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Dieci giochi per dieci religioni

Giocare per credere!

SPECIALE di Dario Rossi   —   28/01/2016

È importante credere in qualcosa, e lo è ancora di più sentirsi legati sentimentalmente, spiritualmente e fisicamente con un'entità o uno schema superiore. Il rapporto dell'uomo con il sacro è affascinante, ma anche molto complesso e sfaccettato, ci siamo chiesti in proposito come possa confrontarsi con i videogiochi. Da tale spunto abbiamo maturato dieci abbinamenti per altrettante religioni, affascinati dal pensiero su cosa possa preferire sotto il profilo videoludico un buddista, un cattolico o un cultore dello sciamanesimo coreano. Se non temete di scoprire le nostre scottanti rivelazioni, proseguite nella lettura... e non dimenticate l'undicesimo ospite!

Scopriamo i dieci titoli maggiormente adatti per le religioni principali

Cristianesimo - Populous

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Il desiderio recondito di avere tra le mani il destino dell'umanità affascina l'uomo da secoli. L'intramontabile strategico isometrico di Peter Molyneux, partorito nel lontano 1989, trasformava questo sogno in realtà, mettendoci nei panni del Creatore. Ma grandi poteri richiedono anche grandi responsabilità, e il God Game di Bullfrog dimostrava come anche l'onnipotenza dovesse piegarsi a qualche regola. Lo scopo era aiutare i popolani credenti a prosperare in serenità, ma anche soggiogare con ogni mezzo i popoli avversari, simbolici antagonisti adoratori del Male. Più che un videogioco, Populous era un vero lavoro, con il giocatore celestiale costantemente impegnato nella levigazione del terreno, prodigiosi interventi divini e quant'altro per ottenere gli agognati obiettivi.

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Islamismo - Prince of Persia

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Tutto il fascino della tradizione dell'Iran nel capolavoro indimenticabile di Jordan Mencher e la sua Broderbound. Prince of Persia era un titolo tecnicamente rivoluzionario per come usava la tecnica del rotoscope per l'animazione dei personaggi, ma è memorabile ancora oggi per la sua incredibile atmosfera, carica di magia, mistero e una certa crudeltà per le micidiali trappole che attentavano alla vita del malcapitato protagonista. Imprigionato nelle segrete di un maniero, il suo scopo era superare tutti i livelli fino ad arrivare alle stanze del crudele visir Jafar e liberare la principessa, figlia del sovrano, obbligata a sposarlo contro la sua volontà. L'aspetto più affascinante era rappresentato dalla presenza di un "doppelganger", il lato oscuro del principe scaturito da uno specchio magico, che dovevamo affrontare sfruttando un pizzico di materia grigia. La minacciosa figura era animata dal lato malvagio del principe e non risultava semplice da battere.

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Induismo - Far Cry 4

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La magia dello Shangri-La e un discreto potere decisionale caratterizzano l'ultimo capitolo dell'avventura in prima persona di Ubisoft, con un taglio esotico in grado di esercitare sempre un notevole fascino. La regione del Kyrat porta la storia e la tradizione dell'Himalaya sui nostri schermi, attraverso la storia di Ajay Ghale e il suo desiderio di spargere le ceneri della madre nel Lakshmana. L'amorevole gesto è solo lo spunto per una lunga serie di vicissitudini, nate dall'incontro con il folle dittatore Pagan Min, ma anche diversi capi della ribellione. Uno dei lati più affascinanti di Far Cry 4 risiede, come detto, nella libertà decisionale concessa al giocatore: si può decidere se affrontare un interminabile scontro contro le forze militari di Min, appoggiando la causa del Sentiero d'Oro, ma anche terminare l'avventura in pochissimi minuti, effettuando una scelta particolare nel corso del gioco (o meglio, una "non" scelta!).

