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Red Dead Revolver

”Il vento caldo accarezzava la mia faccia mentre la sabbia si appiccicava sul viso mista al sudore che mi colava lungo la fronte. Le mia dita si agitavano nervosamente all’altezza della fondina, vicino al calcio della Colt. Da un momento all’altro io ed il mio avversario avremmo estratto le pistole e il duello avrebbe avuto il suo epilogo. Solo allora, e non prima, si sarebbe avuto un vincitore…”

RECENSIONE di Massimo Reina   —   23/06/2004
Red Dead Revolver
Red Dead Revolver
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Il West secondo Rockstar

Red Dead Revolver è il classico sparatutto in terza persona incentrato su una struttura tipica degli action-game ala Max Payne, ovviamente ambientato nel vecchio Far West. Ma più che “raccontarci” un selvaggio west con indiani e banditi in puro stile hollywoodiano, il titolo Rockstar sembra più strizzare l’occhio ai film di Sergio Leone (una cosa a dir poco positiva ndTanzen). Non credo di esagerare nel definire questo RDR una sorta di “spaghetti western” videoludico. Il west rappresentato qui è polveroso, becero e sporco. Tutti i classici elementi presenti nelle pellicole del regista italiano sono riproposte durante le fasi di gioco in maniera evidente: dal poncho consunto di Clint Eastwood ai banditi sporchi e rozzi, dai villaggi al confine col Messico poveri e semi deserti alle musiche, palesemente ispirate (se non addirittura letteralmente campionate) alle colonne sonore del Maestro Ennio Morricone. Lo stesso protagonista, Red, sembra proprio un pistolero uscito dal film Il buono, il brutto e il cattivo, e perfino la trama ricalca le pellicole del genere. La storia stereotipata del giovane mezzo sangue indiano Red, appunto, che vede massacrare davanti ai propri occhi la famiglia salvandosi per puro miracolo, per poi diventare dopo qualche anno un abilissimo cacciatore di taglie in cerca di vendetta, richiama subito alla mente decine di film western anni ‘70.

Red Dead Revolver
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«Ho visto tre spolverini proprio come questi, tempo fa. Dentro c'erano tre uomini e dentro agli uomini tre pallottole» Jason Roberts - “C’era una volta il West” Anche le situazioni che ci troveremo ad affrontare nel titolo Rockstar sono tipiche dei film western sopra citati. Tutti i momenti clou che abbiamo imparato a gustare nelle pellicole sopra citate potremo ora riviverle in prima persona da protagonisti. Dalle sparatorie per le polverose strade di una cittadina fantasma a quelle su un treno assaltato dai banditos (che dovremo difendere impedendo che quest’ultimo vada a schiantarsi in un burrone dopo l’assassinio del conducente) fino alle proverbiali “free for all”, le famosissime risse nei saloon dove si deve solo ed esclusivamente picchiare a destra e a manca. Muovendosi in livelli strutturati come delle arene, ci si dovrà fare largo fra decine di nemici armati fino ai denti e decisi a farci la pelle, contando solo sulle proprie forse e su un armamentario di tutto rispetto fatto da pistole (le mitiche Colt!!!), fucili (Winchester), coltelli, gatling, candelotti di dinamite e chi più ne ha più ne metta. In tal senso è positiva la possibilità che viene data al videogiocatore di gestire da se il livello, nel senso che ognuno di noi potrà decidere in base alle proprie capacità e idee come affrontare la situazione che si viene a creare in quel momento. Anche se appare sconsigliato lanciarsi a testa bassa in avanti poiché nove volte su dieci ciò porterà ad una prematura fine. Specie se si considera che in RDR il sistema di puntamento degli avversari non è stato concepito in maniera ottimale e pertanto alle difficoltà intrinseche di una sparatoria si aggiunge anche quelle dovute ad un limite tecnico. Non esiste infatti il “lock” automatico dei nemici per cui di volta in volta sarà il videogiocatore stesso a dover puntare l’arma mirando con la leva analogica destra l’avversario da colpire, il che non è il massimo della vita se si tiene conto del fatto che tale levetta analogica della PS2 non è precisissima e che spesso gli avversari su schermo sono tanti e nascosti sui tetti delle city. Da questo punto di vista appare gradita l’introduzione di un bullet time chiamato Dead Eye, anch’esso mutuato da Max Payne, grazie al quale si potranno compiere determinate azioni mirando comodamente i bersagli da colpire (tutto si muoverà lentamente in quel momento consentendovi di prendere la mira più facilmente). Tuttavia questa possibilità non è sempre utilizzabile per ovvi motivi legati ad un gameplay altrimenti troppo semplice. Il succitato Dead Eye raggiunge il massimo della sua utilità nonché spettacolarità nei duelli all’ultimo sangue contro i Boss di fine livello, quando la prospettiva cambia passando ad una visuale in prima persona davvero d’atmosfera. Se la “missione” appena compiuta non è stata portata a termine come ci si aspettava sarà possibile rigiocarla a più riprese, in modo da poterla completare al 100%. Proprio quest’ultimo aspetto, unito al fatto che grazie al punteggio ottenuto alla fine di ogni livello si potranno sbloccare decine di extra, fanno di RDR un titolo abbastanza longevo. Intendiamoci: se lo si gioca in maniera lineare, esso può essere completato in meno di otto-dieci ore. Se come detto, ci si impegna a scoprire tutti i segreti allora le cose cambiano un tantino. Note dolenti per quanto riguarda invece l’aspetto grafico: tale comparto si rivela purtroppo povero e non in linea con le ultime produzioni per Ps2. Beh, ad essere onesti, nemmeno con le penultime. RDR esteticamente ricorda parecchio i titoli di prima generazione per il monolite. Personaggi poco definiti, modelli poligonali semplici e un tantino spigolosi, fondali puliti ma non eccelsi, una visione di insieme non appagante per occhi abituati a ben altri spettacoli sulle console di questa generazione. L'effetto "slavato" adottato dai programmatori per dare maggiormente al videogamer la sensazione di trovarsi davvero in ambienti caldi, con tanto di resa “video” della sfocatura tipica dei posti eccessivamente battuti dal sole, sembra un più escamotage per mascherare le lacune di cui abbiamo appena parlato piuttosto che un semplice effetto visivo, anche se il risultato finale non è affatto male.

