L'estate sta finendo e le crisi ormonali adolescenziali (o tardo adolescenziali) verranno ben presto mitigate dal ritorno dell'autunno, con il suo carico di foglie morte e di videogiochi sparacchini con cui sfogarsi. Intanto vediamo cosa ci propone la scena indipendente, quella vera, non quella fatta da giochi che sembrano indie ma che, in realtà, hanno comunque dietro i grandi publisher. Non che ci sia qualcosa di male in un publisher che produce, non so, un Limbo o un Braid. Anzi, è bello che ogni tanto le grandi case investano sulle idee.
Semplicemente, non è il caso di mettere sullo stesso piano prodotti che comunque hanno alle spalle grossi nomi, con altri che sono stati realizzati autofinanziandosi e che hanno ambizioni completamente diverse. In realtà non si può parlare di scena indie senza un requisito fondamentale: la curiosità del videogiocatore. Chi ama il mondo dei videogiochi indie dovrebbe essere sempre curioso delle novità che vengono realizzate, anche quelle apparentemente più rozze e malformate.
I procacciatori di giochi gratis o quelli che scoprono i giochi indie solo quando un PR gliene mette davanti, non fanno bene alla scena perché la dopano e perché creano delle aspettative che, in realtà, non esistono. Non è una questione di paletti o di barricate, è una questione di sopravvivenza. Stanno prendendo il sopravvento delle dinamiche che poco hanno a che fare con lo sviluppo di un videogioco indipendente e sempre più si sta assistendo alla standardizzazione delle idee, come requisito per avere l'accesso alla grossa distribuzione, sia essa quella delle console maggiori o delle piattaforme digital delivery più famose. Il risultato è che, come e più di prima, vengono ignorati moltissimi titoli sperimentali e, soprattutto, ci si crea una visione sbagliata della scena. È in atto una trasformazione profonda operata da sciacalli senza scrupoli che, dopo aver divorato il cadavere, scapperanno via in cerca di altre prede. Il rischio è che la scena si ritrovi spolpata e senza idee, costretta a ripartire da zero alla vana ricerca di un po' di visibilità e di considerazione.
di Simone Tagliaferri
Considerata la particolare natura di questa rubrica il voto assume un significato diverso rispetto a quello tradizionale: ogni mese saranno infatti proposti titoli considerati di per sé più che meritevoli. Per questo motivo il punteggio da 1 a 5 non rappresenta una scala di valore che parte dalla mediocrità più assoluta per giungere all'eccellenza, perché ogni gioco trattato si pone già una spanna sopra la media. Si tratta invece di rendere conto di quel valore aggiunto che gli sviluppatori sono riusciti a infondere nella loro opera e fornisce al lettore uno strumento aggiuntivo per approfondire la valutazione. In alcuni casi, comunque, daremo conto di titoli particolarmente brutti che meritano solo di essere bastonati, ovviamente al solo scopo di evitarvi la patacca.
Sviluppatore: Lost Pixels
Tipo di distribuzione:Freeware
Sito di riferimento: Link
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Da sapere per giocare al meglio: Nulla di rilevante da segnalare.
Frogatto
All'origine di molti platform 2D c'è un cavaliere infelice che deve salvare la sua principessa, rapita da un mostro ansioso di accoppiarsi con un'altra specie, pratica ampiamente sdoganata dal capitano Shepard. In alternativa la storia prevede animali antropomorfi in un mondo di pulcini assassini, cuccioli esplosivi e altre amenità. Frogatto segue questo secondo filone, sceglie come protagonista una rana, e s'ispira alla tradizione dei platform a 16 bit.
Il risultato è notevole: il gioco è fluido, bello da vedere, e facile da padroneggiare. L'aspetto estetico è uno degli assi nella manica di Frogatto, che include un vasto mondo con scenari molto diversi tra loro: foreste, abitazioni, abissi, montagne, un po' di tutto insomma. I controlli sono semplici, frecce direzionali per muoversi, un tasto per saltare, e uno per allungare la lingua e ingerire oggetti o nemici.
