I Simpson fanno a botte!
Progettato come un picchiaduro ad incontri sulla falsariga dei vari WWF Smackdown, la Fox Interactive, reduce anche dai buoni giochi d’azione basati sulla trilogia di Die Hard, ha preferito adottare uno stile di lotta wrestling, tipo di combattimento tanto ridicolo quanto popolare in America con lo scopo ultimo durante il round di saltare sopra l’avversario inerme e riuscire a contare fino a tre, nonchè sbarcato per poco tempo anche in Italia alcuni anni fa. Il gioco vi permetterà di indossare i panni dei personaggi più carismatici della serie, insieme ad altri lottatori segreti, tutti dotati di alcune mosse, come si può dire, “caratteristiche”: capiterà molto (anzi troppo, ma quest’aspetto lo analizzeremo troppo) spesso infatti di assistere a situazioni inverosimili; tra chiome saettanti e letali di capelli blu (Marge Simpson, a conti fatti uno dei personaggi più inutili), nubi tossiche causate da un “semplice” rutto (Barney Gumble, il mitico ubriacone di turno ed il mio preferito) e comici messicani sull’orlo del fallimento vestiti da ape.
Homer sei tutti noi!
Il gioco purtroppo, come accennavo nella parentesi di cui sopra, è un continuo susseguirsi di gag ad alto livello, toppando però clamorosamente nelle regole base per creare un buon picchiaduro, per colpa di tre sole mosse per ogni lottatore, di cui due praticamente uguali per tutti ed uno stile di gioco pieno di imperfezioni e di una struttura “a casaccio” totalmente inconcepibile per gli standard ai quali siamo abituati oggi; dove ogni buon giocatore, per fregiarsi di tale titolo, deve imparare combinazioni su combinazioni di mosse (benchè questo, scusatemi l’ennesima parentesi, non voglia denigrare i giocatori meno perfezionisti, anzi) e multipart.
Come il cartone...
Anche negli aspetti tecnici ci troviamo davanti ad un prodotto di mediocre fattura, con una grafica che nonostante presenti alcuni elementi grezzi come qualche personaggio in background negli stage, svolge però più che discretamente il suo compito in diverse occasioni, grazie a delle buone e particolareggiate arene ed animazioni divertenti, seguite da un sonoro senza infamia e senza lode, che forse si districa troppo tra le musiche già ascoltate nella serie televisiva, senza tentare troppo verso una nuova colonna sonora, e le battute spassose pronunciate dagli stessi doppiatori del cartone.
Non è tutto oro quel che luccica
Come recita il proverbio dunque, la frase “non è tutto oro quel che luccica” si addice perfettamente ai nostri piccoli americani giallognoli e, mettendo da parte l’indubbio business che un gioco del genere potrebbe provocare voglio soltanto salvaguardare da questo gioco sia il popolo videoludico sia quello di teledipendenti amanti dei Simpson, che contrariamente a quello che succede di solito saranno quelli maggiormente delusi, riuscendo a capire che non si può basare un videogioco moderno su una giocabilità praticamente nulla ed una longevità che si esaurisce in poche ore dopo che avrete visto tutte le diverse situazioni, senza peraltro presentare un livello tecnico sopra la media. Voglio soltanto chiarire che non sto stroncando completamente il gioco, ma solo avvertire che tutte le produzioni commerciali che stanno assediando una Playstation praticamente defunta non ci riporteranno ai tempi nostalgici della Ocean e dei suoi tie-in e trasposizioni a getto continuo, ma faranno diventare anche le nostre nuove console un oggetto pubblicitario e creato a scopo di sfruttare i business più recenti.
- Pro:
- sono sempre i simpson
- battute divertenti
- Contro:
- una volta esaurito,non lo rigiocherete se non per mostrarlo a qualche amico
- nessuna modalità aggiuntiva degna di nota o altri spunti di interesse
In diretta da Springfield...
Al contrario della loro dirompente carriera televisiva, che li ha portati in una decina di anni a diventare da cortometraggi “riempitivi” durante il popolare show americano Tracey Ullman Show a vero fenomeno mediatico degli anni 90’, al contrario non si può dire che il percorso videoludico dei Simpson sia stato costellato di successi, anzi. Partendo da mediocri produzioni firmate Acclaim come Bart vs. Mutants o Bart vs. Juggernauts fino ad arrivare al recente esperimento di Virtual Springfield su PC la gialla famigliola americana non si era ancora vista sulle console dell’ultima generazione e questo gioco, annunciato se non erro all’E3 almeno un paio di anni fa e atteso come una manna dal cielo, avrebbe dovuto cambiare radicalmente le cose.