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Suikoden 3

Konami risponde a Final Fantasy con il terzo capitolo della popolare serie RPG di Suikoden. Dopo anni vissuti all'ombra del ben più famoso gioco Square è forse giunto il momento del tanto atteso sorpasso?

RECENSIONE di Christian Colli   —   20/12/2002
Suikoden 3
Suikoden 3

Un po' di storia..

Sono passati diciassette anni dagli eventi di Suikoden II, ma non chiedeteci di raccontarveli per due motivi: il primo, è che ci sarebbe veramente tanto da narrare; il secondo, è che ci interessano relativamente: Suikoden III, del resto, è ambientato in un continente ben lontano da quello dominato dall'Impero della Luna Scarlatta, ma non per questo esente da problemi. Problemi che, ancora una volta, vedono una diabolica forza intenzionata a impadronirsi del mondo intero, missione attuabile solo sfruttando gli immensi poteri delle leggendarie True Rune. E mentre il male complotta alle spalle delle civiltà che popolano questa porzione del pianeta, il Destino comincia a riunire ancora una volta un manipolo di individui, i soli in grado di ribaltare la sorte del mondo. Chris Lightfellow è la Dama D'Argento, fiero e coraggioso capitano delle guardie della nobile città di Vinay Del Zexay, divisa fra il dovere militare e la sua umana coscienza. Geddoe è il misterioso leader di una squadra di mercenari della città mercantile di Le Buque, un uomo che cerca di sfuggire al proprio passato portandone l'eterno fardello. Hugo è il giovane figlio del capo-clan dei Karaya, un onesto popolo di contadini che vivono di natura nelle Grasslands, che dovrà imparare il significato dell'onore e della giustizia nonostante il suo carattere fiero e impetuoso. Thomas è un giovanotto di una lontana regione al quale viene improvvisamente data la carica di Signore di un decadente castello, che dovrà trovare dentro di sè la fiducia e il coraggio delle proprie azioni. Kuroku è semplicemente un cane. Luc non ve lo possiamo dire, o vi rovineremmo più di una sorpresa. Tutti loro ancora non lo sanno, ma avranno un ruolo predominante nel corso degli eventi che sconvolgeranno le loro esistenze e quelle di tutti coloro che gli sono cari, perché il Flame Champion, leggendario eroe di antiche guerre e detentore della True Rune del Fuoco, sta tornando, e il suo avvento è sinonimo profetico di morte e rovina...O forse no?

Battaglie, Duelli e Guerre

Suikoden III è un Japanese-RPG, questo ovviamente implica la presenza massiccia di combattimenti all'ultimo sangue con creature di ogni tipo: uomini, animali, mostri etcetera. Fin dal primo episodio, comunque, la Konami ha saputo miscelare il vecchio col nuovo in modo davvero intrigante, e anche in questo caso il vecchio, ovvero i classici scontri casuali fra il team del giocatore e quello dei nemici, si mescola con pesante innovazioni in tre precisi momenti di violenza digitale. Il primo, più diffuso, è costituito dai combattimenti random che avvengono durante l'attraversamento di particolari zone di pericolo: in questo caso, il giocatore prende il controllo di un team di sei unità disposte a coppie in tre file, opposto a una squadra di nemici. La prima innovazione (anche per la serie stessa) è costituita dagli ordini che vengono impartiti alle unità: piuttosto che assegnare un preciso comando a testa, il giocatore sceglie l'azione per file, e mentre un unità la compie, il partner agisce in base alla sua indole. Questo sistema, inizialmente piuttosto complesso da padroneggiare, si rivela alla lunga geniale e particolarmente strategico: se per esempio decidiamo di lanciare un incantesimo, dovremo preoccuparci che il partner dell'esecutore sia in grado di coprirlo e combattere al suo posto; de facto, in Suikoden III il lancio di una magia è sempre precorso da un lasso di tempo (variabile in base all'abilità del lanciatore) durante il quale, se il mago viene colpito, il rito può anche essere infranto e bloccato. Se si considera che ogni unità in possesso delle Rune magiche ha a disposizione un numero fisso di incantesimi, azzerato il quale sarà necessario riposare per poter ricaricarlo, allora è facile intuire la profondità di questo primo sistema di battaglia. Come se non bastasse, le suddette magie non colpiscono più solo i bersagli, ma talvolta intere aree: in quel caso, l'IA dei personaggi autonomi potrebbe risultare d'impiccio, qualora questi decidessero di attaccare il nemico ignorando un'imponente magia in arrivo sulla zona... Tuttavia, basta un po' di pratica e qualche accorgimento per evitare le (auto)distruttive conseguenze del caso. E ancora, per completare il quadro, come non citare gli attacchi combinati, da sempre prerogativa della saga di Suikoden? Inserite in un team due o più personaggi particolarmente affini, e potrete gustarvi spettacolari attacchi di massa dagli esiti (quasi) sempre micidiali... Il secondo momento bellico è rappresentato da brevi duelli, che talvolta la storia impone fra due particolari personaggi: in questo caso, sembrerà di giocare a morra cinese, in quanto le azioni a disposizione sono solo tre, e ognuna influisce su un'altra in modo determinante; prevenire, quindi, gli attacchi avversari per istinto o calcolo probabilistico è la chiave di questi avvincenti scontri tra titani. Il terzo momento è quello che purtroppo in Suikoden III convince di meno, laddove nei prequel era uno dei più sensazionali: si tratta di vere e proprie guerre fra due o più eserciti rivali. In Suikoden III questo sistema di battaglia ha subito pesanti trasformazioni: su una mappa il giocatore dovrà spostare delle unità comandate da alcuni leader, e utilizzando al meglio alcune abilità speciali e la propria intelligenza, dovrà compiere alcuni obbiettivi, come sopravvivere per un certo numero di turni, sconfiggere il nemico o conquistare alcune zone. Sono tra l'altro le battaglie più rischiose, perché c'è sempre il rischio di perdere uno dei propri personaggi per sempre. Il che ci porta al prossimo paragrafo di questa recensione...

