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Vittime di guerra

Siamo finalmente riusciti a mettere le mani sulla campagna di Company of Heroes 2: un viaggio tra i gelidi territori russi e le atrocità della guerra

PROVATO di Umberto Moioli   —   15/05/2013
Company of Heroes 2
Company of Heroes 2
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Per gli strategici in tempo reale raccontare storie e veicolare messaggi è più complesso che per altri generi. Uno sparatutto gode della visuale in prospettiva, un potente mezzo per immergere, mentre i giochi di ruolo e le avventure sono forti di un comparto narrativo articolato, sorretto da sistemi pensati per mescolare giocabilità e profondità del racconto. Selezionare unità, costruire basi e spostare rapidamente la visuale a volo d'uccello non si coniuga di norma con personaggi ed eventi dotati di spessore, ma qualcuno ci prova comunque.

Vittime di guerra

E Relic in molti casi ci riesce: la software house canadese ha negli anni creato RTS che fondavano la loro componente single player su campagne ben orchestrate, in grado di convertire in meccaniche temi e suggestioni provenienti dalla premessa narrativa. Company of Heroes 2 potrebbe essere il loro capolavoro in questo senso, capace com'è di rendere l'idea del drammatico conflitto in cui immerge il giocatore. Una pagina di storia sanguinosa e senza eroi, segnata dal freddo e dai cadaveri lasciati sulla neve del fronte orientale durante alcuni dei peggiori scontri dell'intera Seconda Guerra Mondiale.

Vittime di guerra

Sopravvivenza

Mettersi a comando della compagine russa, compito assegnato al giocatore durante tutto il corso della campagna di Company of Heroes 2, vuol dire prendere le redini di un esercito composto da soldati destinati a morire. La quantità di vite umane a disposizione è stata a lungo la miglior risorsa nelle mani dell'Armata Rossa, che per difendersi e respingere con successo l'attacco delle forze tedesche non ha esitato a sacrificare centinaia di migliaia di giovani leve. Lev Abramovich Isakovich è un sopravvissuto alla carneficina e per motivi inizialmente ignoti è stato spedito in una prigione Siberiana da quella stessa nazione che non ha esitato a buttarlo nella mischia. Il suo racconto è quello che lui stesso rilascia ad un funzionario russo, incaricato di raccoglierne le parole per verificare come si sono svolti una successione di eventi, svelati progressivamente. Le missioni sono i flashback della sua storia, un pretesto che ha permesso a Relic di abbracciare un arco temporale piuttosto esteso e non per forza di cose costretto entro limiti geografici troppo restrittivi. Il primo ricordo parte dalla Battaglia di Stalingrado, sulle sponde del fiume Volga, momento che più di tutti gli altri ha segnato le sorti del fronte orientale.

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Avanzare tra le macerie delle case e il terreno plasmato dai bombardamenti rappresenta solo metà dell'orrore; l'altra viene perfettamente messa in scena da decine di compagni controllati dall'intelligenza artificiale che cadono sotto il fuoco delle postazioni fisse tedesche. Martiri lanciati verso una morte certa, mentre noi prendiamo le misure con i controlli e usiamo i due squadroni messici a disposizione per colpire ai fianchi un avversario meglio posizionato sul terreno. L'impressione di muovere esseri umani in difficoltà, non super soldati a cui tutto è possibile, è un tema che Company of Heroes 2 sviluppa attraverso meccaniche come le avverse condizioni meteorologiche, la necessità di riscaldarsi oppure la neve alta che rallenta l'incedere delle truppe, ma anche costruendo missioni come quella di Stalingrado. In un altro momento, durante un livello ambientato a Mtsensk nel 1941, ci viene data una compagine troppo esigua per tenere a lungo i tre punti di controllo assegnatici, ed in effetti il fallimento è l'unica opzione prevista. Il sacrificio della prima linea permette alla seconda di guadagnare tempo, che per il giocatore si traduce in minuti per organizzare le difese. Minati i ponti, posizionate le postazioni fisse e messe in sicurezza tutte le entrate della base da proteggere, la battaglia si conclude con ondate nemiche di crescente intensità. Come il suo predecessore, anche questo seguito non si pone l'obiettivo di rappresentare in maniera realistica un conflitto su larga scala, però riesce efficacemente a rendere l'idea dei suoi tragici effetti.

