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Occhio per occhio

Ispirandosi a un gran numero di produzioni sci-fi, videoludiche e non, gli sviluppatori del team indipendente Streum On Studio hanno cercato di realizzare uno sparatutto-RPG di ampio respiro

RECENSIONE di Tommaso Pugliese   —   10/08/2011

Ci sono giochi che ti conquistano fin dal primo istante, grazie a un espediente narrativo o a una situazione particolarmente coinvolgente. Pensiamo, ad esempio, alle prime sequenze di Uncharted 2, con Drake che si risveglia, ferito, all'interno di un vagone ferroviario che sta per precipitare nel vuoto. L'eccellente titolo di Naughty Dog ha sicuramente "alzato la barra" per quanto concerne la direzione artistica dei videogame, ma sono numerosi i giochi capaci di catturare l'attenzione fin dalle prime battute. Ecco, purtroppo la cosa non è riuscita a Streum On Studio con l'ambizioso E.Y.E: Divine Cybermancy, che si pone per molti versi in antitesi rispetto al modo corretto di "dirigere" un videogame. Iniziata una nuova partita, ci chiede di selezionare una serie di geni per dar vita al nostro personaggio, che a seconda delle scelte effettuate potrà vantare una maggiore propensione al combattimento piuttosto che un'abilità straordinaria con le procedure di hacking.

Occhio per occhio

Nessun suggerimento viene fornito a corredo dell'operazione, terminata la quale ci troviamo in una sorta di "stasi" fino a raggiungere una porta luminosa, oltre la quale ci attende una grotta. È in questo luogo oscuro che si consuma il "tutorial" relativo al sistema di controllo, nonché il primo combattimento contro una creatura nemica, senza però alcuna presentazione che ci spieghi chi siamo, cosa stiamo facendo, perché ci troviamo lì. Tutta questa fase è estremamente lenta e farraginosa. Arrivati dinanzi a un ascensore, premiamo il pulsante per avviarlo ma inavvertitamente scendiamo dalla piattaforma, solo per scoprire che non esiste un modo per richiamarla e che dunque dobbiamo ricominciare la partita daccapo se non vogliamo utilizzare la lunghissima scala lì di fianco.

Curva d'apprendimento a gomito

Ciò che appare chiaro fin dai primi minuti è che l'intenzione degli sviluppatori era quella di realizzare un prodotto hardcore, che richiede alcune ore solo per essere capito salvo poi rivelarsi abbastanza semplice e lineare nella struttura delle missioni. I ragazzi di Streum On Studio non si sono presi la briga di introdurre le azioni eseguibili come accade in qualsiasi videogame da svariati anni a questa parte, in una progressione fatta puramente di gameplay, bensì hanno inserito dei videotutorial che dovrebbero spiegarci cosa fare in determinate situazioni.

Occhio per occhio

Una soluzione dal sapore inevitabilmente amatoriale e molto fastidiosa, che peraltro trova scarso riscontro anche nell'attuale scena indipendente. La trama di E.Y.E: Divine Cybermancy ruota attorno a una società segreta di cui il nostro personaggio fa parte, società che deve affrontare una serie di minacce esterne ma al tempo stesso una pericolosa erosione interna innescata da due fazioni contrapposte. I dialoghi con gli NPC sono numerosi e relativamente prolissi, ma possono fornire un quadro più dettagliato della situazione. Il gioco non fa nulla per spronarci in tal senso, però, e un approccio anche solo frettoloso all'esperienza non potrà che riservare un retrogusto amaro. La possibilità di interagire con i dialoghi, in stile Mass Effect, apre la strada a una serie di possibilità alternative che rendono lo svolgimento delle missioni abbastanza dinamico, grazie anche all'aggiunta di obiettivi secondari. Gli elementi RPG del gioco sono rappresentati dal livellaggio del personaggio e dal conseguente accesso ad armi e poteri inizialmente bloccati, ma anche la gestione di questi aspetti non ci è sembrata convincente. Basta infatti avvicinarsi a una delle varie armerie per scoprire che è possibile fin da subito utilizzare quasi tutti i fucili, e che l'unico limite per il trasporto dell'equipaggiamento e delle munizioni è costituito dalla portata dell'inventario. Quest'ultimo funziona un po' come quello della serie Resident Evil, con un certo numero di blocchi che vanno riempiti con armi e oggetti di differente "dimensione". Torna quindi il problema della mancanza di progressione, in quanto ci si trova subito armati fino ai denti, senza che ci sia bisogno di conquistare alcunché, pronti ad aprire il fuoco contro qualche nemico.

Trova e distruggi

Le dinamiche sparatutto di E.Y.E: Divine Cybermancy appaiono ben implementate: le armi restituiscono una buona sensazione di impatto e la scelta di rendere "realistico" il ferimento dei nemici di base (che dunque vanno giù anche solo con un paio di colpi ben assestati) funziona bene nel contesto delle missioni. Quello che invece non funziona è l'interfaccia, assolutamente pessima e male organizzata. Mettendo da parte lo scarso supporto per il controller Xbox 360 (abbiamo provato a farlo funzionare, ma lo stick destro rimaneva inutilizzato), la disposizione dei comandi si rivela macchinosa e scomoda anche per la configurazione con tastiera e mouse.

