È con una certa sorpresa che ci troviamo davanti alla recensione di The Last Campfire, visto come il gioco è comparso all'improvviso, in forma completa, sugli store digitali. Come un grazioso funghetto spuntato dopo una notte di pioggia, il piccolo adventure di Hello Games si è presentato senza fare rumore, puntando ad imporsi all'attenzione soprattutto per le sue qualità intrinseche. Il basso profilo è a questo punto una scelta comprensibile da parte degli sviluppatori, dopo la tempesta di polemiche derivata dal lancio di No Man's Sky per la discrepanza tra le promesse e lo stato iniziale del gioco. Dopo la lunga odissea della simulazione spaziale, che solo con lodevole forza di volontà e dedizione si è trasformata infine in un lungo e appassionante viaggio verso il trionfo, il team di sviluppo ha opportunamente deciso di far sbucare il nuovo e piccolo progetto in maniera silenziosa su Apple Arcade, PC e console, lasciando che sia il suo fascino discreto a metterlo in mostra.
The Last Campfire rappresenta un deciso cambio di atmosfere e stile rispetto al celebre No Man's Sky, ma è anche un ritorno alle origini per alcuni sviluppatori del progetto: dietro ci sono infatti anche i creatori di Lostwinds, piccola serie di adventure in stile metroidvania che rimane probabilmente tra i migliori giochi mai visti sul vecchio WiiWare e questo nuovo titolo ha molto in comune con quelle atmosfere eteree e quel clima a metà tra leggiadra fiaba e avventura epica. A dire il vero, The Last Campfire scava più nel profondo, mettendo in scena una storia che mischia sapientemente i toni teneri con elementi oscuri e di grande impatto. Il viaggio di Ember, l'esserino perso in una dimensione simile al limbo, parla soprattutto di perdita, di mistero e di paura di fronte al termine della vita e al possibile oblio, ma vi pone a contrasto anche la speranza, il calore del contatto tra individui e la solidarietà che può illuminare anche le tenebre più spaventose.
Dopo aver perso la strada a causa di una banale distrazione, Ember si ritrova a vagare per uno strano mondo popolato da bizzarre figure, cercando di recuperare le anime perdute di vari "stranieri" smarriti nei meandri della misteriosa dimensione e guardandosi da varie minacce, il tutto a suon di puzzle da risolvere. La narrazione resta ermetica, affidata soprattutto alla splendida voce narrante che accompagna i vari momenti dell'avventura, raccontando anche i dialoghi con i diversi personaggi, ma riesce a dare una notevole compattezza a tutta l'esperienza di gioco, che risulta perfettamente costruita come una fiaba interattiva composta da enigmi concatenati.
Un rompicapo fatto di tanti puzzle
The Last Campfire è interamente composto da puzzle: ci sono enigmi da risolvere per raggiungere le varie zone della mappa, che a loro volta aprono la porta a ulteriori puzzle legati al recupero delle anime o all'interazione con vari personaggi. In sostanza, l'intero mondo di gioco è una sorta di grosso puzzle composto da vari enigmi, dunque l'esercizio di materia grigia è richiesto sia per la semplice esplorazione degli ambienti sia per le sfide più chiuse e staccate, legate al recupero delle singole anime. La meccanica degli enigmi si basa sullo spostamento e l'incastro di vari oggetti, l'attivazione di interruttori fino all'apertura della strada che porta allo spirito da liberare, in una serie di soluzioni non propriamente originali ma giustapposte in maniera intelligente e sempre godibile.
L'interazione si basa sullo spostamento e l'azione diretta di Ember sugli elementi dello scenario oppure sull'utilizzo di un particolare corno magico in grado di spostare a distanza oggetti metallici, con la combinazione di queste possibilità che determina una certa varietà di situazioni, anche se queste tendono comunque un po' a ripetersi. Mentre all'interno della mappa gli enigmi sono integrati con gli elementi dello scenario e con le necessità di oltrepassare ostacoli e aprire nuovi passaggi, i puzzle che si innescano per il recupero delle anime si presentano all'interno di livelli separati, più complessi e staccati dal contesto. Il livello di sfida risulta sempre piuttosto accessibile, forse anche troppo per gli appassionati dei rompicapo: rimane sempre una certa soddisfazione nella soluzione logica degli enigmi ma è difficile trovarsi di fronte a problemi che richiedano grandi sforzi cognitivi, fatta eccezione per alcuni degli ultimi puzzle in cui il livello di difficoltà si alza in maniera notevole. In ogni caso, la costruzione è sempre molto brillante e, complice anche la durata limitata del gioco, stimola ad andare avanti fino alla fine. La longevità può essere effettivamente considerata come un punto debole di The Last Campfire, attestandosi tra le 5 e le 8 ore al massimo, ma è in linea con la dimensione della produzione e ben calibrata per rendere l'esperienza quanto più compatta a densa possibile.
L'estetica è molto curata, con la relativa semplicità dell'impalcatura grafica che risulta funzionale a far emergere l'ottimo stile trasognato da fiaba illustrata, supportato anche da un accompagnamento musicale d'atmosfera e dalla suddetta voce narrante che avvolge il tutto in una sorta di racconto continuo e affascinante, con parlato in inglese e testi ben tradotti in italiano. Testato attraverso Apple Arcade su iPad e Mac, il gioco si comporta egregiamente sia utilizzando l'interfaccia in stile punta e clicca (per la quale si rileva anche un ottimo sistema di pathfinding) che il controller, rendendo forse la prima opzione preferibile, almeno in questo particolare contesto. Purtroppo, abbiamo rilevato anche la presenza di un bug potenzialmente distruttivo per l'esperienza di gioco, che ha impedito di andare avanti senza ricorrere a un nuovo salvataggio: non abbiamo riscontrato molti altri casi di questo tipo ma è opportuno che Hello Games proceda a una revisione generale per controllare la presenza di problemi simili, che possono essere facilmente corretti con patch.
Conclusioni
The Last Campfire riesce a trasportarci nel suo strano mondo malinconico con poche note, uno stile semplice ma affascinante e la narrazione costante data dall'avvolgente voce della narratrice. Pur sfruttando elementi comuni, i puzzle sono ben costruiti e gli enigmi concatenati tra attraversamento nella mappa e livelli staccati creano una sorta di grande rompicapo unico dall'inizio alla fine. Il livello di sfida non è alto, cosa che insieme all'estensione limitata del gioco rende la longevità alquanto breve, ma quello che emerge è un'esperienza compatta e ben caratterizzata, che punta un po' a tutti e in grado di lasciare un bel ricordo, seppure flebile come le fiammelle raccolte da Ember.
PRO
- Ottima caratterizzazione e stile grafico
- Puzzle generalmente semplici ma ben congegnati
- Narrazione continua e avvolgente
CONTRO
- Gli elementi di base degli enigmi si ripetono
- Longevità piuttosto limitata
- Qualche bug di troppo