Su queste basi gli sviluppatori hanno ideato situazioni di gioco varie che richiedono spesso un po' di astuzia. Per esempio se un nemico corazzato non può essere mangiato, ne ingoiamo uno più piccolo e glielo sputiamo contro per ucciderlo. L'azione principale è lineare, ma ci sono sottomissioni da intraprendere dialogando con i buffi personaggi che s'incontrano per strada, case da esplorare, e negozi nei quali spendere i soldi. Frogatto mescola gli elementi migliori dei platform a 16 bit, anche se rispetto alla bella confezione il gameplay è meno coinvolgente, e finire tutti e trenta i livelli richiede pazienza. In ogni caso vale la pena tentare, anche perché il gioco è gratuito, ad eccezione della versione per iPhone, disponibile sull'Apple Store a prezzo contenutissimo. Noi comunque abbiamo donato due euro, perché la qualità del gioco è tale da giustificare un contributo all'impegno dei Lost Pixels.
Sviluppatore: Imajin
Tipo di distribuzione:Freeware
Sito di riferimento:Link
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Da sapere per giocare al meglio: Supporta il joypad, che vi consigliamo di usare.
Monolith
Monolith ci mostra come appare la vita di una creatura agli occhi di chi percepisce una dimensione in più rispetto alla sua. Prendiamo il protagonista: conosce solo le schermate bidimensionali di questo originale platform, mentre ignora il mondo a tre dimensioni esterno al suo, che noi invece vediamo benissimo. Infatti giochiamo scorrendo sulle facce di cubi che si compongono e scompongono per formare mano a mano il mondo di Monolith.
Per modificarne la struttura solida e proseguire nell'avventura dobbiamo trovare dei simboli verdi, due per livello. In tutto ci sono quattro mondi, ciascuno sorvegliato da un boss finale che, proprio in virtù dell'originale gameplay, offre situazioni di gioco bizzarre e stimolanti.
Non chiedeteci com'è l'ultimo mondo perché abbiamo lanciato via il pc al terzo, tanto diventa difficile Monolith. Ci sono checkpoint (rari) durante il percorso, ma una volta esaurite le vite, si ricomincia da capo, e il ritardo nell'esecuzione dei comandi può costare un cuore di energia anche nelle situazioni più facili. Inoltre qualche errore nel disegno dei livelli impedisce di vedere per tempo alcune minacce. Nonostante questo, Monolith vale la pena di essere giocato per il suo approccio fuori dagli schemi, che speriamo altri vogliano esplorare in futuro. Forse vi siete chiesti perché non vi abbiamo raccontato nulla del protagonista e della sua missione. La risposta è semplice: non capiamo un ideogramma di giapponese.
Sviluppatore:Cardboard Computer
Tipo di distribuzione: Freeware
Sito di riferimento: >Link
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Da sapere per giocare al meglio: è necessario conoscere abbastanza bene l'inglese.
Hummingbird Mind
Hummingbird Mind è un'avventura fatta di testi e immagini, un'ipnotica escursione nella mente e nella giornata di un ragazzo che non riesce a concentrarsi e a lavorare. Ogni schermata è composta da una foto trattata con raffinato gusto estetico e da un testo, che quasi sempre ci fa scegliere come proseguire.
In sottofondo, la musica suscita un'emozione indecifrabile, notturna, che alimenta la dolce inquietudine del gioco. Insieme al protagonista parliamo con gli animali, in particolare con i gatti, ai quali gli autori hanno messo in bocca frasi raffinate e argute, come ci si aspetterebbe da questi animali fiabeschi.
Per concludere la storia e scoprire il concept che ha ispirato l'avventura bisogna trovare alcuni oggetti nell'ordine giusto, altrimenti si ripercorrono le stesse strade, come in un labirinto onirico. Bastano meno di trenta minuti per finire Hummingbird Mind, ma è un'esperienza soave che lascia il segno, merito della delicatezza con la quale sono stati scritti i testi e scelte le immagini. Secondo i piani di Cardboard Computer dovrebbero uscire altri titoli di questo genere, oltre a progetti d'altro tipo. Perciò se Hummingbird Mind vi ha deliziato, aggiungete la loro pagina tra i preferiti, non ve ne pentirete.
Sviluppatore: EasyGameStation
Tipo di distribuzione: Digital delivery
Sito di riferimento: Sito ufficiale
Download: Link
Da sapere per giocare al meglio: il gioco è stato tradotto soltanto in Inglese (testi) e verrà distribuito su Impulse. Non esiste una versione in italiano.
