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Che fine ha fatto… Blood Omen: Legacy of Kain

Dov'è finito il vampiro Kain? Riusciremo un giorno a riviverne le avventure?

RUBRICA di Massimo Reina   —   12/01/2018

Che fine hanno fatto... è una rubrica a cadenza regolare che cerca di riportare alla luce quei franchise che per un motivo o per un altro sono caduti un po' nel dimenticatoio, raccontandone la storia, con la speranza di rivederli prima o poi sui nostri schermi.

Nello scorso appuntamento con la nostra rubrica ci siamo occupati di una saga di videogiochi ispirata alle creature della notte molto amata dal pubblico, ovvero Legacy of Kain. In particolare abbiamo suddiviso idealmente la serie in due tronconi, focalizzando le nostre attenzioni su quello che era il ramo col suffisso Soul Reaver, incentrato sulla figura di Raziel come protagonista. Questa volta, invece, parleremo dell'altro "troncone", vale a dire quello chiamato Blood Omen, che vede invece come protagonista il vampiro Kain. Fu proprio con Blood Omen: Legacy of Kain, tra l'altro, che nel lontano 1996 su PlayStation prese vita questo famoso brand. Sviluppato da Silicon Knights, si trattava di un adventure bidimensionale con visuale a volo d'uccello che raccontava di Kain, nobile della città di Coorhagen, il quale veniva ucciso all'uscita da una taverna da alcuni banditi.

Che fine ha fatto… Blood Omen: Legacy of Kain

Storie di vampiri

Riportato in vita come vampiro da Mortanius, guardiano del pilastro della Morte e membro del Cerchio dei Nove (un gruppo di stregoni posti a custodia dei Pilastri di Nosgoth), Kain iniziava la sua vendetta contro i suoi carnefici, per poi venire coinvolto in una avventura più complessa e dai risvolti inattesi. Dal punto di vista della giocabilità il titolo non differiva molto dal concept di altri prodotti dello stesso genere usciti a quei tempi (o negli anni precedenti) su console a sedici bit come per esempio il Super Nintendo. Il protagonista poteva infatti spostarsi lungo i vari angoli dello schermo, combattere i nemici a colpi d'arma bianca o sfruttando dei poteri magici. Inoltre era in grado di utilizzare particolari abilità che acquisiva e potenziava man mano che procedeva lungo il suo percorso, come la possibilità di trasformarsi in lupo o pipistrello seguendo la più classica delle tradizioni vampiresche.

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Queste, però, erano usate principalmente durante le fasi esplorative, magari per superare certi ostacoli o accedere ad aree altrimenti inaccessibili. Interessante poi era la necessità di Kain di nutrirsi del sangue dei nemici sconfitti per ripristinare la propria energia, ma anche di quelli di vittime innocenti, spesso dei poveri prigionieri incontrati sul proprio cammino: in tal senso al giocatore veniva lasciata la libertà di scegliere cosa fare di loro. A condire un gioco che a dispetto di una grafica 2D era parecchio intrigante c'erano poi un buon comparto sonoro, con un doppiaggio rigorosamente in inglese ma ben recitato, e degli ottimi (per il periodo) filmati a raccontare i momenti clou dell'avventura.

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Dopo le vicende di Legacy of Kain: Soul Reaver, di cui abbiamo parlato nella scorsa puntata, Crystal Dynamics, team di sviluppo che aveva preso in mano la saga trasportandola in un mondo tridimensionale, pensò di fare altrettanto con Kain, "trascinandolo" in una "realtà" 3D come quella nella quale si muoveva Raziel. Nel 2002 arrivò così Blood Omen 2 stavolta su PC, GameCube, PlayStation 2 e Xbox, che purtroppo non poteva vantare la stessa qualità di Legacy of Kain: Soul Reaver sia dal punto di vista tecnico che da quello puramente ludico. Ad ogni modo, il canovaccio narrativo alla base del prodotto era piuttosto semplice, almeno inizialmente: le armate dell'Ordine dei Sarafan, un'antica casta di sacerdoti guerrieri il cui scopo era liberare Nosgoth dai vampiri, sconfiggevano Kain che perdeva pure la Mietitrice d'Anime, e la sua specie, che di conseguenza veniva in buona parte sterminata. Secoli dopo il canuto vampiro, che era stato ferito a morte nella battaglia finale, si risvegliava e giurava vendetta.

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Ma per farlo doveva prima recuperare i poteri perduti. La giocabilità, invece, questa volta era fortemente ispirata a quella di Soul Reaver, anche se rispetto a quest'ultimo appariva più lineare, con un'impostazione tipicamente da gioco avventuroso in tre dimensioni. Kain poteva dunque correre, saltare, aggrapparsi alle sporgenze, azionare macchinari e combattere contro orde di nemici, uccidendo i quali poteva poi succhiarne il sangue ripristinando la propria salute. La stessa cosa poteva fare con delle vittime innocenti, esseri umani incrociati sul suo cammino. In tutti i casi, dopo aver assorbito una certa quantità di sangue, il livello massimo della salute di Kain aumentava, permettendogli così di utilizzare dei poteri speciali chiamati Doni Oscuri, attraverso i quali trasformarsi in nebbia o scatenare una serie di colpi a velocità disumana. Dopo questo episodio venne poi realizzato, nel 2003, quello che a oggi è l'ultimo episodio della serie, cioè a dire Legacy of Kain: Defiance. Nel titolo era possibile impersonare alternativamente sia Raziel che Kain attraverso una quindicina di capitoli in cui si dipanava una storia che rispondeva a buona parte degli interrogativi sollevati nei precedenti episodi, fino a giungere all'inevitabile incontro-scontro fra i due. Seguirono un sesto episodio cancellato non si sa bene perché nel 2012, e un silenzio tombale calato sulla saga. Un silenzio però recentemente rotto da una serie di strani tweet degli sviluppatori e rumor su un possibile nuovo capitolo in lavorazione. Voci, spifferi, niente di ufficiale, è vero, ma abbastanza per stuzzicare la nostra fantasia e la nostra voglia di rivedere questa saga sui nostri schermi.

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