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Path of Fury: Episode 1 – Tetsuo's Tower, il sentiero del Kung Fu è lastricato di buone intenzioni

Qual è l'obiettivo di un buon titolo per la realtà virtuale? Immergere il giocatore in un racconto, oppure farlo interagire il più possibile con ciò che lo circonda?

RECENSIONE di Luca Mazzocco   —   15/03/2025
Promo art di Path of Fury: Episode I – Tetsuo's Tower

Il mercato attuale dei titoli VR si differenzia tra opere fortemente narrative, che puntano alla totale immedesimazione, e altre più ludiche, create per intrattenere il giocatore per sessioni di gioco più o meno brevi. Da un lato possiamo trovare titoli come FATED: The Silent Oath, dall'altro Beat Saber, giusto per fare due esempi. Ma cosa succede quando proviamo a mescolare questi due obiettivi? Succede che nascono opere come Batman: Arkham Shadows o Alien: Rogue Incursion, titoli che tentano di elevare il linguaggio della realtà virtuale nella speranza di avvicinarsi ai videogiochi "classici".

Alle volte, però, è evidente come alcuni sviluppatori non puntino a creare il gioco perfetto, bensì a dare forma a una propria idea di intrattenimento ben precisa. È il caso di Leonard Menchiari, sviluppatore che si è fatto conoscere prima con RIOT: Civil Unrest, per poi conquistare il pubblico di tutto il mondo con Trek To Yomi, titolo diretto insieme a Marcin Kryszpin nel 2022. Dopo l'esperienza con i ragazzi di Flying Wild Hog, questo capace autore ha deciso di lavorare a un titolo in solitaria, supportato dal Publisher Abonico Game Works. Il risultato dei suoi sforzi risponde al nome di Path of Fury, opera (al momento) esclusiva per i visori di Meta e che vede il primo episodio, intitolato Tetsuo's Tower, in uscita il 13 marzo.

Ma qual è la visione di Menchiari? Basterà a conquistare gli amanti della VR sparsi per il mondo?

Un pretesto

Nati nella prima metà del 1900, i film di arti marziali sono diventati davvero famosi solamente nel 1973, grazie al carisma e all'abilità di Bruce Lee. Per circa un ventennio, queste avventure ricche d'azione hanno emozionato il pubblico di tutto il mondo con scontri all'arma bianca o a mani nude. Path of Fury appartiene proprio a questa seconda categoria (denominata gongfu) e ci mette nei panni di un protagonista armato solo dei propri pugni. Un protagonista alla ricerca di vendetta, per la quale sembra essere disposto a fare qualsiasi cosa.

Path of Fury: Episode I - Tetsuo's Tower vanta un fascino retrò indiscutibile
Path of Fury: Episode I - Tetsuo's Tower vanta un fascino retrò indiscutibile

Lo ammettiamo: la trama di Path of Fury è appena percettibile ed è evidente come Leonard Menchiari non abbia puntato su di essa. I dialoghi sono pochi e poco interessanti, regalandoci giusto un pretesto per menare le mani. Qui subentra la principale caratteristica del gioco prodotto da Abonico Game Works: nonostante Path of Fury sembri un titolo narrativo capace di immergerci in un mondo dal grande potenziale, in realtà non è così. Potremmo definire l'opera di Leonard Menchiari come "un gioco di fitness creativo". Un titolo perfetto per fare esercizio fisico in un ambiente affascinante e unico, ma ben lontano dai prodotti più narrativi.

È evidente, infatti, la passione di Menchiari per i film di arti marziali. Ogni ambiente, luce o inquadratura trasmette un feeling anni Ottanta avvolgente e appagante, proiettando il giocatore in un'avventura breve (la trama di questo primo episodio si completa in poco più di un'ora), ma molto intensa.

Fitness creativo

Una volta avviato Path of Fury: Episode I - Tetsuo's Tower, il giocatore viene catapultato prima in un brevissimo tutorial e poi direttamente ai piedi della torre di Tetsuo, con lo scopo di scalarla a suon di pugni. Il gioco è essenziale e mette di fronte all'utente uno o più nemici da sconfiggere. Sul corpo degli avversari compariranno dei punti da colpire di tre colori differenti: blu, rosso e grigio. Se il grigio concede maggiore libertà al combattente, le altre due tonalità si rifanno al colore dei guanti del protagonista. Colpire questi elementi grafici con la mano del relativo colore permette di ottenere più punti e di abbattere più rapidamente i nostri avversari. Avversari che non rimarranno comunque immobili, attaccandoci a loro volta e costringendoci a metterci in difesa per parare il colpo e evitare di ricevere danno.