Il Trinity Sight System e le 108 Stelle del Destino

Abbiamo detto che in Suikoden i personaggi direttamente coinvolti nella vicenda sono principalmente sei. Inizialmente, infatti, il gioco ci condurrà al menù di selezione del Trinity Sight System: si tratta di una geniale invenzione di Konami (beh, non tanto geniale, visto che già ci aveva pensato Enix in modo molto simile nel suo Star Ocean: The 2nd Story per PSOne) che ci permette di affrontare l'avventura dai singoli punti di vista dei tre personaggi centrali - e cioè Chris, Geddoe e Hugo (Thomas, Kuroku e Luc andranno "sbloccati" compiendo particolari azioni). Questo sistema complica ancora di più la trama del gioco, in quanto certi eventi cambiano drasticamente senso da una prospettiva all'altra, in un coinvolgente e continuo susseguirsi di colpi di scena. Sarebbe comunque sbagliato prendere in considerazione solo i sei eroi principali, visto che in realtà gli esseri che cambieranno il Destino (se in bene o in male, chi può dirlo?) sono molti di più... per l'esattezza, ben 108. 108 Stelle, infatti, potremo (ma non dovremo, per amor di precisione) reclutare prima della battaglia finale, 108 personaggi che amplieranno spaventosamente la nostra avvetura, aggiungendo sidequest, eventi speciali, locazioni nascoste e altro ancora. Inoltre, le 108 Stelle influenzano l'evoluzione del Budehuc Castle di Thomas: come da tradizione, anche in Suikoden III sarà possibile, a un certo punto del gioco, ottenere una sorta di fortezza completa di ogni comfort, negozi, minigame da provare e molto altro ancora. In questo terzo episodio tale esperienza è ampliata dalla moltitudine di novità e possibilità offerte dalla potenza della PS2, e in un certo senso il Budehuc Castle, e la relativa ricerca delle 108 Stelle, offrono una sfida in più alla già ostica e lunghissima progressione dell'avventura, suddivisa in un totale di ben diciotto capitoli.

