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Recensione : Psychonauts

Ficcare il naso nella mente altrui non è mai stato così divertente...

RECENSIONE di Fabio Palmisano   —   08/07/2005
Recensione : Psychonauts
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La psicanalsi? Preistoria...

Classificato come un banale platform, Psychonauts non impiega molto tempo per mostrare all’utente di essere in realtà molto di più, presentando anzitutto un background ed un setting narrativo di eccellente spessore per un prodotto del genere. L’impronta di Shafer (storico autore di avventure grafiche Lucasarts quali Day of The Tentacle, Full Throttle e Grim Fandango) è immediatamente riconoscibile per tutti coloro che abbiano un minimo di familiarità con i suoi illustri lavori precedenti; l’azione prende dunque luogo all’interno di un campeggio estivo per ragazzini, che ha la particolarità di fungere da addestramento psichico per soggetti dotati di poteri mentali. In questo contesto si intrufola abusivamente il protagonista del gioco Razputin (da tutti chiamato Raz), fuggito da casa poiché desideroso di divenire uno psychonaut, ovvero una sorta di 007 della psiche. Sorpreso dagli insegnanti del corso, Raz si troverà a disposizione con un solo giorno per realizzare il proprio sogno prima che i suoi genitori vengano a prenderlo: ma durante questo suo breve soggiorno, i cervelli dei propri compagni cominciano a scomparire misteriosamente...
Tanto originale e spassoso quanto incredibilmente servizievole ai fini del gameplay, il plot di Psychonauts stupisce non solo per le possibilità ludiche che è capace di aprire (entrare nelle menti altrui per svelare il mistero del campeggio), ma anche per lo straordinario cast di personaggi di cui si avvale: oltre allo stesso Raz, caratterizzato alla perfezione, lo scenario di gioco è popolato da ogni genere di strambi figuri, dai giovani partecipanti al corso fino al particolarissimo corpo docente. Oltre a vantare un design assolutamente eccezionale, i diversi NPC danno sfoggio delle proprie pittoresche personalità servendosi di deliziose cut-scenes e soprattutto dei dialoghi che possono avere con Raz. Richiamando al genere delle avventure grafiche, Psychonauts offre infatti al giocatore l’opportunità di parlare a piacimento con i personaggi, le cui frasi cambieranno in base al progresso nell’avventura, esorcizzando la ripetitività. E non è tutto: spesso basta avvicinarsi ad un gruppo di NPC per ascoltarne i reciproci scambi di battute, che possono andare avanti per interi minuti. Il tutto è reso estremamente piacevole dallo humor sopraffino di cui è imbevuto il titolo Double Fine, merito ancora del vulcanico Shafer: gran parte dei dialoghi, delle sequenze e dei puzzle di Psychonauts sono infatti letteralmente esilaranti, con picchi di assoluto genio umoristico. Il che non è davvero niente male per un “semplice” platform...

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Il potere della mente

Anche focalizzandosi sulla parte più action del gioco, è impossibile non notare come Psychonauts offra elementi di grande originalità e freschezza pure in questo ambito. Lascia innanzitutto letteralmente a bocca aperta la varietà di situazioni e scenari riscontrabili nel corso della dozzina abbondante di livelli “psichici” del gioco, ognuno relativo alla mente di un particolare personaggio. Tanto per fare un paio di esempi, nella testa del militaresco Coach Oleander a farla da padrone sono esplosioni e carri armati, mentre quella della solare Milla è popolata da luci colorate, musica, megaschermi e gente che balla, con infine quella del preciso agente Sasha Nein modellata sulle sembianze di un enorme cubo di Rubik. Come se una tale molteplicità stilistica non fosse già sufficiente, ogni singolo livello offre un tipo di sfida diverso a seconda dell’ambientazione: in un particolare stage, Raz si trova così a vestire i panni di un mostro gigantesco impegnato a distruggere una città abitata da pesci antropomorfi; in un altro deve intrufolarsi all’interno di un tipico quartiere americano anni ’50 popolato da bizzarri agenti segreti; in un altro ancora ha il compito di sconfiggere niente meno che Napoleone Bonaparte in una sfida di strategia. Insomma, Psychonauts sprizza idee da tutti i pori, che si fondono armoniosamente con meccaniche di gioco più classiche ancorate agli stilemi del genere: all’interno della pur forte parte platforming, un ruolo importante veste in questo senso il classico raccoglimento di bonus sparsi nello scenario di gioco, che nel titolo Double Fine servono a far aumentare di livello Raz e permettergli così di apprendere nuovi poteri psichici. Questi comprendono sia abilità di offesa, sia altre capacità -quali la telecinesi, la lettura della mente o l’invisibilità- indispensabili per risolvere i semplici ma mai banali puzzle di gioco o anche utili solamente per sperimentarli contro i vari NPC ed osservare le loro spassose reazioni. Tutti elementi questi che vanno a comporre il particolarissimo gameplay di Psychonauts, che stupisce non solo per l’effettiva freschezza del pacchetto offerto ma soprattutto per la straordinaria qualità mostrata da ogni singola sfumatura di gioco.

