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Hearthstone: Boscotetro: la recensione

Una nuova espansione porta in dote qualche vecchio problema e meccaniche non troppo originali, ma la strada è quella giusta

RECENSIONE di Tommaso Valentini   —   16/04/2018

Aprile 2018 segna la fine dell'anno del Mammuth e l'inizio di quello del Corvo, il che significa, teoricamente, un cambio sostanziale per il metagame di Hearthstone. Con l'abbandono delle carte di Sussurri degli Dei Antichi, Una notte a Karazhan e Bassifondi di Meccania, i mazzi che hanno dominato il formato standard fino a qualche giorno fa sarebbero dovuti sparire in una nuvoletta di fumo, sostituiti da nuove proposte interessanti e stimolanti. Questa, quantomeno, è da sempre l'idea fondamentale dietro ad ogni singola espansione. D'altra parte è essenziale per un gioco sapersi rinnovare di mese in mese per tenere alta l'asticella dell'interesse degli utenti, ma dopo tutti questi anni sembrerebbe che qualcosa, in termini di idee e originalità, sia venuta a mancare, restituendo un forte senso di deja vù a chi, su Hearthstone, ci ha già speso tantissime ore. Boscotetro è dunque un flop? Sicuramente no, visto che Hearthstone rimane uno dei migliori giochi di carte sul mercato, ma qualcosa non è andato esattamente per il verso giusto. Cerchiamo di scoprire insieme cosa e chiediamoci se può essere sistemato.

Hearthstone: Boscotetro: la recensione

Nuove Keyword

Che tutto non sia come ce lo si potesse aspettare lo si vede subito analizzando le nuove keyword inserite per l'occasione. Poco brillanti come trovata, potenzialmente poco impattanti sul gameplay e generalmente di semplice lettura anche per i neofiti, i nuovi poteri delle carte non danno la parvenza di saper donare quella marcia in più ad Hearthstone come era stato per i Cavalieri della morte o le armi leggendarie. Insomma, non c'è uno stravolgimento nel gioco tale da spazzare via i vecchi mazzi e farne arrivare di nuovi e bazzicando per la ladder in queste prime settimane è palese come i deck più solidi come il Cubelock o l'Aggro Paladin facciano ancora il bello e il cattivo tempo. Certamente le sperimentazioni ci sono e alcune classi sono tornate ad essere utilizzabili - primo su tutti il Quest Warrior - ma la sensazione generale è che dopo questo primo periodo dove la curiosità la fa da padrone, il meta tornerà ad appiattirsi violentemente verso la solidità espressa dagli stessi mazzi che hanno dominato la scorsa stagione. Questo semplicemente perché la meccanica Assalto, che permette agli alleati di attaccare altre creature non appena giocati o Eco, grazie al quale la stessa carta una volta attivata vi tornerà in mano ogni volta fino alla fine del turno, non riescono a trainare i mazzi alla vittoria. Va inoltre detto che queste meccaniche non sono del tutto nuove su Hearthstone ed è forse questa la cosa che più fa storcere il naso. Assalto ad esempio era già stato implementato nel Gigantosauro Fulminante (anche se lo prendeva dal grido di battaglia) e un concetto simile si era già visto anche nell'Icehowl Yeti mentre per ciò che concerne Eco, Evoluzione Instabile lo replicava di suo. Di veramente nuovo allora rimangono i Worgen che cambiano vita e salute ad ogni turno mentre li tenete in mano e la possibilità di creare mazzi basati solo su carte pari o dispari, vera nuova innovazione di questo Boscotetro e unico, almeno per ora, motivo di vanto.

