Nato dal codice di Unbounded, Ridge Racer: Driftopia segna il passaggio all'ormai dilagante free-to-play anche per la celebre serie automobilistica Namco, che da qualche tempo è passata dalle splendide architetture cittadine amate dagli sviluppatori nipponici alla distruttibilità che tanto piace a Bugbear.
Come nel precedente capitolo torna, quindi, la possibilità di abbattere muri e di devastare le macchine dei poveracci che si recano al lavoro, con il cinico scopo di tagliare il più possibile le traiettorie dei tracciati in modo da ottenere tempi migliori e accumulare punti esperienza e bonus. Ne deriva una fisica, anch'essa ereditata da Unbound, molto permissiva con le altre macchine del traffico e gli ostacoli, persino quelli in cemento, che si sbriciolano come sagome di polistirolo investite da un'esplosione nucleare. Si tratta, ovviamente, di una scelta funzionale che sarebbe impossibile, visto che strade trafficate e piene di ostacoli non potrebbero andare d'accordo con una formula tutta incentrata sulla limatura dei tempi, se non ci fosse un compromesso di questo tipo. Ma sebbene gli impatti con muretti, colonne e tir non abbiano effetti deleteri sulla macchina, un impatto frontale con un elemento indistruttibile determina la distruzione del motore nella stragrande maggioranza dei casi. Una forzatura figlia, come vedremo, dell'unica rivoluzione del titolo: il modello free-to-play.
Ridge Racer: Driftopia segue la strada tracciata da Unbound ma la devia sulla rotta del free-to-play
Free-to-play, pay-to-win o pay-to-play?
I tracciati si sbloccano progressivamente con il salire di livello e i veicoli guadagnano punti esperienza che consentono di aumentare accelerazione, potenza, turbo e forza d'impatto. Ma riparazioni e bonus si basano su un sistema di carte che dipende da un mix di fortuna e abilità. L'obiettivo di ogni gara è quello di ottenere un buon piazzamento o di battere dei tempi prefissati, ottenendo la possibilità di pescare una carta premio.
Una volta effettuata la scelta scopriamo qual è il premio che ci spetta e questo può essere sia un power-up con una singola carica o un certo numero di gettoni di riparazione. Questi ultimi sono senza dubbio l'elemento più controverso del sistema di pagamento di Ridge Racer: Driftopia. Infatti, se non siamo abbastanza fortunati da pescare carte che garantiscono punti riparazione, c'è il rischio effettivo di non poter giocare per diverse ore se non ricorrendo al portafogli. E sebbene ci sia un pacchetto gratuito elargito quotidianamente per evitare che un giocatore resti bloccato, una carta ogni 24 ore è ben poca cosa e anche in questo caso ci si trova di fronte alla famigerata pesca random delle carte che può anche darci un bonus totalmente inutile quando la macchina è distrutta. I verdoni, invece, sono una garanzia e danno accesso immediato a macchine rare, bonus consumabili e ai summenzionati punti riparazione consentendo a chi paga di accelerare notevolmente l'evoluzione del proprio arsenale automobilistico.
In ogni caso, almeno durante la nostra prova, non siamo mai arrivati a dover aspettare per poter giocare e, comunque, pazienza e abilità consentono indubbiamente di fruire del titolo senza ricorrere al conto in banca. Non proprio un pay-to-win, dunque, anche se potrebbe andarci molto vicino soprattutto nel caso di quei giocatori intenzionati a giocare in relax, senza troppa pressione. Chi invece ha intenzione di padroneggiare il titolo, cosa non difficilissima visto che il sistema di guida non ha alcuna velleità simulativa, deve sfruttare al meglio il drifting, attivabile tramite l'apposito tasto, per caricare il turbo senza impattare contro i nemici e quindi attivare quest'ultimo nei rettilinei in modo da massimizzarne l'efficacia. L'unico altro elemento fondamentale, se escludiamo la necessità di tenere conto del traffico, sono le scorciatoie che permettono al giocatore di accorciare il percorso consentendoci di passare attraverso palazzi, strutture e terrazze. Queste vengono chiaramente indicate dall'interfaccia quando sono vergini e diventano ancora più evidenti, grazie a vistosi fuochi di segnalazione, se sono state attraversate da un ghost che è passato da lì prima di noi.
Una corsa contro il tempo
Ridge Racer: Driftopia, in sostanza, si poggia su una formula priva di qualsivoglia elemento simulativo e punta a spettacolarizzare la distruzione senza che questa interferisca con la possibilità di limare i tempi. Non che la simulazione sia fondamentale per un gioco di guida ma è un elemento che genera intrinsecamente gameplay e rinunciandovi sarebbe auspicabile implementare qualche feature arcade in più, magari per distinguersi dal capitolo precedente della medesima serie. In Driftopia, invece, l'offerta rispetto ad Unbounded risulta inferiore. Nel titolo Bugbear non c'è, infatti, alcuna forma di competizione diretta tra i giocatori e questo è davvero peculiare per un titolo free-to-play sempre connesso. Inoltre è sparito anche l'editor, elemento decisamente interessante di Unbounded ma presumibilmente ritenuto incompatibile con il nuovo modello di pagamento. In ogni caso la dimensione competitiva è forte.
Quando si lancia una gara vengono caricati automaticamente alcuni ghost e questi, come abbiamo visto con Trackmania 2, hanno i loro vantaggi consentendoci di inseguire in qualsiasi momento il tempo migliore senza dover aspettare in lobby deserte che si connettano abbastanza giocatori alla partita. Certo, avere a disposizione entrambe le opzioni sarebbe senza dubbio l'ideale ma non detto che questo non accada in futuro, tanto più che il titolo è ancora in closed beta e c'è spazio in abbondanza per aggiungere nuove feature e ritoccare il sistema di pagamento. Nel frattempo dobbiamo accontentarci del sistema di evoluzione, vincolato alla formula free-to-play, e di una manciata di rifiniture grafiche che includono impennate ed effetti visivi di vario genere integrati nel titolo in forma di bonus consumabili di tipo esclusivamente estetico. Niente di esaltante, dunque, ma benchè il motore grafico risulti ancora valido e le scelte tecniche siano tutte comprensibili, ci saremmo aspettati, tenendo conto che siamo sul finire della generazione, qualcosa in più, se non altro sul versante tecnico e artistico. Tanto più che la formula free-to-play è usata con successo anche in costosi titoli di enorme spessore tecnico come PlanetSide 2. La relativa modestia, in compenso, consentirà al titolo di uscire anche su PS3 e non dovrebbe comportare requisiti troppo superiori a quelli di Unbounded che si accontenta di un Dual Core e di una GeForce 8800GT.
CERTEZZE
- Intenso, intuitivo e "in linea di massima" gratuito
- Mix azzeccato tra distruzione e agonismo incentrato sui tempi
- Componente evolutiva e bonus di vario tipo
DUBBI
- Fin troppo simile a Unbounded...
- ...ma senza editor...
- ... e con l'aggiunta di un sistema free-to-play invasivo