Benvenuti a Jurassic Park
Non si può negare la buona volontà e il grande sforzo profuso dai game designer per proporre un titolo vasto e variegato: ogni possibile aspetto della gestione e del mantenimento di un Jurassic Park è riprodotto nel gioco.
Si inizia scegliendo la forma e la conformazione dell’isola su cui sorgerà il nostro parco: da lì in poi vengono intrapresi i sicuri binari del gestionale, con più di un debito verso la storica serie di Theme Park. Ma ciò che rende onore al titolo delle Vivendi è la capacità di non buttare al vento le possibilità che un’idea come quella di Chricton mette loro in mano: gestire un parco pieno di grassi turisti e affamati dinosauri ben presto si rivelerà molto difficile.
Dovremo pensare alla gestione dei dinosauri, scegliere quale “modello” di rettile clonare, considerando i suoi fabbisogni, il suo habitat, la compatibilità con dinosauri già presenti e così via. Una volta “sfornato” il quintale di denti e squaglie bisogna nutrirlo, tenerlo in salute e riportarlo alla cuccia se decide di fuggire. Per quest’ultimo problema c’è una squadra di sicurezza che potremo guidare in prima persona: ma anche questo aspetto necessita di pianificazione oculata e controllo preciso. Per non parlare dei turisti che dovremo divertire con sempre nuove attrazioni, bar e bagni ben piazzati, addirittura preoccupandoci di panchine e cestini dei rifiuti sempre a disposizione: altrimenti rischiamo di vederli usciti scontenti e non tornare più. Quando dico vedere il loro scontento lo intendo letteralemente: è possibile conoscere lo stato d’umore, le idee e la propensione all’acquisto di ogni singolo visitatore.
Poi bisognerà tenere d’occhio anche le squadre di antropologi che, in giro per il mondo, scavano alla ricerca di fossili da cui ricavare DNA. Ottenere ambra e ossa da cui clonare nuovi dinosauri (magari più attraenti per i turisti di un placido e piccolo erbivero) così da aumentare il numero di visitatori e quindi far crescere le risorse per mantenere il Parco e pagare nuove squadre che cerchino nuovo DNA… e così via. Come detto il controllo sul parco è totale, in certi frangenti quasi impressionante per il dettaglio: dal prezzo del biglietto delle singole attrazioni, al menù dei ristoranti, dalla posizione delle panchine allo sviluppo di nuove attrattive: il giocatore può addirittura determinare l’itinerario della mongolfiera del giro turistico, dargli un nome attraente e poi salirci sopra e collaudarlo in prima persona, assicurandosi che i clienti facciano il pieno di dinosauri e adrenalina. Il giocatore può intervenire in prima persona anche nelle emergenze, prendendo la guida dell’elicottero della sicurezza e andando a caccia di turisti dispersi o di brontosauri da anestetizzare.
Sono ancora troppe le caratteristiche che si potrebbero elencare –dalle condizioni climatiche, alla ricerca genetica –e rovinerebbe il piacere della scoperta al giocatore: la curva di apprendimento è progressiva, non scoraggia mai, anzi tiene sempre viva la voglia del giocatore di scoprire qualche nuovo dinosauro o di implementare una nuova attrazione.
Estinzione e clonazione
Un accenno alle altre modalità di gioco oltre alla “campagna” principale: ad aumentare la longevità di Operation Genesis, oltre ai tutorial, provvederenno delle missioni singole, da sbloccare nel corso del gioco, con obbiettivi precisi da raggiungere (catturare un dinosauro fuggito, recuperare dei turisti, ottenere certe strutture), e una “Dinopedia”, una sorta d’enciclopedia sui dinosauri, concisa ma preziosa per conoscere le caratteristiche e le esigenze delle nostre creature.
