Nato da un'idea dello sviluppatore indipendente Julian Laufer, Outbuddies ha richiesto ben sei anni di sviluppo per essere finalizzato, anche grazie al sostegno economico di alcuni appassionati con una piccola campagna Kickstarter risalente al 2017. Il progetto è chiaramente ispirato a un grande classico del passato come Super Metroid, prendendo peraltro spunto anche da altri titoli indie apprezzati del recente passato come Axiom Verge. Pur basandosi sulla struttura ludica tipica dei metroidvania, l'autore posto l'accento sull'interazione subacquea, che si alterna alle tipiche fasi platform. Il debutto su Steam è avvenuto lo scorso 15 ottobre, mentre l'uscita su PlayStation 4, Nintendo Switch e Xbox One avverrà nel primo trimestre del prossimo anno. Se siete curiosi di scoprire di più non dovete far altro che proseguire nella lettura della nostra recensione.
Metroidvania subacqueo
Outbuddies è fedele alla tradizione tanto per la conformazione della mappa di gioco e la componente grafica, quanto per la progressione legata al costante incremento del proprio equipaggiamento tramite l'esplorazione. I giocatori sono chiamati ad addentrarsi nelle profondità di Bathlam, un'antica fortezza sommersa eretta da misteriose divinità ormai scomparse nelle profondità dell'Oceano Atlantico meridionale. Dopo essere naufragato con la propria imbarcazione, l'archeologo Nikolay Bernstein si risveglia in questo luogo apparentemente dimenticato dal resto del mondo con a fianco un nuovo alleato dotato di singolari poteri. La coppia dovrà collaborare attivamente per farsi largo tra le minacce che albergano nelle rovine, alla ricerca di una via d'uscita che possa ricondurli in superficie. Dal punto di vista narrativo le informazioni fornite al giocatore vengono circoscritte ad alcuni sintetici dettagli sul luogo nel quale ci si trova e sulle entità divine che hanno plasmato questa imponente struttura.
La modalità single-player prevede che il giocatore assuma alternativamente i panni di entrambi i personaggi, usufruendo così di abilità complementari con le quali provare a superare le asperità del percorso. In un primo tempo Nikolay è completamente sprovvisto di un equipaggiamento che gli permetta di difendersi dalle minacce circostanti, perciò è necessario affidarsi soprattutto al personaggio di supporto per farsi largo verso le aree successive della mappa. Una volta selezionato, quest'ultimo è anche in grado di attivare una serie di blocchi che se spostati nei punti giusti di ciascuna schermata possono garantire l'accesso ad altre stanze o l'opportunità di raggiungere zone diversamente precluse. Al contempo l'entità è capace anche di piazzare piccole piattaforme dalla forma quadrata utilizzabili come punto d'appoggio per il superamento degli ostacoli più ostici. A ciò si aggiunge la sua capacità di scansionare l'ambiente circostante alla ricerca di luoghi d'interesse e punti d'interazione da indicare al suo compagno di viaggio.
La mappa viene svelata passo dopo passo, mettendo progressivamente in luce la presenza di alcuni fondamentali equipaggiamenti che devono essere recuperati per poter sopravvivere. Bathlam è un luogo dimenticato eppure ancora pullulante di bizzare creature apertamente ostili nei confronti dei due ospiti indesiderati. Il giocatore avrà quindi accesso a una gamma di risorse tra cui bombe da poter piazzare a terra per far fuori i nemici o aprire varchi nelle pareti meno resistenti, in cerca di passaggi segreti verso altre porzioni dello scenario. Proseguendo nel proprio viaggio si ha poi accesso a una serie di armi dotate di caratteristiche e potenzialità variegate, che peraltro sono strettamente connesse all'apertura dei portali che danno accesso alle aree più avanzate.
L'alternanza tra i due personaggi è un aspetto interessante del gameplay, sebbene non si possa fare a meno di evidenziare i limiti di un sistema di controllo che in più di una fase si è dimostrato ingiustificatamente macchinoso da dover gestire. Il passaggio da un soggetto all'altro è affidato alla levetta analogica destra; gli attacchi del protagonista sono per lo più legati all'impiego di armi da fuoco, viceversa il droide che lo supporta è in grado di scagliare un unico colpo che dev'essere caricato e poi scagliato verso l'obiettivo i modo simile a una fionda. Ciò che si è rivelato più scomodo è però soprattutto lo spostamento degli oggetti affidato alla telecinesi, che si è rivelato fin troppo artificioso e frustrante da fruire. La situazione migliora quando si accede alla cooperativa in locale per due giocatori, con il secondo utente incaricato di occuparsi dell'entità di supporto.
Mentre si muovono alla ricerca di risposte, Nikolay e il suo singolare alleato si imbattono in una moltitudine di segreti e creature apparentemente dimenticate che albergano tra le rovine per lo più invase dalle acque. Tra questi ci sono anche i Wozan, una buffa tribù dedita all'attività mineraria che il giocatore deve progressivamente liberare per consentirne la risalita in superficie. Chiaramente non poteva mancare nemmeno la presenza di caparbi boss, che nel complesso ci hanno saputo convincere per la varietà delle loro caratteristiche e dei pattern di attacco.
Conclusioni
Come spesso accade quando un titolo viene concepito e realizzato da un singolo sviluppatore, Outbuddies presenta inevitabilmente alti e bassi dal punto di vista realizzativo. Il design della mappa e la progressione non lineare in ossequio allo stile metroidvania vengono parzialmente pregiudicati da un'ingiustificata macchinosità dell'interazione in varie fasi della partita. La situazione migliora se si ha l'opportunità di fruire l'intera avventura facendosi affiancare da un amico; la co-op ci è infatti sembrata molto più bilanciata rispetto ad alcune specifiche caratteristiche del sistema di controllo.
PRO
- Esplorazione non lineare
- Interazione subacquea
- Co-op in locale per due giocatori
CONTRO
- Sistema di controllo a tratti macchinoso
- Graficamente non ispiratissimo