Una volta completato il gruppo di nemici, il gioco ci teletrasporta istantaneamente allo scontro successivo. Di lotta in lotta, dovremo quindi farci largo tra orde di nemici sino agli inevitabili scontri con i vari boss. Il gameplay vanta senza dubbio un notevole ritmo, costringendo il giocatore a imparare gli schemi avversari per evitare di finire a terra e ricominciare così il livello. È un peccato, però, che gli spostamenti nelle varie scene trasportino spesso l'utente troppo vicini agli avversari, costringendolo ad arretrare per avere un minimo di visione d'insieme. Questo problema si porta dietro altre complicazioni, come la difficoltà a difendersi dai primi attacchi di ogni nemico. Di per sé non sarebbe un problema, ma dover ricominciare da capo il livello per questo "dettaglio" rischia talvolta di rendere l'esperienza frustrante.

Le 'bolle' grigie vanno colpite con la mano che si preferisce il più velocemente possibile
Le "bolle" grigie vanno colpite con la mano che si preferisce il più velocemente possibile

Come accennato nella sezione precedente, Path of Fury può risultare goffo e ripetitivo se si approccia come un "classico titolo VR". Vi consigliamo di avvicinarvi all'opera di Leonard Menchiari con la stessa forma mentis di un gioco di Zumba, pronti a sudare sette camicie attraverso locali, corridoi e uffici di quello che sembra a tutti gli effetti un film cinese di arti marziali.

Potenza visiva VS. Accessibilità

Una volta avviata l'applicazione, il primo elemento di Path of Fury a balzare all'occhio è senza dubbio il comparto grafico. Lo stile retrò che sembra fuoriuscito dalla prima PlayStation è qualcosa che raramente si è visto in ambito VR, regalando scorci e momenti davvero molto piacevoli da vedere. Ottimo anche il lavoro fatto sulla colonna sonora, che carbura soprattutto durante le battaglie coi boss, rimanendo più in secondo piano in altri momenti. Nulla di eclatante, ma perfettamente integrata con l'esperienza di gioco.

Nonostante i nemici siano simili dal punto di vista estetico, presentano pattern e attitudini diverse tra loro
Nonostante i nemici siano simili dal punto di vista estetico, presentano pattern e attitudini diverse tra loro

A proposito di esperienza di gioco: Path of Fury: Episode I - Tetsuo's Tower non è un titolo che punta sull'accessibilità. Nonostante sia pensato per ridurre al minimo qualsiasi problema di motion sickness, la mancanza di un vero e proprio menù si fa sentire. Non ci sono impostazioni da gestire, mancano i sottotitoli in italiano, non è stato implementato il tracciamento delle mani, il titolo si può giocare solamente in piedi e le interazioni ambientali sono ridotte al minimo. Insomma: la percezione è che Path of Fury sia un prodotto minimale. Un'opera che ha intenzione di fare poco, ma di farlo bene. A voi la scelta se questo valga i circa nove euro di spesa.

Conclusioni

Versione testata Meta Quest
Prezzo 8,99 €
Multiplayer.it
7.0
Lettori
ND
Il tuo voto

Path of Fury non sarà un gioco perfetto, ma è coerente. È un gioco coerente con il desiderio del suo creatore di dare vita a un titolo capace di fare sudare chiunque decida di avviarlo, catapultandolo all'interno di un'ambientazione unica. Tra una scazzottata e l'altra ogni tanto si sente il desiderio di esplorare l'ambiente circostante, di conoscere qualcosa di più della trama o, banalmente, di interagire con ciò che abbiamo attorno. La breve durata dell'esperienza e la rapidità con la quale si alternano gli scontri non lascia comunque spazio ad alcune distrazione, coinvolgendo dal primo all'ultimo minuto. Una volta riposto il visore in carica, infatti, ci si rende conto del divertimento provato e di quanto, in fondo, i giochi "semplici" siano spesso quelli che funzionano meglio.

PRO

  • Frenetico e appagante
  • Atmosfera unica nel mondo della realtà virtuale

CONTRO

  • Scarsa interazione con il mondo
  • Accessibilità al minimo storico per un titolo VR