Suikoden 3
Suikoden 3

Non c'è Rosa senza Spine

Come si diceva in apertura, tradizionalmente la saga di Suikoden è giocata su questo contrasto fra l'impareggiabile profondità del gameplay e la decisamente migliorabile qualità visiva. Onestamente, dubitiamo che anche per questo terzo episodio Konami volesse ripetere la tradizione. In realtà, graficamente, Suikoden III è estremamente contraddittorio. Tanto per cominciare, i modelli poligonali dei personaggi, per quanto curatissimi nel dettaglio e nella splendida texturizzazione, appaiono tozzi e legnosi, animati approssimativamente, sopratutto in combattimento. D'altra parte, le locazioni mostrano una cura per i particolari e l'ambiente a dir poco maniacale: per fare un paragone, la qualità degli interni supera ampiamente quella del finora imbattuto Grandia 2. Gli esterni, poi, sono classificabili come magnificenza visiva: ampie distese che si estondono fino all'orizzonte; fitte foreste illuminate fiocamente dalla luce del sole; vaste città brulicanti di vita, munite di locande, mercato, negozi, piazze pubbliche; oscuri e tenebrosi labirinti colmi di insidie... Insomma, ci sono tutti i clichet visivi del genere fantasy (compresa la multi-etnicità dei personaggi), potenziati teoricamente dalle capacità della PlayStation2. Teoricamente. Di fatto, questa orgia visiva costringe i 60fps normalmente stabili a calare mostruosamente negli esterni troppo affollati, mentre alcuni interni più estesi (i dungeon, in particoalare) soffrono di una monotonia strutturale insopportabile, costringendo il giocatore a spostarsi da un punto a un altro con pochissime deviazioni. Anche l'aspetto sonoro soffre di alti e bassi: alcuni brani sono semplicemente splendidi (come quello di apertura, che accompagna la spettacolare sequenza animata introduttiva, che fa impallidire le produzioni di Don Bluth), vari, caratteristici per località, mai noiosi, talvolta esaltanti (come nel caso di alcuni boss); pochi altri sono a dir poco insopportabili, fastidiosi e monotoni; in altri casi ancora scende un tetro silenzio, che in particolare rende le sequenze dialogate prive di mordente, affidando il coinvolgimento del giocatore alla sola regia visiva. Nel complesso, comunque, non c'è granchè da lamentarsi, anche se i difetti suddetti appaiono particolarmente gravi se contrapposti a un gioco di tale perfezione ludica e concettuale.

In definitiva..

Suikoden III è un JRPG molto particolare. Sostanzialmente, è la manna dal cielo per ogni appassionato, che troverà nei codici del gioco tutto quello che ha sempre cercato negli ultimi cinque anni, dominati da avventure scialbe e poco profonde dal punto di vista del gameplay. Materialmente, è un gioco la cui forza è anche una debolezza: Konami punta troppo sulla profondità dell'esperienza ludica, tralasciando la cura per l'aspetto tecnico, che accomuna Suikoden III, in certe occasioni, ad alcuni giochi per PS2 di prima o seconda generazione. Si tratta infatti di una qualità visivo/sonora talvolta estasiante, talvolta altalenante, che impedisce ai casual-gamers di apprezzare il titolo per quello che ha veramente da offrire. Ecco, Suikoden III forse pecca proprio in questo ambito: va' necessariamente "vissuto" per parecchie ore, e un test rapido e superficiale non permette di coglierne minimamente i moltissimi pregi. Del resto, l'avventura in se richiede circa 60 ore per essere completata senza troppi problemi, se poi ci si vuole impegnare nella scoperta di ogni segreto, nemico, missione, personaggio ed evento (senza contare, poi, che le molteplici scelte da effettuare durante il corso del gioco agiscono direttamente sullo svolgimento della trama, cambiandola pesantemente), allora Suikoden III è in grado di strapparvi dalla vostra vita sociale per più di 80 ore. In definitiva, Suikoden III è un gioco che nè un fan della saga nè un appassionato del genere deve farsi mancare. Tutti gli altri, se non hanno voglia di superare l'ostico impatto iniziale per immergersi nello squisito succo del gioco, possono rivolgersi ad altri titoli altrettanto validi, come Wild ARMs 3 o Final Fantasy X, consci, comunque, di perdersi un vero capolavoro del Japanese Role Playing Game.

    Pro:
  • Trama eccellente, originale e complessa
  • Profondità del gameplay senza paragoni
  • Lungo, impegnativo, ricco di extra e side-quest di ogni genere
    Contro:
  • Tecnicamente non sempre all'altezza del hardware
  • ... prima o poi si finisce...

Genso Suikoden, in giapponese significa letteralmente "Impero della Luna Scarlatta". E in effetti, è sempre stato questo terribile Impero il centro focale di due RPG che ne portano il titolo, usciti tra il 95 e il 98 per Sony PSOne. Due esperienze fulminanti, partorite dalle geniali menti della Konami (madre di Silent Hill, Metal Gear, Winning Eleven, giusto per citare qualche titolo), che hanno saputo conquistare il cuore di migliaia di giocatori sparsi per il mondo. Ma non solo: i due Suikoden sono la prova tangibile che non è la grafica spettacolare a fare di un gioco un capolavoro, visto che l'aspetto piuttosto antiquato è sempre stato bilanciato con una profondità di gameplay e trama davvero senza uguali. Non pochi preferiscono la saga di Suikoden alla ben più famosa serie di Final Fantasy. E dopo alcuni anni di pausa, Konami ci riprova, e questa volta lo fa in grande stile, su PlayStation2: ma questa volta, avrà fatto centro?