Un carro per… nemico

Come già detto in precedenti articoli, non ultimo il nostro recentissimo provato della modalità multigiocatore, Company of Heroes 2 apporta sì interessanti novità alla serie, ma tutto sommato si avvantaggia senza rivoluzioni dello splendido retaggio del suo predecessore. Non che questo sia un difetto, anzi vedere che elementi relativi ad esempio all'interfaccia grafica siano stati rifiniti, dà allo stesso tempo un senso di familiarità e gratificazione. Abbiamo notato aspetti, come gli script dell'intelligenza artificiale, che non funzionano sempre a dovere ma questo potrebbe essere dovuto alla maggior complessità dei livelli e all'attuale lavoro che Relic sta facendo per rifinire il titolo prima dell'uscita.

Vittime di guerra

Di certo i mesi garantiti dal passaggio di proprietà, da THQ a SEGA, sono stati fondamentali per non arrivare nei negozi con un RTS incapace di mantenere appieno le aspettative degli appassionati. Le missioni a nostra disposizione riprendevano idee e temi consolidati, dalle battaglie all'attacco per conquistare le postazioni nemiche passando per quelle di difesa e per sezioni più dinamiche, dove muoversi senza sosta attraverso la mappa. Il gioco, comunque, ci ha regalato i momenti migliori quando ha osato qualcosa di diverso, come un'apparentemente impari sfida tra tre plotoni di soldati russi e un temibile carroarmato Tiger tedesco. La missione, all'interno di un'innevata foresta fuori da Leningrado nel 1943, segue un'esigua colonna di mezzi e uomini dell'Armata Rossa impegnati ad attraversare un minuscolo villaggio composto da una chiesa e piccole case in legno. Quando il potente corazzato nemico coglie di sorpresa la compagine sovietica e i due carri a supporto vengono rapidamente eliminati, inizia una sfida tra guardie e ladri dove la micro gestione delle unità è fondamentale per spostarsi dal raggio d'azione del Tiger e cercare allo stesso tempo gli strumenti necessari per farlo fuori. Ogni tanto, soprattutto quando non sono coinvolte le variabili climatiche o non vengono espresse idee diverse dal solito, si ha l'impressione che Company of Heroes 2 non faccia nulla che il suo predecessore già non abbia fatto. Eppure il gioco scorre via che è un piacere e, a dimostrazione che si tratta di un prodotto pensato innanzitutto per gli appassionati, c'è un livello di difficoltà che si può dimostrare davvero impegnativo.

Vittime di guerra

Anche in single player la grafica ha tanti alti ma qualche basso legato alla risoluzioni di determinate superfici. Nell'insieme però l'esperienza visiva è di alto livello e se fino a ieri avevamo quasi solo osservato ambientazioni naturali e piccoli complessi abitativi, oggi possiamo dire che anche le sessioni cittadine hanno un livello di dettaglio notevole. La Stalingrado messa in scena in una mappa raccoglie edifici industriali e palazzine popolari dove si nascondono i cecchini, un ambiente da incubo dove ogni svolta può essere una trappola. Tra l'altro anche in queste situazioni, nonostante la mole poligonale superiore e l'interazione ambientale, il motore si mantiene costante senza enormi problemi di fluidità. Per come sta prendendo forma, la campagna di Company of Heroes 2 è insomma l'ideale proseguimento di quanto fatto da Relic in passato: un concentrato di situazioni non semplici, spesso da provare più volte, e una riuscita rappresentazione dell'atmosfera suscitata dal periodo storico e dagli eventi narrati.

Vittime di guerra

CERTEZZE

  • Ottima integrazione tra storia e gameplay
  • Missioni interessanti
  • Buon impatto visivo...

DUBBI

  • ...pur senza rappresentare un salto in avanti enorme
  • IA e bug ancora da sistemare