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The Day After: Fighting For Promised Land - Recensione

E se la crisi dei missili di Cuba non si fosse risolta dopo il braccio di ferro dei "thirteen days"? Se le bombe atomiche avessero aperto le danze per una letale Terza Guerra Mondiale? Black Bean prova ad interrogare il futuro alternativo del nostro pianeta con questo strategico che fonde ancora una volta RTS e Turn Based.

RECENSIONE di La Redazione   —   02/08/2005
The Day After: Fighting For Promised Land - Recensione
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Un presente alternativo

Ma se le cose non fossero andate così, se una delle due parti avesse ceduto alla pressione psicologica dell’avversario e avesse fatto il primo letale passo falso, le cose, ahinoi, sarebbero andate molto diversamente. Questo titolo propone una visione molto realistica di quale sarebbe potuta essere l'evoluzione negativa dell'evento. Il risultato dello scontro atomico rade al suolo gran parte delle metropoli maggiormente industrializzate del pianeta, tagliando le gambe alla produzione dei paesi più sviluppati. Gli scenari di guerra sono a dir poco desolanti. Intere regioni risultano inagibili a causa delle fiamme, delle macerie e della gravissima quantità di scorie e radiazioni prodotte dalle esplosioni. La necessità primaria dopo il cataclisma pare essere una sola: procurarsi materie prime, cibo, acqua e terre fertili ed incontaminate per poter ricostruire la civiltà andata perduta. Ecco dunque presentarsi il casus belli post atomico che getta inesorabilmente le basi per la Terza Guerra Mondiale. Raccolte le forze residue e stipulate nuove alleanze, i paesi sopravvissuti devono ora combattere per la sopravvivenza e la conquista della Terra Promessa, un luogo dove poter garantire pace e prosperità alle generazioni future lontani dalle radiazioni mortali e da terre ormai rese sterili.

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RTS & TBS

In questo scenario post apocalittico il giocatore si trova a muovere i primi passi verso l’ultimo conflitto mondiale. Gli eserciti riformati sfruttano tutto ciò che il nemico ha lasciato al suolo, costituendo così sezioni motorizzate con veicoli nuovi e vecchi. Questo comporta la necessità di una grande conoscenza in campo bellico, poiché ogni unità necessariamente ha le sue peculiari caratteristiche che devono essere accuratamente studiate per poter essere sfruttate al meglio. Da questa esigenza sorge il primo aspetto importante del gioco, vale a dire l’imponente disponibilità di mezzi di ogni genere utilizzabili sul campo; presenti infatti modelli del passato e ipotetici “nuovi modelli” sorti dalla ricerca svolta dagli scienziati nel dopoguerra atomico. Il gioco prevede due fasi ben distinte. La prima è quella che ricopre una funzione a più ampio respiro e presenta una mappa geografica del territorio in cui si svolge la battaglia, evidenziando possedimenti degli schieramenti in campo, posizione delle armate e dislocazione di centri abitati, industrie e materie prime. In questa fase il gioco procede per turni, durante i quali ogni fazione è chiamata a disporre sul campo le proprie truppe e a gestire i propri possedimenti, sviluppando ad esempio nuove strutture per sostenere l’avanzamento del fronte. Il gioco procede in questa modalità fino a quando si presenta l’occasione di uno scontro diretto col nemico. Quando due armate infatti si trovano ad occupare il medesimo territorio inevitabilmente si giunge allo scontro diretto. A questo punto il gioco ci trascina nella modalità di combattimento. Il giocatore è chiamato a scegliere la modalità di risoluzione dello scontro, automatico o con comando diretto del giocatore. La seconda scelta consente l’accesso alla modalità tattica, esperienza puramente RTS che consente di comandare truppe e veicoli direttamente sul suolo di battaglia.

The Day After: Fighting For Promised Land - Recensione
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Qualche dettaglio in più...

