Milda è una fotografa o, almeno, lo è stata nella nostra partita perché avrebbe potuto essere anche una programmatrice o un'assistente psicologa. In ogni caso vive a Chicago, si trova in bolletta, ma ciò non riesce a distoglierla dalla sua grande passione: giocare online. Mentre sta per provare un nuovo titolo, viene però contattata dalla sua amica artista Dana, che le ricorda di un appuntamento importantissimo con un famoso gallerista. A malincuore Milda lascia il computer, ma prima di uscire di casa riceve una lettera che le comunica di avere ereditato una proprietà in Lituania da suo nonno Rokas Kovas, che non vedeva da anni. O, almeno, la erediterà se andrà a firmare l'accettazione del testamento entro due settimane. Purtroppo non ha abbastanza soldi per andare in Europa, quindi chiede consiglio a Dana, che si propone di prestarle parte dell'anticipo che le darà il gallerista se comprerà i suoi quadri. Dopo non poche vicissitudini siamo riusciti a risolvere il primo di tanti problemi che la ragazza dovrà affrontare nei suoi viaggi, anche perché altrimenti non avremmo potuto scrivere la recensione di Crowns and Pawns Kingdom of Deceit.
Gabriel Sword
La prima impressione che si ha avviando il titolo di Tag of Joy è quella di una produzione dal sapore moderno, tra la possibilità di personalizzare il vestiario di Milda e quella, già citata, di sceglierne la professione. Presto però si scopre che il fine di queste scelte non è il semplice esibizionismo (anche perché è un gioco completamente offline), ma quello di variare parte dei puzzle e dei dialoghi in accordo con esse. Giocando un po' ci si accorge poi di trovarsi di fronte a un'avventura punta e clicca pura, con fortissimi richiami in particolare alla serie Broken Sword, ma anche ai Gabriel Knight e ai Syberia prima maniera. Presto quella che sembrava essere una semplice vicenda familiare, quasi insignificante, diventa un viaggio per la vecchia Europa alla scoperta del segreto del Gran Duca di Lituania, ossia del perché non è mai diventato re.
Tra antiche abitazioni, biblioteche piene di documenti misteriosi da studiare, luoghi affascinanti (tra i quali anche l'Italia), personaggi bizzarri e pericoli inattesi, Crowns and Pawns Kingdom of Deceit è una bella e inattesa rivisitazione di un genere fin troppo sottovalutato. Il gameplay in sé è davvero classico, ossia bisogna cercare e prendere oggetti, combinarli o usarli direttamente con altri oggetti dell'inventario o dello scenario, usando l'agilissima interfaccia di gioco, decisamente moderna nella concezione, che integra molte delle caratteristiche più apprezzate dagli appassionati come la visualizzazione degli hot spot.
In realtà non mancano dei tocchi particolari, come dei personaggi che possono essere usati facoltativamente come dei diari, ossia che ricordano a Milda di volta in volta il passo successivo da compiere (se li si disattiva, per così dire, bisogna ricordarsi tutto a mente), e le già citate variazioni nella risoluzione di alcuni puzzle, che rendono l'avventura rigiocabile. Per finirla la prima volta abbiamo impiegato circa otto ore e non possiamo dire che non ne sia valsa la pena, tra dialoghi ben scritti, una buona recitazione vocale, in particolare delle attrici di Milda e Dana, e dei puzzle spesso davvero intelligenti, che solo in alcuni casi abbiamo trovato un po' ostici.
Ad esempio un puzzle con indizi audio ci ha messi in seria difficoltà... ma in fondo il genere non piace anche per questo? Ossia per la richiesta pressante al giocatore di spremere le meningi per venire fuori dalle difficoltà? Il sistema di dialogo di suo è in linea con tutto il resto, ossia sfrutta le classiche meccaniche di selezione multipla delle battute per garantire conversazioni interessanti. Semplice, ma efficace.
Qualche problema
Anche se molto bella, Crowns and Pawns Kingdom of Deceit non è un'avventura perfetta. Anzi, ha più di qualche problema, fortunatamente non invalidante. In particolare il finale lascia un pochino perplessi, perché corre un po' troppo, quasi che gli sviluppatori fossero in carenza di ossigeno (leggasi: avevano finito i soldi). Per funzionare funziona, ma l'impatto è minore di quello che avrebbe potuto avere se gli si fosse dato un po' di respiro in più.
Meno problematiche alcune carenze tecniche, come delle animazioni non proprio eccezionali e qualche fondale sottotono, che sono solo indicative del livello produttivo. In generale dal punto di vista grafico abbiamo poco di che lamentarci, visto che gli sviluppatori sono riusciti pienamente nell'intento di dare alla loro opera un sapore antico e mai davvero dimenticato, pur con uno stile grafico non proprio originalissimo, che dà il meglio di sé nella rappresentazione di alcune architetture.
Conclusioni
Crowns and Pawns Kingdom of Deceit è un'ottima avventura grafica. Ha un'impostazione così classica che fa quasi tenerezza, ma mostra con fierezza la sua natura. Non dura moltissimo, ma tocca le corde giuste ed è anche rigiocabile. Considerando il prezzo, non ci si può proprio lamentare. Certo, il finale poteva essere meno affrettato, ma si può tranquillamente chiudere un occhio, soprattutto se è un bel po' che non ci si addentra in un titolo simile.
PRO
- Puzzle (quasi) tutti ben fatti
- Ambientazioni, personaggi e storia
- Interfaccia
CONTRO
- Finale un po' affrettato
- Certi scenari non sono proprio lo stato dell'arte