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The Big Con, la recensione di un'avventura che ci trasforma in ladri

La recensione di The Big Con, un'avventura che ci mette nei panni di una giovane ladra alla ricerca dei soldi per salvare la videoteca di sua madre

RECENSIONE di Simone Tagliaferri   —   31/08/2021

Ali è una ragazza di diciassette anni che vive con sua madre Linda. Le due passano molto tempo insieme a parlare e a guardare film dal catalogo della videoteca gestita dalla donna. Siamo negli anni '90, i telefoni cellulari ancora sono una rarità (nel gioco non esistono proprio) e internet deve ancora dispiegare tutto il suo potenziale. Purtroppo, nonostante le apparenze, Linda è preoccupatissima: deve una forte somma a uno strozzino e se non la ripagherà nel giro di pochi giorni perderà la videoteca.

Ali origlia una conversazione tra sua madre e il criminale, rimanendo sconvolta. Decide quindi di fare qualcosa per non perdere tutto: lavorare per accumulare abbastanza soldi. Il problema è che i lavoretti disponibili in città per una giovane come lei sono pochi e fruttano somme molto basse. Come trovare quasi centomila dollari nel poco tempo a disposizione? A portarla sulla via del crimine è un certo Ted, un forestiero che Ali incontra mentre vende gelati. Sarà lui a instradarla verso lo scippo e sarà sempre lui che le proporrà di fare un viaggio per raggiungere la città di Las Venganza, dove compiere un grande colpo che sistemerà entrambi.

Tali sono le premesse di questa avventura narrativa che, come potrete leggere nella recensione di The Big Con, intrattiene senza però andare mai davvero a fondo.

Gli anni '90

Ali, la protagonista
Ali, la protagonista

Il gioco inizia nella videoteca di Linda, dove si prende confidenza con il sistema di dialogo a scelta multipla, in cui si preme il tasto corrispondente ai pezzi della frase dell'interlocutore che si vogliono approfondire (quando possibile) e con il peculiare stile grafico, studiato dall'art director Saffron Aurora: tutto è disegnato e animato a mano per ricalcare lo stile e la cultura degli anni '90, prendendo a piene mai da molti cartoni di quell'epoca, come Doug, Hey Arnold!, Rugrats e tanti altri. Anche la colonna sonora è composta da brani in linea con quegli anni, alcuni dei quali molto belli. L'effetto complessivo è davvero eccellente nella sua semplicità e regala a The Big Con un feeling unico. Girare per questo piccolo mondo fatto di personaggi dai volti colorati e perennemente arrabbiati, in cui ogni elemento richiama a quegli anni ormai oggetto di venerazione da parte dei cultori del vintage, è piacevole di per sé stesso. È come guardare la cartolina di un tempo sbiadito che riporta però alla memoria dei bei ricordi.

Il giocatore ha il controllo diretto su Ali, che può fare sostanzialmente tre cose: parlare con gli altri personaggi, scipparli e interagire con o raccogliere oggetti. Di base il giocatore deve esplorare tutti gli scenari, cercando di accumulare la somma necessaria per passare al quadro successivo.

Volendo, però, può perseguire anche altri obiettivi, alcuni ottenuti dialogando, altri guardandosi intorno. Comunque sia, lo scopo è sempre quello di fare soldi, ma a seconda di come ci si comporta se ne potranno accumulare di più o di meno e si potranno fare incontri più o meno interessanti. Volendo certi obiettivi si potranno ignorare del tutto e si potrà mandare avanti comunque l'avventura, raggiungendo la tappa successiva del viaggio (ne riparleremo più avanti).

Durante le sue peregrinazioni, Ali visiterà la sua cittadina, un grosso centro commerciale, un treno, Las Venganza e altri luoghi che conducono al gran finale e che non vi stiamo a raccontare per non rovinarvi la sorpresa.

Scippare

In The Big Con scippare è molto facile
In The Big Con scippare è molto facile

Il gameplay di The Big Con è tutto un andare in giro a parlare con gli altri personaggi per carpire indizi su come procedere. In alternativa si può passare il tempo a scippare l'intera popolazione delle mappe, per raggranellare un po' di soldi extra. La meccanica dello scippo è molto semplice: si tiene premuto un tasto per far correre una freccia lungo una barra. Per riuscire bisogna far fermare la freccia sulla parte colorata, che si rimpicciolisce con il passare del tempo. Nel caso si venga scoperti, si perderà la possibilità di scippare di nuovo il personaggio e, dopo tre errori, si avrà una penalizzazione più grande a livello di scenario.

