A tre anni dal rilascio di Honeycomb, prima release ad aver utilizzato l'interfaccia grafica Holo, Google ha deciso di modernizzare l'UI del proprio sistema operativo, portando con sé moltissime novità. Non possiamo dire che si tratti di una vera rivoluzione, piuttosto una naturale evoluzione dettata dalla necessità di svecchiare l'interfaccia grafica, sostanzialmente inalterata dal 2011; a quasi una settimana dalla presentazione, possiamo quindi tirare le prime somme sull'ultima versione del popolare robottino verde.
Premessa necessaria: la developer preview è stata rilasciata per permettere agli sviluppatori di adattare le proprie applicazioni in vista del rilascio autunnale. Come tale, si tratta di una release ancora acerba e ne sconsigliamo l'uso agli utenti inesperti. Il nuovo design grafico si chiama Material Design: la filosofia di fondo è rendere l'interfaccia tridimensionale tramite la separazione delle superfici di ogni applicazione con un parametro di elevazione , che indicherà al sistema la posizione di un elemento rispetto agli altri.Per enfatizzare questo effetto Google ha introdotto la possibilità di applicare ombre in tempo reale e incentivato l'utilizzo di colori contrastanti che rendono l'interfaccia simil 3D. L'effetto finale è uno stile grafico flat e colorato, piacevole da vedere quanto da usare. Grande enfasi è stata posta anche alle animazioni, portate a 60 frame al secondo, rendendo le transazioni tra applicazioni molto gradevoli da vedere. L'obbiettivo, in questo caso, è rappresentare il passaggio da un'applicazione ad un'altra come un qualcosa di continuo e non una interruzione del lavoro in corso. Inoltre ogni input dell'utente avrà un riscontro visivo che da conferma che il device ha compreso il comando. Si può tranquillamente affermare, quindi, che Google ha compiuto grandi passi in avanti su questo fronte; per onestà di cronaca, comunque, non si può negare che iOS e Windows Phone siano stati fonte di grande ispirazione per quanto concerne il comparto grafico.
Android arriva ad un punto fondamentale del suo sviluppo con la versione 5.0
Dammi il cinque
Parlando del sistema operativo vero e proprio, l'installazione non presenta problematiche particolari: chiunque sappia come sbloccare il bootloader del proprio Nexus e flashare una rom tramite fastboot potrà godere delle ultime novità introdotte. Il primo avvio è particolarmente lungo, possono passare anche 5 minuti prima di trovarsi di fronte la lock screen, che in assenza di notifiche è praticamente uguale a quella della versione precedente.
Tramite uno swipe sullo schermo il telefono viene sbloccato e veniamo catapultati sulla home screen. L'impatto iniziale è spiazzante: non ci sono differenze con Kitkat, l'interfaccia è la stessa. Gli unici elementi differenti sono le tre icone della barra di navigazione, sostituite da un triangolo, un cerchio ed un quadrato. Proprio queste tre iconcine sono state fonte di tanto scalpore, con schieramenti contrapposti tra amanti e detrattori; da parte nostra non possiamo negare che al primo impatto risultino strane da vedere, ma in fondo ci si abitua presto e non se ne fa più caso. La prima vera novità la troviamo nella gestione delle notifiche: Google ha compiuto notevoli sforzi per migliorarne l'esperienza d'uso. Rispetto al passato sarà possibile visualizzare sulla lock screen un massimo di cinque schede con cui interagire, sistemate secondo un criterio di importanza che ne decreta o no la visualizzazione, mentre le altre saranno visibili sulla barra superiore. La notification bar ha subito un pesante restyling grafico, ma rimane sostanzialmente immutata in quanto a funzionalità.
L'unica differenza è l'accesso alle impostazioni rapide, raggiungibili tramite un secondo swipe verso il basso, e non più mediante la pressione dell'icona posta in alto a destra. A tutto ciò vengono aggiunte le Heads Up notifications, l'equivalente delle notifiche Pop-up di iOS. Al ricevimento di una chiamata o di un messaggio verrà mostrata una piccola scheda fluttuante sulla parte superiore dello schermo, con la possibilità di eseguire un'azione rapida. La schermata di multi-tasking ha subito una pesante rivisitazione sia grafica che funzionale; graficamente si presenta come una serie di schede sovrapposte poste per ordine di utilizzo. La novità più grande, tuttavia, risiede nelle funzionalità: ogni scheda aperta in Chrome sarà presente nella schermata di multi-tasking. Si tratta di una novità che indica chiaramente la volontà di Google di assottigliare le differenze fra applicazioni native e web apps. Potenzialmente si tratta di una feature interessante, ma finché gli sviluppatori non ne trarranno vantaggio rischia soltanto di essere un modo per "intasare" la schermata di multi-tasking. Degne di menzione il dialer e la calcolatrice, probabilmente i migliori esempi di Material Design finora disponibili. La grafica è pulita, colorata e la separazione tra i vari strati da cui è composta l'interfaccia è netta, facendo ben intendere cosa si trova sullo sfondo e quali elementi siano in primo piano. Interessante poi notare come Google stia implementando le schede di Now su tutto il sistema operativo: ogni elemento con cui si può interagire è di fatto quasi sempre un rettangolo uguale alle schede di Google Now. Il migliore esempio di tutto questo è l'ultima versione dell'applicazione G+, di fatto una chiara indicazione della nuova interfaccia grafica che caratterizzerà tutti i servizio della Big G. Ma di questo ne parleremo più avanti.