Occhio per occhio

Per fortuna, cercando nelle opzioni è possibile personalizzare i controlli di modo da utilizzare un tasto rapido per eseguire una determinata azione, ma ciò non è che una conferma di quanto male sia stata pensata l'interfaccia. A un certo punto della trama si comincia ad andare in giro per accedere a missioni di diverso tipo, che in genere prevedono il completamento di più obiettivi, ad esempio l'eliminazione di un bersaglio, l'hacking di un dispositivo e infine il raggiungimento di un determinato punto d'estrazione. La sensazione è però quella di trovarsi in una sorta di editor di missioni, vedi anche il respawn infinito dei nemici e la loro scarsa IA, che li porta semplicemente a farsi avanti, magari contando sul proprio numero, anziché magari appostarsi per dar vita a uno scontro a fuoco propriamente detto. Per quanto riguarda le procedure di hacking, bisogna eseguirle tramite un minigame abbastanza semplice ma viziato da alcuni limiti tutt'altro che trascurabili, che rimandano alla prima parte della recensione, quando abbiamo parlato della creazione del personaggio. Se non si rimane su un modello bilanciato, ad esempio, e si crea un guerriero fortissimo ma dalle scarse doti intellettuali, allora questi minigame potranno diventare un piccolo incubo e nelle fasi più avanzate potremo sperare di portarli a termine con successo unicamente se acquisteremo dei potenziamenti appositi.

Occhio per occhio

Realizzazione tecnica

E.Y.E: Divine Cybermancy utilizza il Source come engine grafico, una soluzione senz'altro prestigiosa ma ormai molto limitata, che purtroppo Streum on Studio non ha saputo sfruttare con la stessa efficacia di Valve. Il gioco si muove in modo piuttosto fluido anche su configurazioni medio-basse, come quella di prova, ma risulta molto più pesante di prodotti come Left 4 Dead 2, nonostante non metta in campo (neanche lontanamente) gli stessi numeri.

Occhio per occhio

Se, a parità di risoluzione ed effetti al massimo, il popolare shooter con gli zombie gira a sessanta frame al secondo con poche incertezze, E.Y.E non raggiunge i quaranta. Le città in cui ci aggiriamo per portare a termine le missioni risultano eccessivamente spoglie e povere, sembrano appunto mappe multiplayer che non hanno alcuna vocazione narrativa. C'è un po' di atmosfera alla Blade Runner qua e là, con i cartelloni luminosi che spiccano nella nebbia verdastra, ma in generale è tutto troppo vuoto e spento. La situazione peggiora nelle location in cui dobbiamo spostarci da una parte all'altra, magari per dialogare con alcuni NPC, con spazi enormi da coprire che non contribuiscono in alcun modo a rendere le cose più divertenti, anzi! Alcune idee di design sono comunque valide, ad esempio l'aspetto del nostro personaggio e dei suoi "colleghi", una sorta di moderni samurai armati di spada (con cui possono persino deviare i proiettili!) e fucili, dotati però di un'animazione appena sufficiente. Il comparto sonoro, infine, risulta troppo etereo perché possa aggiungere qualcosa all'esperienza, ed è un peccato perché almeno in tal senso si poteva fare qualche sforzo in più.

Conclusioni

Multiplayer.it
5.5
Lettori (31)
6.7
Il tuo voto

Ci sono sicuramente persone che troveranno E.Y.E: Divine Cybermancy un titolo molto godibile; magari proprio per via della sua complessità, del suo essere "vecchia scuola" in un mercato PC sempre più "consolizzato", per le buone (ribadiamolo) dinamiche sparatutto, per le tante armi disponibili, per la possibilità di acquistare potenziamenti di ogni genere e infine per l'interessante modalità multiplayer cooperativa. Il punto è che il prodotto di Streum on Studio risulta afflitto da talmente tanti problemi che è davvero difficile consigliarne l'acquisto a cuor leggero, a un prezzo sì budget ma neanche così tanto. Vi ricordate di The Scourge Project? Anch'esso un titolo indipendente, ma nel suo piccolo realizzato molto meglio e venduto a 14,99 euro. Forse il problema di E.Y.E è proprio questo: un progetto troppo "ampio", troppa carne sul fuoco, che ha portato gli sviluppatori a perdere di vista le basi.

PRO

  • Buon numero di missioni, armi ed equipaggiamento
  • Interessante modalità multiplayer cooperativa
  • Buone dinamiche sparatutto

CONTRO

  • Presentazione e interfaccia pessime
  • IA dei nemici piuttosto scarsa
  • Tecnicamente datato

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • Processore Intel Core i3 350M
  • 4 GB di RAM
  • Scheda video ATI Mobility Radeon HD 5650
  • Sistema operativo Windows 7

Requisiti minimi

  • Processore Intel Pentium IV 3.0 GHz, AMD Athlon 64 3000+
  • 1 GB di RAM (Windows XP), 2 GB di RAM (Windows Vista, 7)
  • Scheda video ATI Radeon X800, NVIDIA GeForce 6600
  • 6 GB di spazio libero su hard disk
  • Sistema operativo Windows XP, Windows Vista, Windows 7

Requisiti consigliati

  • Processore Intel Core 2 Duo 2.4 GHz, AMD Athlon 64 X2 4600+
  • 1 GB di RAM (Windows XP), 2 GB di RAM (Windows Vista, 7)
  • Scheda video ATI Radeon X1600, NVIDIA GeForce 7600
  • 6 GB di spazio libero su hard disk
  • Sistema operativo Windows XP, Windows Vista, Windows 7