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Questo è il Quakecon

Una delle esperienze più belle che sia possibile vivere nel mondo dei videogiochi

SPECIALE di Andrea Cleri   —   04/08/2015

"Siete mai stati al QuakeCon?", ci viene chiesto e rispondiamo: "Sì, quattro anni fa!", "Bene, allora sapete cosa vi aspetta!" La nostra esperienza al QuakeCon 2015 è iniziata più o meno così alla reception dell'Hilton Anatole, enorme complesso alberghiero nella prima periferia di Dallas che in quei giorni è una specie di forno a cielo aperto. Una metropoli enorme con strade a quattro corsie prive di marciapiedi, se non nelle parti centrali lungo le aree seminate di bar e ristoranti, ovviamente, perché non è previsto che le persone girino a piedi per il caldo che fa, ma solo in macchina.

Questo è il Quakecon

Per un albergo così importante, da migliaia di stanze e innumerevoli sale conferenza tutte perennemente in funzione, il QuakeCon è un evento un po' atipico, amato, ma visto con ironico sospetto, visto che i facoltosi clienti dell'albergo magari non sanno che saranno circondati per quattro giorni da circa diecimila giocatori che accorrono da tutto il mondo portandosi dietro il proprio computer, per partecipare a competizioni lautamente ricompensate o anche solo per conoscere appassionati come loro, stringere amicizie o costruire una vita insieme, visto che gli amori nati in queste stanze sono oramai innumerevoli. Lo testimoniano giovani famiglie, munite di diversi bambini al seguito, che diligentemente montano la loro postazione da gioco in una specie di salone hangar, quasi sempre al buio, in cui non è possibile portare alcolici (è un evento pensato espressamente per le famiglie) e in cui ci si aggira in rispettoso silenzio come in una imponente cattedrale del videogioco. BYOC, cioè "bring your own computer" (porta il tuo computer, in italiano): questo è il nome del tipo di evento, e Tim Willits di id Software ci dice che probabilmente l'edizione di quest'anno entrerà nel guinness dei primati come la più lunga di sempre.

Vi raccontiamo il QuakeCon, una delle esperienze più belle del mondo dei videogiochi

Facciamo un raduno?

L'anno scorso Doom fu presentato qui per la prima volta dopo anni di voci che si rincorrevano sul suo reale stato di salute. Quest'anno, di nuovo, è stato protagonista del primo hands on in assoluto e ha condiviso le attenzioni di tutti i convenuti insieme a Fallout 4. Perché allora non chiamarlo DoomCon, piuttosto che QuakeCon? Perché, per Tim Willits, Quake ha avuto sul mondo dei videogiochi un'influenza molto superiore partendo dai server dedicati per l'online, da mappe fin troppo avanti per i loro tempi, per il tipo di gameplay e la possibilità di avere dei clan con cui giocare insieme. Ancora oggi giochi come Call of Duty rendono il loro roboante omaggio a un gioco che ha cambiato il modo di concepire gli shooter e che, sorridendo, ci fa capire che dovremo aspettare ancora qualche anno per rivedere.

Questo è il Quakecon

Anche questa meravigliosa occasione è figlia di Quake, nata com'è da un raduno organizzato 20 anni fa da alcuni dei giocatori più forti d'America che si dettero appuntamento a Dallas per incontrarsi dopo centinaia d'ore passate a giocare in rete. Perché Dallas? Perché qui ha sede id Software e vedi mai che John Carmack, Willits e gli altri potessero decidere di fare un salto a salutare i loro fan. Così fu e dopo qualche anno la stessa software house si fece carico di continuare a organizzarlo, lasciandolo però gestire quasi totalmente da un centinaio di volontari, capeggiati da venti responsabili, tutti appassionati dei giochi online. Oramai ci sono aree dedicate al gioco da tavolo, c'è la Croce Rossa che raccoglie donazioni di sangue da giocatori allineati in una fila che ha dell'incredibile e c'è persino una stanza in cui poter parlare con degli psicologi in caso che dopo ore e ore di gioco ci si possa sentire un po' a disagio o desiderosi di staccare la spina. Venire qui da partecipanti (i giocatori sono 10.000 circa, i visitatori arrivano a centomila tra parenti e amici, mentre la tecnologia messa a disposizione dagli sponsor supera i 300.000 dollari di valore) è un modo per affermare la propria socialità e la voglia di conoscere persone coi propri interessi; venire qui da visitatori, soprattutto se italiani, fa sentire sulla luna.

Questo è il Quakecon

Qui i videogiochi sono una cosa normale, magnifica, un'occasione che si racconta in immagini come quella di una mamma che guarda paziente il papà che monta il PC da gioco, mentre tiene a bada i figli con la loro maglietta di Dishonored, dandogli caramelle e un sorso di Coca Cola. In quello stanzone buio, immenso, trovano posto i PC modificati più incredibili, con tubature piene di liquidi colorati, strani marchingegni e persino case a forma delle trappole dei Ghostbusters. Ci sono premi anche per i modder più bravi, mentre ci sarà solo un ricordo meraviglioso per quelli che son stati lì per montare un baracchino con qualche luce colorata e colme di scritte di accoglienza e inviti a fermarsi e scambiare due chiacchiere. Forse è troppo costoso arrivare fino a Dallas dall'Italia per il QuakeCon. Forse, se non si hanno particolari ambizioni per i tanti tornei a premio previsti, è difficile trovare un vero motivo per andarci. Però quando si gira per quei corridoi è difficile non sperare che cose come quelle possano arrivare anche dalle nostre parti con la stessa serenità, con quell'allegria e quel paio di centinaia di giocatori che col mouse sotto le mani sono pronti a fare numeri che, francamente, te li sogni. Uno spettacolo da ricordare, questo è il QuakeCon.