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Buddhismo - Tiger Road

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Un buddhista non ricorrerebbe mai alla violenza, ma quando c'è in ballo un rapimento di bambini non si può risolverlo con filosofia, tocca per forza afferrare una gigantesca scure e fare piazza pulita dei nemici. Ed era quello che faceva l'indomito monaco Lee Wong in Tiger Road di Capcom, mitico cabinato del 1987, poi convertito su svariati sistemi casalinghi. L'avventura di Lee si dipanava attraverso numerosi livelli sostanzialmente tutti diversi, ma che tenevano come linea base la furiosa azione di tipo hack 'n slash, con un pizzico di platform. Ai tempi dell'uscita il gioco presentava uno dei comparti grafici più impressionanti mai visti, e una difficoltà dai toni quasi surreali, che richiedeva una pazienza e un controllo dell'ira a esclusivo appannaggio di un vero seguace di Buddha. A seguito di una interminabile serie di combattimenti, Wong affrontava il terribile Ryuken nel suo stesso castello, sconfiggendolo e salvando i poveri fanciulli da un triste destino.

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Taoismo - Spy vs Spy: The Island Caper

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Il fumetto del cubano Antonio Prohias prendeva vita nell'esilarante Spy vs Spy: The Island Caper di First Star, tecnicamente sequel di una vera trilogia dedicata alle spie antagoniste, uscito per diverse piattaforme dell'era 8-bit, tra cui il Commodore 64. Ambientata in un'isola tropicale, l'avventura in split-screen contrapponeva le due famose spie, paracadutate nell'idilliaco scenario, in uno scontro all'ultimo sangue. Costruendo letali trappole ricavate dalle risorse ottenibili sull'isola, le spie dovevano rallentare i rispettivi progressi nella costruzione di un missile che le avrebbe portate in salvo dall'isola. Una delle caratteristiche peculiari dell'opera era il colore dei due protagonisti: bianco e nero, proprio come lo Yin e lo Yang del taoismo dell'antica filosofia cinese.

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Shintoismo - Shenmue

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Sull'onda del suo marchio FREE (Full Reactive Eyes Movement), il 1999 giapponese non fu più lo stesso dopo l'arrivo di Shenmue su Dreamcast, forse il più ambizioso lavoro di Yu Suzuki, che rappresenta la vera anima del paese e la sua filosofia. Il gioco portava l'interazione e la libertà a nuovi e impensabili livelli, seppure limitato in buona sostanza a poche aree. Colpiva nonostante questo la cura maniacale profusa in ogni particolare, soprattutto la casa del protagonista, rimasta nei cuori di ogni videogiocatore. La Yokosuka del primo capitolo a ogni modo non si dimentica neanche oggi, così come il coraggioso e ostinato, ma educatissimo, Ryo Hazuki. Lontano anni luce dalle filosofie occidentali nell'affrontare il genere degli open world, l'opera di Suzuki era maggiormente interessata a immergere il giocatore nell'esperienza, più che viverne la storia, e ci riusciva benissimo. Shenmue è anche stato il primo vero precursore del quick time event, un sistema poi diventato uno standard dell'industria videoludica. La serie sta per tornare con il terzo capitolo, attualmente in preparazione dallo stesso Suzuki.

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Sikhismo - Assassin's Creed Chronicles: India

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Interessante spin-off a impostazione bidimensionale della celebre serie Ubisoft, Assassin's Creed Chronicles: India prosegue positivamente quanto di buono fatto dal precedente "China", aggiungendo molti più contenuti e risultando agevolato dall'intrigante ambientazione indiana. I riflettori sono puntati questa volta su Arbaaz Mir, assassino operante nel periodo del 1841, più precisamente nel mezzo del conflitto tra l'impero Sikh e la Compagnia delle Indie Orientali. All'interno di quest'ultima ci sono diverse infiltrazioni templari e lo scopo di Arbaaz, tra le altre cose, è quello di recuperare un manufatto in loro possesso. I colori sono vivaci e solari, con una preponderanza di giallo e arancio, e fondali molto evocativi.