Il livello tattico del gioco presenta tutta una serie di ottime intuizioni. Nonostante le mappe di gioco in questa modalità non siano molto vaste, l’impatto strategico è di rilievo. Le maggiori difficoltà riscontrabili durante le manovre sul campo sono riconducibili alla grande quantità di veicoli ed unità delle più disparate tipologie che possono essere comandate allo stesso tempo. Molte missioni richiedono una pianificazione accurata per essere portate a termine in quanto è necessario sfruttare al centesimo ogni peculiarità delle truppe a disposizione per sconfiggere la resistenza nemica. L’intelligenza artificiale del gioco pur essendo robusta risente di qualche debolezza; giocatori esperti e smaliziati troveranno la risoluzione a molti scontri senza particolari problemi. Questo aspetto influisce in maniera evidente sulla longevità del gioco, che non potendo disporre di una modalità multiplayer online (è disponibile solo la partita LAN) dovrebbe a tutti i costi concentrarsi sulla lunghezza delle missioni e su un grado di sfida sempre crescente. La valutazione degli scenari di combattimento è fondamentale per l’esito della battaglia e lo studio della missione, infatti le innumerevoli aeree contaminate rendono difficile l’avanzamento delle truppe, in quanto agiscono su di esse con effetti negativi sul loro stato di salute. Una vasta enciclopedia sugli armamenti a disposizione (dagli equipaggiamenti ai modelli di veicoli e aerei) chiude il cerchio degli strumenti messi a disposizione del giocatore per raggiungere l’eccellenza nei propri attacchi e pianificare al meglio lo scontro con il nemico.

The Day After: Fighting For Promised Land - Recensione
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Tecnicamente superabile e già superato, The Day After cerca le proprie qualità in uno stile semplice ammiccando alle più grandi produzioni videoludiche. L’ibridazione di strategico a turni e strategico in tempo reale, che ha raggiunto l’apice con la serie di strategici storici Total War, fa gola a molti e presenta caratteristiche molto interessanti. Il tentativo di questa produzione targata Black Bean è quello di lanciare sul mercato un titolo economico che possa comunque offrire un’esperienza piuttosto vasta. Dove il gioco non riesce, ad esempio nel comparto grafico e sonoro decisamente antiquato, recupera con la vastità delle unità, un discreto livello di difficoltà ed impegno richiesti, una trama piuttosto avvincente e, aspetto non sempre da mettere in secondo piano, un package da fascia superiore, insolitamente curato per un gioco destinato al “budget”.

    Pro:
  • Vasto assortimento di unità
  • Possibilità di gestire un numero elevato di unità
  • Package di qualità superiore
    Contro:
  • Grafica superata
  • Colonna sonora dimenticabile
  • Modalità tattica a volte confusa

What if...?

What if…? Cosa sarebbe successo se la Crisi di Cuba del 1962 non fosse andata come tutti sappiamo? Cosa sarebbe accaduto al pianeta Terra se il braccio di ferro fra Kennedy e Kruscev fosse precipitato nella più veloce e distruttiva guerra che il genere umano potesse immaginare? Da queste domande terrificanti nasce il progetto di Black Bean, sviluppato dalla software house russa G5 Software. The Day After: Fight For Promised Land prende spunto da questo scenario fantapolitico alternativo per sviluppare le basi di uno strategico che punta a coniugare le due ben note filosofie del gioco a turni e del gioco in tempo reale. La trama proposta rievoca lo spettro della guerra termonucleare scampata per un pelo poco più di quarant’anni fa, quando Stati Uniti ed Unione Sovietica sembrarono voler trascinare l’intero globo in un’assurda bagarre atomica. Nella seconda metà del 1962 aerei spia statunitensi scoprirono installazioni segrete sovietiche di missili armati con testate termonucleari, sull’isola cubana. Scattò dura la reazione degli USA che, paventando per la sicurezza nazionale, minacciò una reazione dura ed irreprensibile. Si comprese ben presto che la situazione critica poteva sfociare in uno scontro bellico che non avrebbe in ogni caso lasciato vinti e vincitori ma solo morte e distruzione. Perentorie le parole di Kennedy che gettarono l’ombra dell’incubo atomico su tutto il mondo il 2 Novembre: “Non correremo prematuramente il rischio di una guerra mondiale nella quale i frutti della vittoria sarebbero cenere nella nostra bocca, però non ci tireremo indietro di fronte a questo grave rischio in qualsiasi momento sarà necessario affrontarlo”. Iniziò allora un tremendo braccio di ferro fra le due superpotenze che si esaurì in maniera pacifica sfruttando i canali della diplomazia in quei fatidici tredici giorni che fecero tremare il mondo intero.