A lato del mercato dei titoli di guerra mainstream ce n'è uno decisamente più simulativo, caratterizzato da meccaniche complesse e mirate a ricreare campagne militari autentiche.
Un mercato dominato da Bohemia che con ArmA II ha creato un universo di eventi cooperativi, rievocazioni digitali e campagne storiche. Anche X1Software ha deciso di cimentarsi nel genere degli FPS simulativi con Iron Front: Liberation 1944 e lo ha fatto proprio usando l'engine di ArmA II nella versione utilizzata per Operation Arrowhead. Come suggerisce il titolo del gioco si ritorna al passato, in quella Seconda Guerra Mondiale che è stata la culla degli FPS militari moderni.
Realismo d'annata
Il ritorno ludico alla Seconda Guerra Mondiale, dopo una doccia di modernità, ha un sapore decisamente diverso. La formula di gioco di Iron Front, legata a doppio filo alle feature dell'engine di Bohemia, esalta le meccaniche meno vincolate alla tecnologia poichè le distanze, per quanto non siano ancora reali, riescono a essere realistiche. La sensazione di attraversare l'europa del 1944 è tangibile anche grazie ai vari ruoli affidati ai nostri compagni. L'artigliere segnala i nemici, il comandante è presente sul campo per impartire gli ordini e l'ampiezza delle mappe garantisce la giusta proporzione a campi e centri abitati. Una ricetta capace di regalarci scontri realistici durante i quali una sventurata fine non dipende solo dalla reattività, quanto piuttosto dall'attenzione globale alla manovra militare in corso. Le cose si complicano nel multiplayer o in situazioni particolari e ovviamente salendo di grado, e ottenendo truppe da controllare, l'impegno del giocatore si fa sempre più corposo. Ma prima di valutare il bilanciamento globale è meglio attendere la versione definitiva anche perchè quella di prova contiene giusto una manciata di missioni e presenta ancora svariate mancanze.
In Iron Front: Liberation 1944 gli aerei si avvicinano lentamente e ci danno il tempo di reagire, il tutto senza la necessità di estrarre un lanciamissili a tracciamento termico dal taschino, per usarlo correndo mentre si evitano le raffiche di persone comparse magicamente alle spalle. Al contempo la mancanza di contromisure e il ronzio che annuncia l'inesorabile attacco creano una tensione palpabile e tipica di un immaginario impossibile da ricreare, almeno allo stato attuale della tecnologia, in un titolo dedicato alla guerra moderna. Ovviamente non vogliamo criticare gli altri sparatutto, la cui forma e le cui forzature dipendono da necessità di tipo ludico. Ma la differenza netta tra le due esperienze ci permette di comprendere il valore di titoli come Iron Front con le lunghe camminate, i rumori di battaglia sulla distanza e l'impossibilità di spostarsi rapidamente sulla mappa per evitare facilmente il fuoco nemico.
In azione, ma con calma
La fase di shooting, incentrata su armi d'epoca e non propriamente infallibili, funziona e la varietà del gameplay è assicurata dalle situazioni che coinvolgono l'uso dei veicoli, il trasporto, centri abitati ricreati con cura, campi sterminati, colline e ponti. Ogni situazione ha poi le sue specificità a seconda dei mezzi disponibili, delle truppe che ci affiancano e del nostro grado. Affrontare o portare veicoli in formazione su un campo di battaglia richiede un diverso approccio dall'azione in solitaria, ed è sconsigliabile entrare in un centro urbano senza aspettare il parere dei compagni che, grazie alle relative specializzazioni, possono individuare i nemici. L'azione ovviamente non manca, ma in Iron Front: Liberation 1944 non è quasi mai necessario agire convulsamente a meno che non ci si trovi in campo aperto sotto il tiro di una schiera di carri. Anche a bordo dei velivoli la velocità di gioco è tale da consentirci di pianificare, di spegnere le luci per non essere individuati e quindi di assaporare tutta la tensione del momento.