Solo lati positivi allora? Non proprio: per quanto numerosi e variegati i diversi aspetti della gestione del parco sembrano non influire tutti con lo stesso peso sul proseguimento del gioco. Così l’appassionato di titoli gestionali deve tener presente di trovarsi davanti a un titolo pensato per il mercato di massa, per l’appassionato della saga o il casual gamer, non certo per chi da un titolo simile cerca profondità e complessità alla Sim City. Non tutti gli aspetti sono stati approfonditi a sufficienza: c’è molta quantità ma non altrettanta qualità in un gameplay che alla fine rischia di tediare il giocatore che cerca la sfida.
Più che dignitoso l’aspetto tecnico: la grafica non farà gridare al miracolo ma svolge egregiamente il suo lavoro e più d’una volta proporrà paesaggi suggestivi e ricchi di particolari. Degno di nota l’effetto zoom: da vaste panoramiche su tutta l’isola si potrà scendere ad ammirarare i singoli dinosauri, ricreati molto fedelmente e ricoperti da texture di buona qualità, nei limiti della Ps2. Gli effetti sonori, invece, tradiscono un’eccessiva trascuratezza, risultando particolarmente anonimi al limite del fastidioso: di tutt’altra levatura l’accompagnamento sonoro che, in linea con i Jurassic Park cinematografici, ripercorre le ampie ed epiche partiture a cui ci ha abitutato John Williams.
Commento
Come scenziati che combinano cromosomi mutanti con lo spirito del bricoleur, i designer di Operation Genesis hanno tentato un innesto di diversi stili di gioco –dal gestionale puro allo strategico, dall’educativo al simulatore di vita –ottenendo un ibrido fragile, dalle ricchissime potenzialità che purtroppo rimangono tali. Un cucciolo immaturo, buttato fuori dall’incubatrice troppo presto: speriamo bene per il sequel.
Jurassic Park è un prodotto più che dignitoso che svolge in maniera egregia la sua funzione di intrattenere e suggestionare l’appassionato di dinosauri: proprio chi conosce tutta la filogenesi del pterodattilo troverà in Operation Genesis un titolo divertente e vario, al contrario l’hardcore gamer deve tener presente che non troverà sfide profondissime ma solo un titolo irrisolto, solo potenzialmente grande. Una grafica dignitosa e una giocabilità immediata ne fanno un prodotto consigliato ad un pubblico non specializzato in gestionali, magari giovane e appassionato di rettili più grandi di una lucertola.
- Pro:
- Giocabile
- Ottime musiche
- Complesso...
- Contro:
- ...ma poco profondo
- Sfida scarsa
- Interfaccia da limare
Jurassic Park –attraverso il libro di Michael Chricton prima, la serie cinematografica di Spilberg poi –ha conferito un’inedita popolarità ai dinosauri trasformando, all’inizio degli anni novanta, brontosauri, triceratopi e tirannosauri in autentiche pop star globali. L’origine, per certi versi misteriosa, di tanta fascinazione per questi rettiloni è, probabilmente da ricercare nel loro incarnare contemporaneamente tanto il passato quanto il futuro –essendo cloni –dell’umanità. I film di Spielberg, inoltre, sono stati anche delle pietre miliari nella storia degli effetti speciali cinematografici: i suoi dinosauri furono tra le prime creature –oltretutto di un certo indiscutibile “peso” –ricreate in buona parte con la computer graphic.
È quindi un peccato che, fino ad oggi, questi dinosauri doppiamente virtuali –perché cloni e perché creati al computer –non abbiano trovato alcuna degna rappresentazione videoludica (fatto salvo il franchise di Dino Crisis, in cui però si limitavano al minimo sindacale sostituendo gli zombie di resideneviliana memoria).
A colmare questa lacuna ci prova adesso la Vivendi Universal con Jurassic Park: Operation Genesis, e lo fa andando alle radici del fenomeno “dinomania”, alla sua genesi appunto, mettendo a disposizione del giocatore un’intera isola su cui costruire e far fiorire il proprio parco dei divertimenti a base di rettili giganti dove, come un vero scienziato pazzo, poter giocare a fare Dio.