Appena poche settimane fa eravamo rimasti di sasso davanti al trailer reveal di Warhammer 40.000: Dawn of War III. Nel 2016, in una generazione popolata da action, shooter e qualche sporadico adventure, mai ci saremmo potuti aspettare di vedere un così audace ritorno al passato, non confinato a qualche piccolo esperimento indipendente.
È vero che negli ultimi due, tre anni abbiamo visto l'interessante riproposizione di gameplay classici, su tutti i giochi di ruolo vecchio stampo capitanati dai lavori di Obsidian e Larian, ma realizzare che qualcuno si sentiva pronto a portare sul mercato odierno uno strategico in tempo reale ci ha lasciato decisamente stupiti. Non una remastered o una operazione nostalgia come quella operata da Gearbox con Homeworld: Deserts of Kharak, che originariamente era un altro franchise di Relic, ma un vero e proprio sequel con tutti i crismi del caso. E invece con una decisione coraggiosa, Dawn of War, a più di sei anni dal precedente episodio si prepara a ricevere un terzo capitolo. Anche se manca probabilmente un anno alla sua pubblicazione sul mercato, lo sviluppatore ha deciso di mostrare qualcosina alla stampa specializzata e per questo motivo siamo volati fino a Londra grazie a un press tour al fulmicotone, per assistere già alle prime sequenze di gameplay. Seguiteci in questo articolo per leggere quello che abbiamo visto e avere un primo parere sul potenziale di questo sequel.
Dawn of War III è lo strategico in tempo reale vecchio stile che non ci saremmo mai aspettati
Si riparte
Come successo anche in occasione del secondo capitolo, se qualcuno ha una tale memoria di ferro da ricordarselo ancora, anche Dawn of War III propone una storia completamente slegata dagli altri episodi e ricca dei consueti riferimenti all'universo di Warhammer 40.000. Purtroppo Relic ha deciso in questa prima presentazione di rimanere estremamente abbottonata con i dettagli e tutto quello che siamo riusciti a sapere è che il pianeta Acheron è il centro focale di una sanguinosa battaglia che vede gli Space Marine capitanati da Gabriel Angelos combattere gli Orchi di Gorgutz cercando di tenere a bada allo stesso tempo le rapide e violente incursioni degli Eldar guidati da Macha.
Lo scopo ultimo delle tre razze è di prendere il controllo assoluto del globo e poter così mettere le mani su un'arma mitologica trovata sulla sua superficie. Rompendo con la tradizione della serie, questa volta il giocatore avrà a che fare con un'unica, lineare campagna single player che obbligherà il giocatore a seguire un arco narrativo dove si ritroverà continuamente a cambiare fronte fino al raggiungimento dell'epilogo, che dovrebbe essere uno soltanto. Un po' come avviene con gli shooter più recenti, Call of Duty su tutti, ci ritroveremo alla guida dei differenti comandanti e delle loro razze, prendendo confidenza con le unità e approfondendo un risvolto narrativo che dovrebbe fare la felicità di tutti gli appassionati dell'universo fantascientifico di Games Workshop qui riprodotto alla perfezione a partire dai suoi eroi più iconici, Angelos su tutti. Rispetto al passato della serie però, stando a quanto dichiarato dagli sviluppatori durante l'evento, la campagna sarà una sorta di allenamento, un antipasto che permetterà al giocatore di prendere confidenza con i tre stili di combattimento e gestione che caratterizzano Space Marine, Orchi ed Eldar, e prendere dimestichezza con gli eroi di ogni fazione prima di lanciarsi nel multiplayer, la vera anima pulsante di Dawn of War III. Sì perché gran parte delle novità che riguardano il gameplay, il lavoro effettuato sul design delle unità e il loro bilanciamento sono dovuti alle scelte di Relic di rendere questo terzo capitolo prima di tutto uno strategico in tempo reale competitivo e in grado di offrire agli amanti del multigiocatore una sfida avvincente e molto strutturata. Lo sviluppatore ha infatti studiato a lungo il feedback dei giocatori non solo a partire dai match dei due precedenti Dawn of War ma anche seguendo le evoluzioni multiplayer del più recente Company of Heroes 2 e annesse espansioni. Gran parte delle modifiche che riguardano il gameplay sono state fatte proprio per gestire nel migliore dei modi l'azione di gioco, ad esempio aumentando gli indicatori su schermo per rendere più leggibili gli avvenimenti ma anche aumentando la chiarezza generale degli accadimenti come ad esempio il lancio di granate o l'attivazione di attacchi e abilità speciali.