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Ebraismo - The Last Of Us Remastered

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Con un protagonista di nome Joel non ci possono essere dubbi: The Last of Us Remasterd è la nostra scelta per il videogiocatore di fede ebraica. Lo stupendo titolo survival horror di Naughty Dog torna più bello che mai su PlayStation 4, con una grafica migliore e frame rate aumentato rispetto alla precedente generazione. Il gioco invece rimane quello e non ha perso niente del fascino originale. Uno scenario apocalittico vede un terribile virus, scatenato da un fungo, cancellare ogni resto di umanità e sostituirla con orde di zombie famelici e impazziti. Mescolando le dinamiche stealth con sparatorie maggiormente action, la produzione rimane impressa nella memoria soprattutto grazie alla storia, semplicemente memorabile e raccontata con uno stile crepuscolare di enorme impatto. Semplicemente un classico che ha fatto strage di top score in tutto il mondo.

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Sciamanesimo coreano - Blade & Soul

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Tripudio MMO con marcati contorni marziali, così in buona sostanza si definisce Blade & Soul della coreana NCSoft, che ha ottenuto già un ottimo successo dal lancio in occidente. La produzione non presenta niente di sostanzialmente nuovo rispetto a prodotti simili, ma la componente action enfatizzata è un elemento che dona un certo carattere all'intera esperienza, senza contare che l'editor del personaggio permette una caratterizzazione profonda a livello di razza e classe di appartenenza, una scelta che influenza inoltre la stessa trama. I sistemi proposti, come il Kung Fu Master, offrono la possibilità di eseguire spazzate, colpi speciali e vere e proprie mosse finali. Ciliegina sulla torta è la possibilità di effettuare attacchi combinati con altri giocatori umani. La manualità con i comandi ha quindi un'importanza rilevante. Sono presenti ovviamente tutti gli elementi che sarebbe lecito aspettarsi da queste produzioni come i dungeon, le missioni e il PvP.

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Shenismo - Sleeping Dogs: Definitive Edition

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Per la religione popolare cinese abbiamo scelto l'open world con gli occhi a mandorla Sleeping Dogs: Definitive Edition, sequel di True Crime, che sogna la serie di Grand Theft Auto, spesso raggiungendola, ma con uno scenario davvero originale: una riproduzione di Hong Kong semplicemente mai vista prima. Il Porto Profumato di Square Enix e United Front Games esercita un fascino irresistibile, con i suoi quartieri fedelmente riprodotti e sorprendenti riferimenti alla tradizione, che colpiscono essendo realizzati da uno studio occidentale. È quasi più interessante vagare per le varie strade, a piedi o su un mezzo, esplorando mercati, negozi e stramberie varie allestite dagli sviluppatori, che affrontare la modalità storia. Che comunque è presente e si fa apprezzare. E se vi state chiedendo se è presente la struttura delle Chung King Mansions di Kowloon, resa popolare dai film di Wong Kar-Wai, ovviamente la troverete.

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Setta - The Elder Scrolls IV: Oblivion

Non potevamo tagliare fuori la setta, alla quale dedichiamo una piccola menzione fuori lista. Per chi preferisce seguire una dottrina religiosa, filosofica o politica che si discosta da quelle preesistenti, il nostro consiglio è il buon vecchio The Elder Scrolls IV: Oblivion. In nessun altro titolo viene descritta con medesimo amore la vicenda tutta sotterranea della Confraternita Oscura. Si tratta di una serie di missioni nascoste nel gioco di ruolo Bethesda, non semplici da attivare, che però non solo sanno ricompensare con una storia intrigante e ricca di colpi di scena, ma rappresentano forse il lato migliore della produzione. Giocare nei panni della Confraternita Oscura permette di vivere Oblivion sotto una luce del tutto diversa, quella delle tenebre.

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