In realtà scippare è davvero facile: considerate che per le quattro ore complessive circa che dura il gioco abbiamo sbagliato solo una volta, segno che il sistema è pensato più come attività ricreativa per spezzare il ritmo di gioco, che come modo per mettere in difficoltà il giocatore. In realtà lo scippo ha anche un'altra funzione: consentire di avanzare senza necessità di risolvere i vari enigmi... che se vogliamo è anche il più grosso limite di The Big Con.

Vie di fuga

Purtroppo i personaggi non vengono approfonditi molto
Purtroppo i personaggi non vengono approfonditi molto

Per farvi capire il problema principale di The Big Con, vale la pena raccontarvi di cosa abbiamo fatto nel centro commerciale, la seconda mappa. Entrati nell'area abbiamo iniziato a parlare con un po' di personaggi, scippando chiunque ci capitasse a tiro. Siamo entrati nei negozi, abbiamo trovato delle piccole missioni da svolgere e così via. Purtroppo, per sbaglio siamo andati nel luogo dove ci stava aspettando Ted. Avendo accumulato con gli scippi la somma necessaria per superare l'area, il gioco ha pensato bene di far progredire l'avventura, senza darci possibilità di scegliere e senza farci svolgere le altre missioni. Negli scenari successivi si avrà più scelta in tal senso, ma il problema non è la libertà concessa al giocatore, ma un altro: scippare sembra una scappatoia che consente di superare buona parte del gioco senza grossi sforzi. Praticamente è sempre possibile andare avanti facendo pochissimo di ciò che ci viene richiesto. Certo, in questo modo si perdono per strada interazioni interessanti e personaggi ricorrenti, che magari hanno delle mini storie da raccontare e farci vivere, come l'aspirante comico cui possiamo correggere delle battute lungo tutto il gioco, o l'innamorato di una donna che ha conosciuto solo in forma epistolare e che vuole frequentare dal vivo, ma al gioco non interessa. Insomma, in The Big Con c'è molto da vedere, ma spesso sembra che sia il gioco stesso a suggerire che non è necessario approfondire, proponendoci delle vie di fuga molto comode. La sostanza è che si può arrivare comunque alla fine senza grosse penalizzazioni e senza la possibilità di fallire l'obiettivo principale, pur avendo tralasciato molto.

Las Venganza è la mappa più grossa di The Big Con e anche la più interessante da esplorare
Las Venganza è la mappa più grossa di The Big Con e anche la più interessante da esplorare

Proprio il finale disincentiva completamente a rigiocare, perché è positivo a prescindere da come ci si è comportati per l'intero gioco. Forse sarebbe stato meglio prevedere la possibilità di fallimento, in modo da invogliare a rifare l'avventura (molto breve) per provare a migliorare. Invece niente, alla fine succede qualcosa che risolve comunque tutto, in barba ad ogni decisione presa.

Peccato, perché The Big Con aveva un grande potenziale, che però allo stato attuale non sembra capace di esprimere al meglio. A peggiorare la situazione ci pensa anche la scrittura, davvero elementare e giovanilistica, con dei dialoghi a volte molto poveri, ossessionati come sono dagli anni '90 e da certe formule che francamente appaiono posticce. Non che la sceneggiatura sia disastrosa, solo che pretende di essere un po' troppo di un'altra epoca, per così dire, e non dà mai davvero spazio ai personaggi, che infine risultano essere delle semplici macchiette... uscite dagli anni '90, ma pur sempre piatte e, in ultima istanza, vuote.

Conclusioni

Versione testata PC Windows
Digital Delivery Steam
Multiplayer.it
6.5
Lettori (7)
4.4
Il tuo voto

The Big Con è un gioco simpatico, che però non riesce a sviluppare i suoi presupposti in modo approfondito. Si lascia giocare e per il tempo che dura intrattiene anche, ma alla fine non dà molto in termini di esperienza, se non per il suo stile grafico che risalta su tutto il resto. Il sistema di gioco in sé sembra pensato per invogliare il giocatore a saltare le difficoltà, senza mai penalizzarlo veramente. Magari qualcuno lo troverà positivo, ma in questo modo si rischia di perdere davvero tanto per strada e arrivati alla fine ci si chiede inevitabilmente se sia valsa la pena di sforzarsi per provare qualcosa cui non hanno dato peso nemmeno gli sviluppatori stessi.

PRO

  • Stile grafico
  • Colonna sonora
  • La storia si lascia fruire

CONTRO

  • Troppe scappatoie
  • Dialoghi spesso non bellissimi
  • Il finale riduce la voglia di rigiocare per vedere ciò che ci si è persi