Hearthstone: Boscotetro: la recensione

Poca innovazione ma è la strada giusta

È vero, siamo stati molto critici circa le nuove keyword, ma la prima espansione del nuovo anno è quella che getta le basi per mostrare la via che Blizzard intende seguire e in qualche modo si nota la volontà di abbandonare la tanto odiata casualità in favore di meccaniche più controllabili. La direzione insomma è giusta, peccato che poi tali buone intenzioni vengano via via limitate da alcune carte singole che fanno ancora della sorte il loro aspetto più importante. Parliamo del Corvo Molesto ad esempio, capace di evocare un servitore da due mana ogni volta che si lancia una magia, o del malefico Ciciazampa: la carta concettualmente più errata di sempre nella storia del gioco di carte targato Blizzard. Tutto il clamore suscitato in questi giorni deriva dal potere della suddetta mostruosità che replicherà ogni singolo Grido di Battaglia lanciato nella partita. È una carta di classe dello sciamano e funziona particolarmente bene solo in un determinato tipo di mazzo, ma crea nuovamente quella spiacevolissima situazione per cui si arriva a vincere o perdere senza poter applicare una risposta efficace e, soprattutto, senza l'uso di alcuna abilità particolare. Basta giocare in sequenza una serie di carte nell'arco della partita per assicurarsi la vittoria: davvero snervante. A peggiorare ulteriormente la situazione ci si mette il tempo delle animazioni che possono arrivare a prendersi anche diversi minuti a turno, un'assurdità che sembra davvero scappata fuori da qualsiasi tipo di controllo qualità in Blizzard, nonostante persino Ben Brode avesse già messo in allarme il Team 5 e gli stessi giocatori. Perché allora far uscire una carta del genere? Come è possibile non accorgersi in anticipo delle conseguenze? Misteri di un'espansione che non sembra essere proprio nella sua forma migliore.

Cosa ci aspetta in futuro?

Preso atto di alcuni grossi problemi che questa espansione si porta dietro, non è ancora giunto il momento di stracciarsi le vesti e gettare nel camino virtuale la vostra collezione di carte, visto che le correzioni ai difetti più evidenti dovrebbero arrivare nel giro di qualche giorno. Anche i bilanciamenti in arena non sono ancora perfetti e le carte nuove, così come è stato per le ultime espansioni, fanno fatica a comparire nel draft, lasciando sostanzialmente immutate le classi che hanno dominato fino al 12 aprile questo formato, con mago, paladino e ladro saldamente ai primi posti in classifica. Manca ancora uno dei piatti forti dell'esperienza di Hearthstone e cioè quel glorioso PvE contro l'intelligenza artificiale che nell'ultimo periodo ha saputo colmare e riempire i momenti di stanca regalando ai giocatori tantissime ore extra, senza la necessità di spendere e dando come premio anche alcune golose ricompense. Chiudiamo allora augurandoci che quando i cambiamenti arriveranno la situazione su Hearthstone sia andata via via migliorando, perfezionando e variando un meta che sembra andarsi ad arenare sempre sulle proposte dell'ultima espansione. Mancano forse alcuni pezzi del puzzle per capire esattamente il futuro, passi falsi che Hearthstone può permettersi non avendo reali competitor sul mercato, capace come è di offrire un'esperienza divertente e nemmeno troppo tecnica adatta davvero a chiunque.

Conclusioni

Versione testata PC Windows
Multiplayer.it
7.5
Lettori (4)
6.1
Il tuo voto

Boscotetro non è esattamente un'espansione perfetta, né tanto meno una di quelle capaci di stravolgere il gioco per come lo conosciamo, quanto piuttosto un more of the same che aggiunge quantità e qualche nuova variabile. Con un lavoro così semplice dal punto di vista del design era però d'obbligo aspettarsi l'assenza dei problemi più banali come Ciciazampa, soprattutto dopo l'esperienza maturata con Yogg Saron, e magari un lavoro di rifinitura che andasse a togliere il potere dalle classi che lo detengono da ormai troppo tempo. La strada intrapresa per cambiare il modo di giocare tuttavia è quella giusta, anche grazie all'inserimento della meccanica Assalto che spinge a giocare in modo più attivo, e solo il futuro potrà dirci se Boscotetro sarà stato un passo verso un domani più radioso o uno verso il baratro. Buone pescate!

PRO

  • La direzione intrapresa potrebbe essere quella giusta
  • Interessanti meccaniche basate sulle carte pari e dispari

CONTRO

  • Nuove Keyword poco significative al momento
  • Il Meta non pare essere stato rivoluzionato completamente