Poco ma all'apparenza buono
Dopo la rapida infarinatura sulla storia e il background narrativo di questo terzo capitolo, abbiamo avuto la possibilità di dare una bella occhiata al gameplay attraverso una rapida partita basata su una delle missioni più avanzate con il giocatore ai comandi degli Space Marine e con un unico obiettivo: sterminare gli Eldar dalla porzione di territorio da loro controllata. In realtà per mettere meglio in evidenza le caratteristiche degli "umani", protagonisti assoluti di questo primo incontro con il gioco, la sfuggente razza aliena era stata depotenziata e la missione era stata accelerata eliminando tutti i tempi morti e le parti narrative.
Relic con questo sequel ha tentato di coniugare le due anime dei precedenti capitoli: da un lato i campi di battaglia di dimensioni generose in grado di accogliere armate variegate e numerose, dall'altro la presenza di eroi in grado di capovolgere le sorti di uno scontro grazie alle loro abilità e a un peso in battaglia imponente. Ne incontreremo svariati durante la campagna e potremo scegliere quali portarci in battaglia per poi potenziarli all'aumentare della loro esperienza selezionando le varie abilità anche se al momento non abbiamo dettagli sull'eventuale presenza dell'equipaggiamento, un elemento che consentiva al giocatore di personalizzare al massimo i suoi avatar preferiti. Come capitava già in passato, la microgestione non riguarda poi solo le unità speciali con le loro abilità appariscenti ed esagerate, ma anche quelle standard richiederanno una certa attenzione per sfruttare al massimo le loro peculiarità e tamponare i malus legati all'inevitabile sistema a morra cinese che caratterizza il bilanciamento di questo capitolo. La missione mostrata si apriva con lo sviluppatore ai comandi del solo Angelos, armato del suo enorme martello God Splinder che gli consentiva sia di compiere enormi balzi per raggiungere unità anche molto lontane e stordirle con l'onda d'urto causata dall'atterraggio, sia di lanciarsi in un turbine distruttivo che lo rendeva immune per diversi secondi grazie a uno scudo evocato in automatico. Ben presto però Gabriel si ritrovava circondato da numerosi Eldar e qui abbiamo visto finalmente in azione il capitolo dei Blood Raven pronto ad accorrere in suo aiuto attraverso gli immancabili drop pod precipitati dal cielo. Si tratta di una meccanica alla base della fazione che può in questo modo raggiungere in un attimo il fronte della battaglia per scaricare una forza d'attacco mirata e molto rapida. Rispetto al passato infatti, sarà possibile scegliere la composizione dei marine rinchiusi nei pod prima di lanciarli, così da gestire al meglio l'assalto e sfruttare le peculiarità dei soldati in base al nemico da fronteggiare.
Lo stesso meccanismo è ovviamente espanso al massimo del suo potenziale nella fase di costruzione visto che con un meraviglioso balzo nel passato, Dawn of War III torna ad offrire la base dove edificare le varie strutture e produrre le unità d'assalto. Le risorse sembrano essere le solite composte dai crediti e dall'energia, entrambi accumulabili conquistando e mantenendo i nodi adeguati, ma su questo aspetto non possiamo dilungarci molto visto che la demo era veramente parca di dettagli e molto frettolosa. E quando gli Space Marine, nonostante i copiosi rinforzi, sembravano avere la peggio ecco arrivare una seconda unità eroica, davvero mastodontica: Lady Solaria e il suo Cavaliere Imperiale. Una sorta di enorme soldato corazzato, munito di due giganteschi mitragliatori gatling e ovviamente di una resistenza pari solo alla sua incredibile lentezza. Solaria rappresenta un altro pilone di design di questo terzo capitolo che riguarda la presenza sul campo di battaglia di unità sovradimensionate e in grado di restituire un feeling di onnipotenza al giocatore. Anche questa eroina ha due abilità a sua disposizione: un fuoco di sbarramento in grado di massacrare tutte le unità in un cono frontale di 90 gradi e una salva di missili in grado di colpire fino a sei bersagli differenti o più volte uno stesso obiettivo. Tra esplosioni, pezzi di scenario che saltano in aria e nemici che volano in ogni direzione, il risultato appare decisamente galvanizzante per il giocatore. Tra l'altro ad aumentare l'intensità di quello che avviene su schermo, ci si mette anche la super che contraddistingue ogni fazione e che, nel caso degli Space Marine, era rappresentata dal bombardamento orbitale: un raggio in grado di polverizzare ogni cosa incontrata sul suo cammino che il giocatore può muovere dopo averlo lanciato e che, con il passare dei secondi, diventa via via sempre più lento ma anche sempre più potente al punto da dissolvere ogni essere vivente incontrato e disintegrare in un attimo le fortificazioni e gli accampamenti avversari.