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A beautiful mind

Evidentemente non pago degli ottimi esiti ottenuti sul campo della struttura di gioco, Psychonauts riesce a raggiungere risultati da top class anche per quanto riguarda la realizzazione tecnica. Visivamente, il titolo Double Fine è davvero qualcosa di unico, forte di uno stile grafico tanto strampalato quanto incredibilmente attraente. Oltre al ricercatissimo ed assolutamente vincente look dei personaggi, Psychonauts offre alla vista scenari fumettosi e curati nel contesto della realtà, che si tramutano in ambientazioni distorte e meravigliosamente fuori di testa allorquando ci si avventura nella psiche altrui. In ogni caso, il vero punto di forza di Psychonauts non è lo sfoggio puro e semplice di poligoni ed effetti speciali (che peraltro fanno il loro dovere in maniera più che ottimale), quanto piuttosto l’unione della mera tecnica con scelte stilistiche eccezionali, che spesso lasciano basiti per genio e varietà. Tutto questo, inoltre, procede armoniosamente di pari passo con un comparto sonoro senz’altro tra i migliori sentiti negli ultimi tempi. La parte del leone in questo caso è sicuramente riservata allo straordinario doppiaggio in inglese, caratterizzato da una scelta di voci perfette e da una recitazione eccellente, volutamente sopra le righe per venire incontro al bizzarro setting di gioco. Ma non è tutto: impressionante è anche la qualità della musica che fa da sottofondo all’avventura, capace di districarsi tra una serie notevolissima di stili diversi che si sposano sempre in maniera infallibile con quanto si vede scorrere su schermo.

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Commento

Psychonauts è senz’ombra di dubbio il miglior platform disponibile su Xbox, sebbene una tale definizione stia decisamente stretta al titolo Double Fine. Caratterizzato da un armonioso amalgama di fasi platform, adventure e puzzle ed arricchito da tutta una serie di dialoghi esilaranti e di fasi di gioco assai diverse tra loro, Psychonauts appare più come una radicale evoluzione dinamica delle avventure di Shafer, con tutto ciò che di buono ne può conseguire. Stilisticamente eccezionale e graziato da un comparto tecnico di ottima qualità, Psychonauts soffre unicamente di una longevità non esaltante e di un livello di difficoltà piuttosto basso, elementi che tuttavia non gli impediscono di affermarsi come uno dei prodotti più sorprendenti degli ultimi tempi.

    Pro:
  • Gameplay incredibilmente fresco, vario ed appassionante
  • Tecnicamente e stilisticamente unico
  • Umorismo in stile Shafer in quantità massicce
    Contro:
  • Longevità e livello di difficoltà non elevatissimi

E’ cosa nota che i videogiochi con una gestazione piuttosto lunga e tormentata non sempre riescano a mantenere le promesse fatte tra anteprime e press release varie, vittime di una talvolta eccessiva hype o semplicemente di una produzione troppo lenta. Questo all’apparenza poteva sembrare il caso del qui presente Psychonauts: un titolo annunciato la bellezza di quattro anni fa dal neonato team Double Fine, sballottato da un producer all’altro e finalmente uscito sul mercato grazie a Majesco, nome che tra l’altro non è mai stato storicamente grande sinonimo di qualità. Contrariamente a quanto era lecito pensare, invece, l’opera del geniale Tim Shafer si è rivelata a conti fatti la più classica delle eccezioni che invalidano la regola...