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Un'odissea che ricorda qualcosa

E' disponibile su App Store Sacred Odyssey: Rise of Ayden, un gioco action-adventure ad ambientazione fantasy. Chi ha voglia di Zelda?

RECENSIONE di Giorgio Melani   —   18/02/2011

Parlando di Sacred Odyssey: Rise of Ayden bisogna inserire la parola "Zelda" almeno all'interno delle prime tre righe di recensione, è una specie di regola di inferenza. D'altra parte, fin dal primo video mostrato di questo gioco Gameloft, quando ancora non se ne conosceva nemmeno il nome, il confronto è parso lampante e considerando anche la spiccata tendenza del publisher a "citare" altri titoli di grande successo è stato chiaramente assodato da tutti che il gioco in questione doveva essere l'imitazione di Zelda su iPhone.

Un'odissea che ricorda qualcosa

Cosa che di per sé può significare un'ottima base di partenza o un disastro totale, considerando la perfezione delle meccaniche del gioco Nintendo e il raro equilibrio delle sue componenti, difficilmente replicabile. Lasciando perdere il confronto diretto, decisamente scomodo, Sacred Odyssey va valutato per quello che è, ovvero un action adventure piacevole e strutturato in maniera alquanto complessa, anche considerando la media delle produzioni per iOS. La storia narra di un giovane contadino chiamato Ayden, figlio di un grande combattente e destinato ovviamente a salvare il mondo da una terribile minaccia, il tutto coinvolgendo una principessa misteriosa in difficoltà e un antico artefatto, chiamato bizzarramente "sacro Grail", spezzato in più parti da recuperare. Puro conformismo fantasy quasi trash che tuttavia nel percorso si trasforma in un piacevole zibaldone di citazioni e suggestioni assortite, da Zelda a Star Wars, in un continuo alternarsi di ironico e convinto, che pur presentando una sfida vera, dai contorni drammatici, sembra non volersi mai prendere sul serio, e per fortuna. C'è un albero magico dai modi decisamente bruschi, c'è una fatina letteralmente esaltata dalla missione di ricerca del Grail e ci sono dialoghi che sembrano nascondere in ogni momento una battuta sarcastica. Ci sono perfino due cavalli chiamati Miya e Moto, per dire. E' qualcosa di quasi folle, che tuttavia innalza questa produzione da semplice copiatura di Zelda ad una sorta di citazione autoironica, fornendo nel frattempo un'ottima esperienza ludica, che è poi quello che conta alla fine.

Ayden can't triforce

Attraverso il tipico pad virtuale disegnato direttamente sul touch screen di iPhone, soluzione ben poco comoda ma con la quale ci troviamo giocoforza a convivere, è dunque possibile guidare Ayden, a piedi o nelle lunghe traversate in sella al cavallo, uno dei punti forti del gioco, e farlo combattere, parlare, interagire con gli oggetti dello scenario o utilizzare particolari equipaggiamenti con un "tasto", affiancato a quello dedicato all'utilizzo dello scudo. Nelle normali fasi di combattimento il gioco si comporta come una sorta di hack and slash "button masher" alquanto frenetico, con un sistema di auto-targeting che consente di puntare automaticamente i propri colpi sull'avversario più vicino, cosa che semplifica enormemente l'azione riservando al giocatore poco più che la pressione forsennata e monotona sui tasti, tuttavia è negli scontri con i boss che torna in auge l'anima zeldiana.

Un'odissea che ricorda qualcosa

I boss sono enormi e hanno quei caratteristici punti deboli da colpire che portano alla tipica procedura dell'avventuriero esperto: analisi dei pattern d'attacco, difesa e colpi ben indirizzati, spesso con la necessità di utilizzare gli equipaggiamenti speciali per venire a capo degli scontri. Questi e gli enigmi che riempiono i dungeon sono gli elementi cardine di questa produzione Gameloft, che riesce a coniugare, seppure senza momenti particolarmente memorabili, le due anime di azione e avventura. Anche i puzzle devono molto al lavoro di Miyamoto, tra blocchi da spostare, specchi da orientare interruttori vari e la necessità di sfruttare la logica elementare con l'utilizzo degli equipaggiamenti speciali (rampino, boomerang, guanti di metallo, tutti elementi alquanto noti) e non rappresentano una sfida da prendere sottogamba. Al di fuori dei (pochi ma moderatamente lunghi) dungeon, c'è questo vasto mondo aperto da esplorare in sella al cavallo replicando vaghi echi di Epona e dell'Hyrule Field, che in mancanza d'altri epigoni su iPhone, ci facciamo ben bastare. Il mondo di gioco è interamente realizzato in un 3D di ottima fattura, non ai livelli dei titoli costruiti su Unreal Engine ma considerando estensione e libertà di movimento c'è davvero poco da recriminare a Gameloft, così come il sonoro, composto da musiche strumentali e un sorprendentemente buon doppiaggio, costituisce un degno accompagnamento all'odissea sacra di Ayden.

La versione testata è la 1.0.0
Prezzo: Freemium, scaricabile gratuitamente con gioco completo sbloccabile per 5,49 euro
Link App Store

Conclusioni

Multiplayer.it
8.3
Lettori (12)
5.5
Il tuo voto

Pur non approfondendo in maniera perfetta nessuno dei due ambiti, azione e avventura convivono dentro a Sacred Odyssey in un misto interessante, riuscito meglio nel comparto enigmistico ma comunque godibile nell'insieme. Il combattimento standard è un po' confusionario e poco stimolante ma gli scontri con i boss possiedono quello spirito da grande sfida che in un titolo del genere rappresenta un elemento cardine, un problema in questo senso resta il sistema di controllo, ma si tratta di un elemento intrinsecamente legato alla piattaforma. Dall'altra parte i puzzle tengono alta l'attenzione all'interno dei dungeon con un livello di sfida decisamente sostenuto, mentre la fase esplorativa rappresenta un buon collante e contribuisce a costruire l'esperienza fantasy. Non è un gioco lunghissimo ma per 5 euro ci sentiamo di consigliarlo senza riserve a chi cerca un'esperienza tradizionalmente videoludica su iPhone.

PRO

  • Un action adventure ben strutturato su iPhone non è comunissimo
  • I puzzle sono generalmente impegnativi e stimolanti
  • Le cavalcate ricordano i bei momenti zeldiani

CONTRO

  • I combattimenti "button masher" sono piuttosto scialbi
  • La storia non riesce a risultare interessante o coinvolgente
  • Originale come Sherry Bobbins, Dopolino e Zio Caperone