Red Dead Revolver
Red Dead Revolver
Red Dead Revolver

Xbox vs Ps2

Come spesso accade nei titoli multipiattaforma, anche nel caso di Red Dead Revolver la versione tecnicamente preferibile è quella per la console Microsoft: un frame rate doppio (30 vs 60 fps) e più stabile, migliori effetti grafici ed una pulizia delle texture più apprezzabile sono i punti a favore dell’edizione Xbox, senza dimenticare caricamenti sensibilmente più rapidi. Allo stesso modo il versante sonoro è a favore della piattaforma di Bill Gates, con gran parte degli effetti sonori dotati del doppio delle varianti rispetto al monolito Sony. Ad ulteriore vantaggio va citata anche la presenza di un esclusivo ed inedito livello showdown ed una modalità multiplayer aggiuntiva, Coliseum, non presenti su Ps2. Per ultimo, va tenuto conto che la modalità multigiocatore si rivela molto più apprezzabile su Xbox, grazie al già citato frame rate meno soggetto a crolli durante le fasi maggiormente concitate. A conti fatti quindi, potendo scegliere, la versione per la console Microsoft è sicuramente preferibile sotto tutti i punti di vista, tanto da poter meritare tutto sommato un mezzo voto in più nel globale.

Andrea Palmisano

Conclusioni

Red Dead Revolver rappresenta il classico gioco che è destinato a rimanere nel limbo dei titoli per certi versi "incompiuti". Un gioco che poteva essere ma che non è. Titolo insomma dalle grandi potenzialità ma che una realizzazione tecnica non eccelsa limita a tratti. Eppure… Eppure può sembrare assurdo, forse sarà l’ambientazione, forse l’atmosfera particolare che si respira giocandoci, fatto stà che nonostante la struttura lineare e a tratti ripetitiva ed una I.A. dei nemici non eccelsa, il titolo Rockstar riesce ad affascinare, a coinvolgere il giocatore, rivelandosi maledettamente divertente da giocare. I difetti, insomma, non minano più di tanto un titolo che non mancherà di far felici tutti i fan degli spaghetti western su grande schermo.

Raramente un gioco ha avuto così tante difficoltà a vedere la luce come Red Dead Revolver. Più volte annunciato, cancellato, annunciato di nuovo, il titolo inizialmente prodotto da Capcom ha visto per mesi rimandato il proprio debutto nel panorama delle tante produzioni per Ps2, rischiando di fatto a più riprese di rimanere nell’oblìo di quei prodotti annunciati ma mai pubblicati per ragioni che spesso sfuggono a noi comuni mortali. Fortunatamente, l’ultima fatica degli Angel Studios è finita sotto l’occhio vigile di Rockstar, i quali lo hanno giudicato all’altezza delle loro aspettative (e di quelle del pubblico evidentemente) al punto di decidere il completamento del suo sviluppo e la rispettiva pubblicazione.