Uno dei vantaggi del combattere in zone estremamente ampie è la diversa concentrazione dei nemici. Gli avversari non sono tutti ammassati in pochi metri e questo garantisce al gioco il potenziale per sorprendere il giocatore, magari con un imboscata o per un attacco a grande distanza, e consente di pianificare e tentare diversi approcci per ogni ostacolo o minaccia. Non manca poi l'equipaggiamento con mine e tutti gli altri accessori del soldato provetto, che possono essere visualizzati in un inventario in stile RPG attraverso una finestra a forma di zaino incorporata nell'HUD del titolo. Fondamentale, ai fini della resa globale, è il sonoro, con i nostri compagni che ci danno indicazioni precise, ci rivelano i nemici e ci aiutano a calarci nella situazione. Anche il giocatore ha a disposizione un sistema di comunicazione automatico con cui inviare segnalazioni ai compagni. Si tratta di un elemento fondamentale per il titolo visto che ci consente di dare ordini ai subordinati una volta saliti di grado. Non mancano poi scene di intermezzo e dialoghi curati con cui veniamo calati nelle varie missioni. Questi, per aumentare il realismo, sono doppiati in modo convincente nella lingua delle relative truppe e sono ovviamente sottotitolati in inglese per chi non dovesse parlare russo e tedesco. Immancabili anche le musiche sinfoniche, troppo spesso sottovalutate dagli sviluppatori, che danno al titolo un sapore drammatico ricordandoci al contempo che ci troviamo all'interno di un videogioco.
Orizzonti di gloria
Purtroppo la versione che ci è stata fornita è ancora incompleta, anche sotto il profilo tecnico, ma include l'editor, un tool complesso ma intuitivo che ci ha consentito di comprendere a pieno l'immensità della mappa di gioco. Una dimensione inafferrabile mentre ci si trova nel mezzo dell'azione visto che include svariati chilometri di terra europea, tra case, prati, campi coltivati e campagne zeppe di nemici. La resa estetica, incompleta e minata da una perdita di dettaglio netta sulla lunga distanza, riesce comunque a sorprendere in diversi frangenti. Tra decine di soldati che si spostano sul campo, aerei che attraversano il cielo, carri in lontananza e colonne di fumo il respiro del campo di battaglia si sente sin dalle retrovie.
Come abbiamo già detto più volte infatti, Iron Front: Liberation 1944, come Arma II, punta tutto sull'ampiezza e sulle situazioni non per forza realistiche ma assolutamente credibili. Ma la creazione di spazi così ampi comporta un intenso streaming dei contenuti e purtroppo la pesantezza dell'engine mette in evidenza la trasformazione in alta qualità degli oggetti che si avvicinano, soprattutto nelle scene di intermezzo. Inoltre il fumo e svariati effetti visivi non sembrano ancora definitivi e diverse texture non brillano per il dettaglio. Ma probabilmente in alcuni casi la scelta di implementare elementi in bassa definizione rappresenta una necessità, con modelli qualitativamente buoni che, combinati con spazi immensi, impediscono di spingere troppo sul dettaglio. Comunque nel complesso i centri urbani, le lunghe file di carri che si spostano sul campo e le truppe che si dispongono credibilmente in zone davvero sono un piacere per gli occhi, difetti o meno. Curata anche la palette dei colori che garantisce all'immagine in movimento una resa credibile, mentre enormi esplosioni squassano il terreno e nemici e compagni saltano per aria. Da migliorare invece la resa delle animazioni, soprattutto in relazione alle asperità del terreno, cosa che speriamo rientri nei piani degli sviluppatori vista l'importanza che rivestono per creare l'illusione di realismo. Inoltre ci auguriamo che il codice del titolo si alleggerisca, visto che anche senza filtri il framerate non è propriamente granitico nemmeno con una GTX 570. E' presto per valutare sia qualità che varietà ma possiamo affermare che il prodotto ha le carte in regola per calare gli appassionati della Seconda Guerra Mondiale in un'esperienza ludica di tutto rispetto.
CERTEZZE
- Azione ad ampio respiro
- Atmosfera in quantità
- Orizzonte infinito
- Motore solido per una simulazione...
DUBBI
- ... ma decisamente esoso in termini di richieste hardware
- La seconda guerra mondiale non è certo un'ambientazione nuova