello di difficoltà dello scenario: più decidiamo di scendere in campo equipaggiati e corazzati e più resistente sarà l'altro schieramento.
Una volta avviato il livello, il gioco vero e proprio si controlla come una sorta di strategico: protestanti e polizia sono suddivisi in gruppi che possiamo muovere per fargli raggiungere determinate posizioni, mentre ai tasti frontali del joypad e alla croce digitale sono dedicati l'uso dei gadget oppure la gestione avanzata del gruppo per impostare ad esempio la formazione oppure il grado di ostilità sul terreno. In realtà ben presto ci si rende conto che la meccanica da strategico in tempo reale è fortemente influenzata, e a tratti pesantemente gestita, dall'intelligenza artificiale che non solo controlla le forze dello schieramento opposto, ma determina anche l'atteggiamento della propria fazione. Situazioni di panico, cariche o tentativi di sfondamento del cordone di polizia sono solo in parte nelle mani del giocatore visto che molto più spesso le folle e le unità militari si muoveranno in totale autonomia e sovente anche in modo disorganizzato reagendo a quello che avviene intorno a loro oppure risultando completamente inutilizzabili se non adeguatamente equipaggiate o stimolate a essere più aggressive.
Non capiterà di rado, ad esempio, di ritrovarsi con due o tre gruppi di rivoltosi completamente immobili davanti a uno schieramento di polizia perché inabili a sfondarlo e con tutti i gadget che, concretamente, non riescono a impensierire la forza armata. Così come, dall'altra parte, ci si ritroverà a dover fare i conti con gente che corre impazzita in tutte le direzioni e che è davvero difficile da "inseguire" e riportare nei ranghi. Si prova molto spesso la sensazione di non essere davvero ai comandi della situazione e, se da un lato è vero che questo restituisce un feeling assolutamente in linea con l'idea di simulare uno scenario tesissimo di rivolta civile, dall'altro tende a generare un sentimento di frustrazione legato a un'idea di pura casualità per quello che riguarda l'esito della partita.
Non aiuta in questo senso la gestione delle missioni che si risolve sempre nel completare un obiettivo molto basilare (rimanere in una posizione, sfondare una barriera, impedire un qualche tipo di danno...) entro un certo lasso di tempo abbastanza ridotto. Per intenderci, non abbiamo visto situazioni di gioco andare oltre i cinque minuti. E anche i controlli sembrano metterci del loro visto che, nonostante il genere di appartenenza, risulta estremamente più comodo, intuitivo e soprattutto reattivo giocare RIOT - Civil Unrest con un joypad invece che con l'accoppiata mouse e tastiera.
Il tripudio della pixel art
Se in termini di gameplay il titolo non ci ha quindi convinto completamente, non c'è nulla di criticabile per quello che concerne l'aspetto artistico del gioco. RIOT - Civil Unrest è un esponente eccezionale della pixel art e pur rimanendo un pochino distante dalle punte di eccellenza raggiunte da Sword and Sworcery, specie per quello che riguarda l'attenzione al dettaglio dei modelli e degli scenari, in termini di animazioni e di varietà degli ambienti, il titolo di Menchiari non ha semplicemente rivali. È pertanto un peccato che cotanta attenzione all'aspetto artistico, soprattutto per quello che concerne la rappresentazione a video delle sommosse e delle azioni di guerriglia con conseguente devastazione dell'arredo urbano, non sia affiancata da un approfondimento narrativo degno di nota o comunque dalla volontà di raccontare con maggiore dettaglio quanto è accaduto realmente nei quattro avvenimenti ricreati in digitale.
Sembra insomma che la tematica rimanga sempre e soltanto molto lontana, sullo sfondo, per giustificare l'ambientazione di queste schermaglie tattiche; un semplice escamotage per poter simulare il comportamento di folle in uno scenario tendenzialmente caotico e quasi anarchico. Anche il passaggio da una missione alla successiva all'interno dello scenario ha un'unica dinamica di gestione del "punteggio" che tende a premiare comportamenti poco aggressivi assegnando un valore militare e politico agli sforzi del giocatore e del computer per poi costruire eventuali bonus e malus del livello successivo. È comunque interessante l'idea della prima pagina del giornale che sintetizza l'esito dello scontro anche se il tutto si risolve in poche frasi assemblate in automatico. Poco degno di nota l'accompagnamento musicale dai toni rock mentre è apprezzabile lo sforzo fatto nel campionamento degli effetti audio che spesso riportano cori e incitazioni all'apparenza estratti da vere manifestazioni.
È poi importante in chiusura di articolo spendere qualche parola anche per i contenuti offerti in questo early access che appare davvero rispettato in senso letterale da RIOT. Sembra infatti che questa versione sia a tutti gli effetti un accesso anticipato a un titolo praticamente definitivo che in questa fase ha bisogno soltanto di una leggera sistemazione e di qualche rifinitura. In termini contenutistici, oltre alla campagna già descritta in precedenza, il titolo offre una componente multiplayer in grado di supportare un massimo di quattro giocatori e l'opzione di creare intere partite completamente personalizzate all'interno di un numero molto più vasto di scenari rispetto a quelli considerati nella campagna. Inoltre nel gioco è già compreso un editor che permette di realizzare da zero qualsiasi scontro sfruttando tutti gli asset del gioco. È un'aggiunta sicuramente da lodare ma che richiede un grandissimo sforzo prima di poter realizzare contenuti aggiuntivi sensati.
RIOT - Civil Unrest rimane un titolo indipendente davvero molto complesso da giudicare. Contenutisticamente offre molto, anche se la campagna è piuttosto veloce da completare, e da un punto di vista artistico è davvero evidente il grandissimo lavoro fatto da Leonard Menchiari e dal suo team per cercare di spingere al massimo la pixel art. Allo stesso tempo ci saremmo aspettati forse qualcosina di più per quello che concerne l'aspetto "sociale" di questo progetto e le meccaniche strategiche messe in campo non ci hanno convinto fino in fondo. Ciononostante ci sentiamo di premiare questo early access che, per come si presenta, è assolutamente rappresentativo di un prodotto che è completo e perfettamente giocabile dall'inizio alla fine.
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- Processore: Intel Core i5-4690k a 3.6 GHz
- Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 1080 con 8 GB
- Memoria: 16 GB di RAM
- Sistema operativo: Windows 10 a 64 bit
Requisiti minimi
- Sistema operativo: Windows 7
- Processore: 3 GHz
- Memoria: 4 GB di RAM
- Scheda video: HD Graphics 4000
- DirectX: Versione 9.0c
- Spazio su disco: 3 GB
Requisiti consigliati
- Sistema operativo: Windows 10
- Processore: 3.4 GHz
- Memoria: 4 GB di RAM
- Scheda video: Con 2 GB di RAM
Conclusioni
PRO
- La gestione completamente diversa delle due fazioni aggiunge un importante elemento strategico
- Artisticamente rappresenta una punta di eccellenza della pixel art
- L'idea di fondo è molto affascinante...
CONTRO
- ...ma forse ci saremmo aspettati un maggiore impegno nella narrazione degli eventi
- Talvolta sembra di non avere il controllo effettivo di quello che avviene su schermo