La meraviglia è da un’altra parte
Tecnicamente Dawn of War III si è presentato davanti ai nostri occhi in uno stato che ci ha convinto soltanto a metà. Artisticamente il gioco rimane estremamente fedele ai canoni dell'universo di Warhammer 40.000 e sembra spingere forte sul concetto degli eroi giganteschi e su decine di unità che si muovono in contemporanea su schermo anche se forse si percepisce una palette cromatica decisamente più accesa e colorata rispetto a quanto ci ha abituato Relic in passato e questa cosa, siamo sicuri, farà storcere il naso ai più integralisti. Graficamente invece pur spingendo forte sugli effetti speciali e su un'ottima distruttibilità ambientale, il titolo ci è apparso un po' piatto o comunque troppo anonimo per poter colpire i giocatori. Sembra insomma, davvero, uno strategico in tempo reale vecchio stile o comunque si fatica un po' a percepire che sono passati sei anni dal suo predecessore e questa cosa non può essere certamente considerata un bonus anche se probabilmente qualche fan apprezzerà questa sensazione di familiarità.
Tra l'altro, complice la versione alfa davvero prematura, la fluidità era ben lontana dall'essere accettabile e tutto questo non ha fatto altro che acuire una certa sensazione di arretratezza che, ci auguriamo, potrà essere superata nei prossimi mesi. Volendosi concentrare sugli elementi negativi di questo sequel, c'è un'altra scelta dello sviluppatore che non ci ha pienamente convinto: la quasi totale rimozione delle coperture. Da sempre uno degli elementi caratteristici della serie, in questo terzo capitolo rimane solo una piccola traccia di questa meccanica alla base di tutta la microgestione delle unità. Ora non ci sarà più la solita sovrimpressione accanto al cursore che farà capire al volo quanto le nostre unità sono scoperte alla fine del loro movimento, ma semplicemente saranno sempre completamente alla mercé del nemico. A meno che non si conquistino delle particolari strutture e dei ripari specifici piazzati sulla mappa e che fungono da copertura per le unità limitrofe ma in qualsiasi momento possono venire distrutte in modo irreversibile. Ma è chiaro che si tratta di eccezioni all'interno di un gameplay che, in seguito a questa decisione di Relic, appare sicuramente più rapido e immediato, oltre che meno cervellotico, ma allo stesso tempo perde un elemento che lo contraddistingueva da tutti gli altri strategici in tempo reale presenti sul mercato. Solo con il gioco finale potremo dire se la scelta è stata oculata e ben ponderata; per il momento, infatti, i nostri dubbi rimangono abbastanza campati per aria, in attesa di poter finalmente mettere le mani sul gioco per provarlo magari in prima persona. L'attesa sarà comunque ancora molto lunga visto che Warhammer 40.000: Dawn of War III arriverà sul mercato soltanto nel 2017 esclusivamente su PC e quindi avremo sicuramente modo di tornare a parlarne.
CERTEZZE
- Cerca di unire le battaglie su larga scala del primo capitolo e gli eroi del secondo titolo
- Torna la costruzione delle basi
- L'eterna battaglia tra Space Marine, Orchi ed Eldar ci fa ben sperare a livello di narrativa
- Diversi miglioramenti all'interfaccia per rendere più leggibili gli avvenimenti di gioco
DUBBI
- Tecnicamente è ancora troppo indietro per poter essere giudicato
- Non ci convince la rimozione quasi totale delle coperture