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Rocky

Lo Stallone Italiano ritorna ad incrociare i guantoni con gli avversari di sempre, in una simulazione pugilistica che riesce a catturare tutte le emozioni della lunga serie cinematografica di Rocky. Salite sul ring insieme a noi...

RECENSIONE di La Redazione   —   09/12/2002
Rocky
Rocky

Non fa male, non fa male

Il gioco si apre con una splendida presentazione che compone un perfetto mosaico di tutti i vari capitoli della serie, con scene prese direttamente dalle pellicole dei cinque episodi della saga. Una volta stabilizzato il battito cardiaco, si potrà scorgere il menù d’inizio nel quale sarà presente la classica modalità esibizione, quella torneo (inizialmente lucchettata) ed infine la modalità film. Quest’ultima è sicuramente la più attesa e gradita peculiarità del gioco, ovvero la possibilità di ripercorrere tutti gli incontri e le vicissitudini accorse a mister Balboa. Già dai fotogrammi iniziali del primo incontro s’intuisce l’accuratezza per i dettagli impiegata dai Rage; s’inizia infatti proprio come nel film, il 25 novembre del 1975 all’interno di una cappella della periferia di Philadelphia contro l’agile Spider Rico. Da qui comincia un’avventura di oltre 20 incontri da disputare fra cui quelli principali con Apollo Creed, Clubber Lang, Ivan “io ti spiezzo in due” Drago e Tommy Gunn; ognuno di loro sarà dotato dello specifico stile che li contraddistingueva nelle versioni cinematografiche. La struttura di gioco è tanto semplice quanto avvincente: dopo ogni incontro si avrà la possibilità di effettuare due allenamenti fra cinque selezionabili, a seconda dell’andamento di quest’ultimi si potenzieranno le varie abilità di Rocky. La crescita del personaggio è fondamentale per poter portare a termine il gioco con successo, in quanto la sola abilità del giocatore non sarà sufficiente al compimento di tutti gli incontri, che aumenteranno di difficoltà in maniera esponenziale. Nella modalità Torneo si potrà scegliere il pugile preferito e con esso effettuare una serie d’incontri per arrivare alla conquista del titolo in tre differenti categorie: bronzo, argento ed oro. I controlli sono a dir poco perfetti, presentando sui quattro tasti frontali del pad cubico i colpi al corpo (A destro e B sinistro) ed i colpi al volto ( X destro ed Y sinistro), mentre con i due tasti dorsali (L e R) si effettueranno schivate/parate e dei potentissimi uppercut. Lo stick analogico sinistro servirà oltre che per muoversi sul ring anche per effettuare il colpo o la schivata desiderata in maniera più che intuitiva, rendendo i vari incontri tanto spettacolari quanto simulativi.

Rocky
Rocky

Win Rocky Win

Come già precedentemente annunciato, questa produzione made in England è contraddistinta da una cura per le minuzie a dir poco maniacale. I principali stadi quali lo Spectrum di Philadelphia e quello di Mosca sono riprodotti fedelmente in ogni singolo particolare, così come i modelli poligonali dei vari pugili, dove tratti somatici e struttura corporale hanno libero sfogo. Anche il corso degli episodi è particolarmente dettagliato; infatti, la corporatura di Rocky muta a seconda del paragrafo che si starà trattando, così come i personaggi al suo angolo. Chi ricorda sommariamente gli incontri che contraddistinguevano la saga del grande schermo, sa quanto la miscela sangue e spettacolarità portasse emozioni a non finire. Bene, in questa produzione poligonale è situata tutta l’essenza di quegli incontri, dove a fare da cardine è proprio un sistema di danni facciali magnificamente implementato nel gioco; a seconda dei colpi subiti, i volti dei vari pugili cominceranno a deformarsi fra lividi, tagli e sangue, quest’ultimo che andrà a rivestire anche il ring ed i corpi dei contendenti. Per quanto la realizzazione tecnica risulti buona bisogna denotare alcune animazioni non propriamente convincenti soprattutto nei KO; un’altalenante sistema di collisioni, deprecabili principalmente nei replay ed un’impietosa qualità dei FMV.

No easy way out

Chi, sotto la doccia, non ha mai canticchiato il motivo principale di Rocky? Beh direi quasi nessuno, in quanto “Gonna fly now” composta da Bill Conti è una vera e propria marcia trionfale che, remixata in più versioni, fa presenza anche in questa sfida videoludica. Purtroppo è l’unica ad essere presente, poichè i motivi che compongono il soundtrack di Rocky, “Eye of the tiger” dei Survivor e “No easy way out” di Robert Tepper in primis, mancano all’appello lasciando un pò di amaro in bocca ai più appassionati della serie. Per ciò che concerne i dialoghi, molto caratteristici sono gli incitamenti che, al termine di ogni round, proferiscono i vari coach in perfetto stile con i film, così come i ridondanti effetti sonori che contraddistinguono ogni singolo colpo.

Rocky
Rocky

Commento finale

La storia dei videogames ci insegna quanto difficilmente certe produzioni ispirate a film, riescano nell’obbiettivo di far rivivere attraverso un pad le emozioni della pellicola. Questa di Rocky è la classica eccezione alla regola, in quanto l’atmosfera e le emozioni date dal game si rispecchiano perfettamente con la controparte cinematografica. Questo titolo ha tanto da offrire sia agli appassionati della saga o della boxe in generale, sia agli amanti dei giochi ben confezionati. Sorpresa dell’anno.

    Pro:
  • Danni facciali stupefacenti.
  • Arcade e simulazione mischiate a dovere.
  • C’è Gonna fly now.
    Contro:
  • C’è solo Gonna fly now.
  • Animazioni e collisioni da rivedere.
  • FMV davvero scadenti.

Rocky
Rocky

Correva il lontano 1976, anno in cui debuttò sul grande schermo il primo episodio di una delle saghe cinematografiche più fortunate di tutti i tempi, tiepidamente ispirata ad un pugile mitico quale Rocky Marciano. Il film in questione, Rocky (per chi non l’avesse capito), fu particolarmente apprezzato, tanto da vincere l’oscar e partorire altri quattro seguiti, per il modo caratteristico con cui andava a trattare la disciplina della boxe. Negli anni passati qualche casa sviluppatrice di videogames tentò di riprodurre, con scarso successo purtroppo, le emozioni di cui si faceva forte la controparte di celluloide. Saranno dunque riusciti i Rage dove gli altri hanno miseramente fallito?