Nell'ormai lontanissimo 2001, all'alba del nuovo millennio, i survival horror erano uno dei generi più in voga nell'ambito videoludico. Tra la fama sempre crescente di Resident Evil e la sua nemesi Silent Hill, si instillavano tutta serie di titoli che cercavano in un modo o nell'altro di rimaneggiare il concetto ed adattarlo ad uno specifico gameplay. In Corea del Sud, il team di sviluppo Sonnori era però intenzione a cambiare per sempre il genere, anticipando di parecchio le avventure in prima persone che hanno fatto la fortuna degli ultimi anni. Prima fra tutte quell'Amnesia di Frictional Games che, seppur non ufficialmente, riprende da White Day: A Labirynth Named School molto più di quanto non voglia far credere. Il titolo, uscito inizialmente su PC e mai arrivato da noi fino alla release recente su dispositivi mobile, gode di una folta schiera di fan, a partire dai suoi stessi sviluppatori che, a proprie spese, hanno continuato a supportare il progetto, fino a renderlo gratuito online e che solo ora torna in commercio con le dovute attenzioni. Il remake del titolo di Sonnori (ora sviluppato da ROI Games) è in arrivo a fine mese su PC, PlayStation 4 e Xbox One e si porta in dote pregi e i difetti di uno stile così retrò.
San Valentino non è abbastanza
Per chi non fosse avvezzo alle tradizioni giapponesi, vi basti sapere che il White Day altro non è che la ricorrenza del 14 marzo quando, ad un mese di distanza da San Valentino, gli uomini sono chiamati a rispondere al cioccolato regalato dalle donne il mese precedente con un regalo di valore doppio o triplo. Partendo da questa premessa, perfetta per costruirci intorno un teen horror asiatico, il gioco vi metterà nei panni di uno studente intenzionato a dichiararsi ad una sua compagna di scuola. Per una motivazione non ben specificata, il ragazzo deciderà di introdursi nel suo liceo durante le ore notturne per restituire un quaderno perduto alla ragazza, lasciandovi accanto una bella scatola di cioccolatini a forma di cuore. Un piano perfetto per conquistare la donzella dei suoi sogni, se non fosse che la scuola è più popolata che mai, presentandoci tutta una serie di ragazze che - oltre a fungere da personaggi non giocanti e a scandire la narrazione - in un modo o nell'altro flirteranno o provocheranno il protagonista. Partendo da queste premesse, il titolo vi porterà ad esplorare una serie infinita di aule e stanza del complesso scolastico alla ricerca di fantasmi e della verità sul lugubre posto, un tempo adibito ad ospedale per ospitare i feriti della guerra coreana.
Tra vecchio e più vecchio
Se è vero che tra meno di un mese potremo darvi il nostro giudizio definitivo sull'opera, ciò che ci è stato possibile provare in questa sede è tutta la prima parte del titolo. L'avventura si basa sull'esplorazione delle varie ali del liceo, collegate tra loro da lunghi corridoi che le dividono. Nonostante inizialmente vi troverete senza mappa, basteranno pochi minuti per rimediarne una piuttosto dettagliata, in classico stile Resident Evil, che vi permetterà di gestire costantemente i vostri spostamenti, basandovi sugli indizi e i documenti ritrovati per le varie zone dello stabile. Essendo un'avventura in prima persona, sprovvisti di armi contundenti e in balia degli eventi, la sensazione di inferiorità è sempre pressante. Tutta la prima sezione si basa sulla necessità di trovare l'aula della vostra amata studentessa e il percorso che vi porterà a destinazione è costellato di effetti sonori, serrande che sbattono, donzelle stranamente serene e puzzle più o meno interessanti da risolvere, il più delle volte basati sulla necessità di ritrovare una vecchia stanza ed aprire un qualche portaoggetti prima non interattivo. Nulla di nuovo rispetto a quelli che sono i dettami del genere, se non fosse che l'atmosfera asiatica, fatta di suoni e presenze, renderà il tutto estremamente claustrofobico e disturbante.
Come se non bastasse, la presenza di un bidello, unico antagonista classico in carne ed ossa, armato di mazza da baseball e intenzionato a fracassarvi il cranio appena vi avrà sotto tiro, non fa che aumentare esponenzialmente la sensazione di essere sempre ad un passo dalla morte. La sua ronda, totalmente casuale, è quanto di più vicino all'iterazione moderna del papà nel recente Resident Evil VII (o del nostrano Remothered) e, al netto di una serie di problemi di compenetrazione e hitbox dovuti al passare del tempo, l'intelligenza artificiale si comporta in maniera più che decente, forse anche troppo. È esattamente qui che sta il metro di giudizio di un titolo ancora tutto da scoprire. Se è vero che parliamo di un horror vecchio stile che ha la sola ed unica volontà di spaventarvi davvero, senza mezzucci di basso rilievo, ma solo tramite una cultura indubbiamente affascinante e spaventosa come quella asiatica (al netto di qualche "jump scare" buttato nel mezzo), non si può nascondere che la frustrazione dovuta alla difficoltà di sfuggire dal bidello mentre si è alla ricerca di uno specifico oggetto da decine di minuti, può far demordere una buona dose di giocatori. Per questo vengono in aiuto una serie piuttosto corposa di livello di difficoltà, che cambiano sostanzialmente la resa del gameplay ma inficiano anche in maniera negativa l'atmosfera del titolo. Dal punto di vista tecnico, il titolo non fa certo gridare al miracolo tecnologico. Il termine remake è utilizzato in maniera relativamente impropria e serve solo a rendere chiaro che, più o meno tutto ciò che si muove a schermo, ha ricevuto una passata di modernità, rendendo White Day: A Labirynth Named School piuttosto piacevole da guardare, anche al netto di modelli chiaramente arretrati e accortezze odierne mancanti (le animazioni del protagonista sono qualcosa di aberrante se ci si ritrova ad abbassare la camera o a guardare negli specchi per vederne i movimenti).
Inutile dire che White Day non è un titolo per tutti. Se già il survival horror è sempre più una genere di nicchia, la presenza ingombrante di un sistema estremamente punitivo (ai livelli di difficoltà più alti) e un comparto tecnico piacevole ma ovviamente arretrato, non ne fanno un titolo per la massa. Resta un cult, che non vediamo l'ora di recensirvi e che può immergervi quanto più possibile in un'atmosfera affascinante e spaventosa, seppure inficiata da problemi derivanti da una produzione travagliata e piuttosto arretrata, fatta di una regia scialba e semplicemente "sbagliata" con cambi di inquadrature sull'asse che risultano più spaventosi dei fantasmi stessi!
CERTEZZE
- Finalmente arriva in occidente White Day (tralasciando il porting mobile)
- Atmosfera ed elementi di game design che hanno ispirato una generazione
- La localizzazione italiana non è perfetta, ma rende il tutto appetibile ai più
DUBBI
- Tecnicamente è piacevole, ma non certo un vero remake
- Qualche incertezza sulle interazioni con lo scenario
- La regia delle scene di intermezzo e dei dialoghi è imbarazzante