Gli screenshot in classico stile pixel art francamente un po' derivativo potrebbero trarre in inganno, ma nella recensione di RE:CALL ci troviamo ad analizzare un gioco veramente originale, basato su un concetto poco esplorato ma pieno di potenziale per un'avventura puzzle a carattere investigativo. Come mette bene in chiaro già il prologo, con una nitidezza addirittura violenta, in questo titolo possiamo manipolare i ricordi, agendo su continui flashback per testare versioni alternative della realtà nel presente, fino a trovare la soluzione agli enigmi attraverso questa progressiva modifica del passato. L'idea è davvero affascinante e anche ottimamente eseguita almeno per una metà del gioco, salvo poi diluirsi in maniera un po' eccessiva nella seconda parte, forse alla ricerca di una maggiore longevità che risulta però nociva, a un certo punto.
In ogni caso, RE:CALL resta un esperimento interessante che merita di essere provato, perché non sono molti i casi in cui ci si trova sinceramente spiazzati e intrigati a questi livelli di fronte a un'idea originale, anche considerando la varietà di esperienze fornite dal ricco panorama indie.
Tra teen drama, avventura con risvolti fantastici e crime story con influssi thriller, RE:CALL non abbandona mai un certo spirito ironico e ammicca spesso e volentieri al giocatore in un costante meta-gioco che punta ad abbattere la quarta parete, nei contenuti della storia come nelle situazioni del gameplay. Questo perché siamo sempre chiamati in causa sia nella costruzione progressiva dei ricordi e quindi della realtà attraverso le nostre scelte, sia come entità con cui i protagonisti sentono di essere in contatto, pur senza comprenderla del tutto, entrando a far parte della storia.
Crimini e ricordi
Si parte subito nei panni di Dominik, una sorta di gangster (o qualcosa del genere) impegnato in un'operazione di infiltrazione nel covo di una banda di malviventi e già nei primi minuti si capisce come questo gioco segua regole diverse da quelle standard. Siamo in un flashback, con il protagonista che rievoca le azioni effettuate per arrivare a trovarsi faccia a faccia con il suo rivale, ma ad ogni errore torniamo all'inizio della scena, con la possibilità di intraprendere scelte diverse, modificare il ricordo e influenzare anche la situazione nel presente. La storia poi effettua uno stacco netto e ci presenta il vero protagonista, un personaggio ben diverso dal precedente. Bruno Gallagher è infatti un ragazzo trasandato e solitario, vissuto sempre ai margini della gioventù più ricca e modaiola della città, che spesso lo deride per la sua tendenza al sovrappeso.
Per questi motivi, Bruno si ritrova a suo agio con personaggi alquanto strani e variopinti, con i quali si ritrova coinvolto in un misterioso crimine che sembra collegato a una serie di delitti avvenuti in passato, e in particolare a una triste e inquietante storia che ha sconvolto la vecchia scuola del protagonista.
Forte dell'aiuto fornito dal "fantasma" con cui è costantemente in contatto e che guida le sue scelte consentendogli di cambiare i ricordi e modificare in tal modo la realtà, Bruno deve risolvere il complesso enigma che sembra legare, in qualche modo, l'omicidio accaduto di fronte ai suoi occhi, la tragedia che ha segnato la sua infanzia a scuola, le gesta del tenebroso Dominik e la presenza del misterioso "fantasma" comparso improvvisamente nella sua vita. Data la messa in scena estremamente semplice, che richiama lo stile delle avventure a 16-bit, la narrazione si svolge principalmente attraverso dialoghi e primi piani sui ritratti dei personaggi, con una scrittura di buon livello anche se completamente in inglese, il tutto accompagnato peraltro da un'ottima colonna sonora originale.
La manipolazione della realtà
Il gameplay è incentrato in buona parte del meccanismo della manipolazione dei ricordi, che di conseguenza modificano la realtà circostante i protagonisti. Il sistema prevede solitamente un flashback in cui il protagonista rievoca ciò che è successo in precedenza, ma con la possibilità di prendere di volta in volta delle decisioni differenti, che si intrecciano e si influenzano fra loro fino a trovare il giusto percorso e la soluzione agli enigmi posti dalla realtà contemporanea. Non si tratta di ampi ventagli di scelte quanto piuttosto di bivi o poco più, imperniati su un'interazione prestabilita su pochi oggetti, ma la combinazione di questi determina diverse ramificazioni che possono avere numerosi effetti diversi, i quali spesso vanno sperimentati a fondo per iniziare a scorgere la soluzione dei puzzle. È sicuramente un sistema più facile da provare che da spiegare, e il prologo iniziale rappresenta probabilmente la migliore introduzione possibile a questo meccanismo, lanciandoci subito in questa ragnatela di possibilità.
I sette capitoli che compongono la storia seguono un'ottima progressione narrativa ed è facile farsi prendere dalla storia grazie alla stranezza degli eventi e ai colpi di scena presenti, sebbene non si tratti propriamente di un intreccio molto complesso.
I personaggi, seppur basati su tropi abbastanza classici, sono comunque ben caratterizzati e spingono facilmente verso l'immedesimazione. Il problema principale di RE:CALL è piuttosto il ritmo di gioco e il modo in cui l'ottima idea di base su cui è strutturata buona parte del gameplay tende a diluirsi fino a perdersi negli ultimi capitoli, lasciando spazio a puzzle meno ispirati e sezioni stealth. È vero che un continuo affidarsi alla meccanica della manipolazione dei ricordi sarebbe potuto sembrare troppo artificioso a un certo punto, ma un maggiore equilibrio dall'inizio alla fine sarebbe stato auspicabile.
Conclusioni
RE:CALL ci pone di fronte a una sperimentazione narrativa che riesce ad essere originale e sorprendente, cosa non facile nel ricco panorama di esperienze offerte dall'ambito indie attuale. Sebbene si risolva in una quantità piuttosto limitata di possibilità e combinazioni, l'idea della manipolazione dei ricordi riesce a stupire e anche entusiasmare fin da subito. La storia e i personaggi si rivelano poi all'altezza di questa freschezza concettuale, spingendoci a proseguire anche nei momenti in cui le cose si fanno più strane e meno comprensibili. Peccato che questa spinta iniziale tenda a spegnersi in una seconda metà del gioco più stanca e meno significativa, ma nel complesso risulta comunque un'esperienza consigliata a chiunque abbia voglia di provare qualcosa di nuovo, sebbene non molto complesso come puzzle e sfide.
PRO
- L'idea della manipolazione della realtà attraverso i ricordi è geniale e ben riprodotta
- Nei suoi momenti migliori, RE:CALL propone puzzle veramente ben congegnati
- La storia dai risvolti investigativi e thriller è interessante
CONTRO
- La seconda parte cala d'intensità e interesse sul fronte del gioco
- Al di fuori dei puzzle incentrati sui ricordi, gli altri elementi del gameplay non spiccano