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Doom 3: Resurrection of Evil

Il male è risorto!

RECENSIONE di Matteo Caccialanza   —   20/04/2005
Doom 3 (Doom III)
Doom 3 (Doom III)
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Il diavolo fa le pentole...

Contrariamente a quanto preventivato, la nuova campagna in singolo, per quanto resti ben piantata nel rosso (sotto)suolo marziano, non ci riporta nei panni in kevlar del marine del titolo originale.
Non che si tratti di un dettaglio di qualche importanza al di là della sequenza iniziale, ma in ogni caso interpretare un condottiero che ha già espugnato l’Inferno non sarebbe stato adeguato.
Dopotutto si suppone che noi si sia degli sparuti soldatini terrorizzati dal buio e l’espansione parte ancora una volta da questo presupposto nel presentarci ambienti ancora più tenebrosi e immersi nell’oscurità.
Il presupposto per un ritorno sul pianeta rosso da parte dell’UAC dopo è la scoperta di nuovi siti archeologici di una civiltà sconosciuta.
Il ritrovamento si un bizzarro artefatto demoniaco (una sorta di pulsante cuore color petrolio) avrà due principali ripercussioni. La prima – prevedibile – di risvegliare forze infernali ben decise a rimettere le mani sull’arcano oggetto, causando il naturale massacro della nostra spedizione di ricerca.

Il diavolo fa le pentole...

La seconda, di munire il giocatore di una nuova arma, l’artefatto per l’appunto, in grado di assorbire le anime dei morti e consumarle rallentando il tempo per alcuni secondi, innescando una sorta di slow-motion, estremamente efficacie durante i combattimenti.
L’ingessata rigidità del gameplay si manifesta in questi casi in maniera quasi esemplare: da un lato la poco brillante AI dei nemici li rende facili prede negli scontri uno contro uno, rendendo del tutto superfluo l’uso dell’artefatto in un buon 80% delle situazioni.
Viceversa il rimanente 20% prevede mischie furiose in cui rallentare il tempo diventa assolutamente obbligatorio per uscirne vivi o quantomeno intatti, al punto che – guarda caso – troverete quasi sempre la ricarica per l’artefatto pochi metri prima dell’apparizione di un’orda di diavoli famelici.
Il fatto di doverlo usare praticamente solo nelle circostanze previste dai programmatori comunica l’infelice sensazione di pendere letteralmente come burattini dalle mani del level designer, annullando la già blanda illusione di libertà d’azione.
Già, perché pur con il bene che si può dire delle nuove mappe singleplayer – e alcune sono davvero ottime, anche alla luce dell’innalzamento qualitativo generale, che prevede maggiore varietà, spazi più ampi e più ambienti esterni – ogni qualvolta ci avviciniamo per raccogliere cure o munizioni, persiste il fattore “punizione”, con un mostro alla carica da un angolo buio, che si tuffa invisibile dal soffitto o ci aggredisce alle spalle da un punto dove noi sappiamo che un istante prima non c’era nulla. Oltre all’artefatto, la nostra dotazione si è arricchita di altri due elementi: il gradito ritorno del classico doppio shotgun e il cosiddetto “costrittore”, che altri non è se non una – sic – pistola gravitazionale.
Se il suo funzionamento è sostanzialmente analogo a quella vista in Half-Life 2, il suo uso presenta alcune differenze volte a limitarne l’uso.

Il diavolo fa le pentole...

Con il tasto sinistro si attirano gli oggetti e rilasciandolo, questi vengono scagliati lontano. L’arma ha un limite di tempo di alcuni secondi al termine del quale non riuscirà più a “mantenere la presa”, quindi non potremo circolare per mezzo livello con un barile esplosivo in cerca dei nemici da far saltare in aria. Di fatto però la lentezza di reazione e il fatto che i tre quarti della visuale siano ostruiti dall’oggetto sollevato e da un invasivo effetto grafico di distorsione, ne limitano l’utilizzo ancora più di quanto faccia la l’estrema carenza di oggetti da sollevare e scagliare, che rientrano esclusivamente nelle categorie casse e barili esplosivi. Di conseguenza vi troverete, ancora una volta, ad usare il costrittore nelle circostanze previste dal gioco, attirando pacchi di munizioni altrimenti irraggiungibili o catturando e respingendo palle di fuoco come nel caso del primo boss del gioco.
A proposito di nemici, esclusi i nuovi “mostri di fine livello” le novità consistono in una nuova versione del fiend, munito di due teste e armato di raggi al plasma invece delle palle di fuoco, e di una riedizione dei teschi volanti.
La sezione multiplayer ha avuto alcuni consistenti miglioramenti, a partire dal supporto “nativo” fino a 8 giocatori senza rallentamenti di sorta.
Le diverse mappe si sono rivelate una piacevole sorpresa, così come il nuovo Capture the Flag. Resta insoluto il problema di bilanciamento del lanciamissili, che tende a trasformare ogni sessione in una corsa al suo accaparramento e a un’inevitabile carneficina dei meno rapidi, ma in sostanza il buon vecchio multiplayer di Doom rimane lo stesso, mantenendo intatto il suo spirito frenetico e adrenalinico. E questo è ciò che i fan chiedono da lui.

Commento

Difficile dire se Resurrection of Evil si sia rivelata essere un’espansione orientata più al singleplayer che al multiplayer.
Possiamo quantomeno dire che dei due, il secondo è senz’altro il meglio riuscito, non solo per la bontà delle nuove mappe o delle nuove armi, ma soprattutto per le indiscutibili tare di gameplay che la nuova campagna in singolo si ostina a perpetrare.
La cosa forse meno entusiasmante di questa espansione, è stata probabilmente il passaggio da una posizione semi-arroccata su postulati di giocabilità antiquati ma pur sempre legittimi, a un poco brillante tentativo di inseguire i trend degli sparatutto del momento (la pistola anti-gravitazionale, lo Slow Motion…).
L’impressione è che Id Software abbandoni sempre più il suo ruolo di innovatore del mondo degli FPS, per diventare follower di mercato. Se Doom 3 vi ha divertito, Resurrection of Evil continuerà a farlo, senza troppe pretese e senza - suo malgrado - cambiare di molto le carte in tavola. Ma se per voi la prima esperienza con l’ultimo sparatutto id è stata sufficiente, non troverete nulla in Resurrection of Evil che ne valga il cospicuo esborso pecuniario.

    Pro:
  • Campagna in singolo di discreta durata
  • Nuove mappe di buona qualità
  • Multiplayer migliorato e arricchito
    Contro:
  • Nuove armi scarse e banali
  • Solo due nuovi mostri
  • L’intelligenza artificiale è la solita, il game design anche

Il Male è Risorto

Anche prima del suo annuncio, eravamo sicuri dell’uscita di un’espansione per Doom 3 nella medesima misura in cui siamo ragionevolmente certi che all’inverno subentri la primavera.
Sono tradizioni dure a morire, soprattutto nel caso di un titolo che dopo aver piazzato qualche milione di copie, non si fa problemi a presentarsi con un’espansione aggiuntiva praticamente a prezzo pieno.
La domanda in questi casi è “se il pacco valga la candela”, ovvero se al gioco in questione abbastanza da dire da giustificare l’esborso di una cifra pari a 2/3 del suo costo di uscita.
Scopriamolo.