Il futuro del robottino
Allo stato attuale, come anticipato, si tratta ancora di un software che presenta molti bug e l'utilizzo giornaliero, francamente, è sconsigliato. Freeze, chiusure forzate di applicazioni, incompatibilità software e riavvi sono una costanten. D'altronde si tratta soltanto di una developer preview, quindi indirizzata agli sviluppatori per poter testare con mano le novità che caratterizzeranno Android per i prossimi anni.
Nonostante ciò, bisogna ammettere che malgrado i problemi di gioventù, il telefono raramente presenta lag e l'esperienza d'uso è sempre molto fluida. Anche con un gran numero di applicazioni aperte il device non ha incertezze e si comporta veramente bene, a parte sporadici blocchi dovuti a qualche incompatibilità tra il nuovo software e un'app. Ad esempio, Whatsapp funziona bene il 90% delle volte, ad eccezione di quando si invia una foto col telefono che si riavvia o va in crash. Discorso importante è la durata della batteria, che non presenta grandi differenze rispetto a Kitkat, se non la possibilità di attivare la funzione di risparmio, che a detta di Google, garantisce altri 90 minuti di autonomia. La colpa maggiore, in questo caso, è proprio del Nexus 5 e della batteria da soli 2300 mAh, insufficiente per una giornata intensa di lavoro. In ogni caso è troppo presto per poter fare valutazioni serie su questo fronte, in quanto il software cambierà ancora e di molto, prima di essere disponibile in versione finale, ma bisogna dare atto che il lavoro svolto finora appare molto promettente. Purtroppo molte delle nuove funzionalità sono ancora a livello di API, quindi, per il momento, ci possiamo soltanto concentrare sul lato estetico di Android L. Sicuramente entro breve potremo testare a fondo le novità presentate, ma ad oggi non possiamo che rilassarci ed aspettare che la release 5.0 venga rilasciata. Possiamo, però, sviluppare un'ipotesi su dove si dirigerà il futuro di Android e di Google stessa. Dal rilascio di Google Now, l'azienda non ha fatto segreto delle proprie intenzioni, cercando di offrire la stessa esperienza d'uso per ogni device, sia esso un tablet, uno smartphone o un PC. Finora i risultati sono stati molto approssimativi, per non dire catastrofici.
A differenza di Apple, la frammentazione e le differenze tra le miriadi di dispositivi in commercio hanno fatto sì che gli utenti si siano dovuti adattare ad interfacce e funzioni differenti in base ai propri device in possesso. Con l'introduzione di Material design, Google ha posto la prima mattonella per rendere omogeneo l'utilizzo di Android su più dispositivi, siano essi tablet, telefoni, orologi, TV o perfino automobili. Grazie ad una interfaccia modulare che può essere adattata a schermi di dimensioni differenti, senza la necessità di riscrivere un'applicazione, gli sviluppatori saranno incentivati a portare le proprio creazioni anche su formati differenti, come ad esempio la nuova Android TV. Da sistema operativo per dispositivi mobile, si sta trasformando in qualcosa capace di controllare qualsiasi apparecchio multimediale dotato di schermo. Quanto tempo ci vorrà prima che Sony, o qualche altro produttore, crei un impianto hi-fi con Android e Play Music integrato? Probabilmente molto poco. Inoltre gli sviluppatori potranno realizzare applicazioni web che utilizzano Material design grazie a Polymer, una nuova libreria apposita sviluppata da Google: in sostanza web app disponibili su qualsiasi dispositivo dotato di browser internet, con l'interfaccia di L e l'integrazione delle Gapps. Se non è un tentativo di dominare il mondo questo, ci si avvicina di molto. Tra il dire ed il fare, comunque, c'è di mezzo il mare. Ovvero i partner hardware di Google. Sarà veramente molto interessante vedere come integreranno tutte queste novità Samsung, HTC, Sony e tutti gli altri; dopo anni di sviluppo non crediamo proprio che la casa coreana abbandonerà la propria interfaccia Touchwiz così facilmente. Probabilmente gli unici che gioveranno della nuova interfaccia saranno i soliti possessori di Nexus e dispositivi Play edition, tutti gli altri si dovranno accontentare delle skin personalizzare da ogni produttore. Parafrasando una famosa pubblicità: per tutto il resto, c'è Xda-developers.