Recettear
Volete sapere com'è la vita degli addetti allo shopping di Multiplayer? Non vi resta che prendere il treno e raggiungere Terni, oppure provare questo originalissimo gioco di ruolo indie proveniente dal Giappone, recentemente tradotto in un idioma comprensibile (l'Inglese). Vediamo la trama: il padre di Recette, una giovane molto pigra che vive in un coloratissimo villaggio, ha contratto un grosso debito per acquistare l'equipaggiamento necessario per affrontare un'avventura oltre la sua portata. Purtroppo, non è mai tornato dal suo viaggio e ha lasciato la figlia in balia dei creditori. Tear, una fatina che si occupa di recupero crediti, tenta di salvarla facendole una proposta: aprire un negozio di oggetti per avventurieri e lavorare per pagare il dovuto, versando settimanalmente una rata alla banca. Recette, pur titubante, accetta e, seguendo i consigli della sua nuova amica, apre Recettear, ovvero il negozio che sarà il fulcro dell'intero gioco.
L'idea vi sembra poco interessante? Male, molto male, perché Recettear è un titolo splendido e, pur nella sua atipicità, riesce a coinvolgere e a stupire. Gestire un negozio di oggetti non è un affare semplice. Per prima cosa bisogna reperire le merci da vendere. Per farlo esistono due metodi principali: andarle a comprare ai mercati generali, oppure sponsorizzare un avventuriero che le procacci per noi. Il primo metodo è il più semplice, ma anche il meno conveniente. Il mercato vende le merci a prezzi spesso molto alti e non c'è grande convenienza nel rivenderli. Il secondo metodo, invece, è il più fruttuoso e anche il più divertente: scelto l'avventuriero da sponsorizzare, Recette e Tear gli appaiono affianco all'interno di un dungeon (ce ne sono molti di diverse difficoltà), per seguirlo nel corso della sua avventura. È qui che il giocatore abbandona il controllo delle due negozianti, per prendere quello dell'eroe di turno. In queste fasi, evidentemente ispirate agli Zelda e ai Secret of Mana, bisogna esplorare i labirinti, uccidere i mostri e aprire i forzieri per raccogliere i tesori che contengono. Ogni cinque livelli sarà possibile tornare in paese con il bottino. Qui le nuove merci andranno messe in esposizione per i clienti, che, entrando, contratteranno il prezzo di vendita con Recette.
La fase di contrattazione è importantissima e ben realizzata: dato un prezzo base, bisogna cercare di tirarlo su abbastanza da convincere il cliente a comprare comunque, senza però farlo fuggire dalla concorrenza. Per ogni oggetto venduto, Recette riceverà dei punti esperienza da commerciante e, dopo averne accumulati un po', salirà di livello. Ovviamente ci sono molte altre variabili da considerare (avventurieri che vogliono venderci i loro oggetti, oggetti speciali desiderati dagli avventori e così via), ma credo che sia chiaro che Recettear è un titolo con delle dinamiche di gioco estremamente peculiari. La cosa più importante, comunque, è che si tratta di un capolavoro capace di catturare per ore, fino alla sua conclusione... e non è detto che non venga voglia di riniziarlo. Sinceramente non ci aspettavamo tanto da un titolo di così poche pretese a livello produttivo, ma ne siamo stati talmente colpiti che non esitiamo a definirlo uno dei giochi migliori che abbiamo provato questa estate. A settembre, quando verrà pubblicato per tutti su Impulse, la piattaforma di Digital Delivery di Stardock (quelli di Sin of Solar Empire) non fatevelo scappare per nessun motivo!
Sviluppatore: this is pop
Tipo di distribuzione: browser game
Sito di riferimento: Link
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Da sapere per giocare al meglio: niente di rilevante da segnalare.
Victorian BMX: Death on Wheels
Giochereste mai a un clone di Excitebike con protagonista la morte in bicicletta? E se vi dicessimo che ha anche la falce? Ora, se l'idea non vi sembra abbastanza folle, provate a pensare di ambientarlo durante l'epoca vittoriana e di inserire come bonus da raccogliere, tra un salto e l'altro, la testa della regina Vittoria stessa. Ancora niente? Beh, allora aggiungiamo che uno degli obiettivi di ogni circuito sarà falcidiare un certo numero di donne con carrozzine e di uomini in bicicletta. Soddisfatti? No? E che ne dite di una bella colonna sonora metal ad accompagnare l'azione? Ancora impassibili? Siete incontentabili. E se vi dicessimo che ci sono pure degli unicorni robot che arieggiano arcobaleni? No, questo è un altro gioco.
Victorian BMX: Death on Wheels è un flash game impegnativo che riesce a strappare più di qualche sorriso, grazie al suo stile particolare. La morte come protagonista è un tocco di classe non indifferente che regala al gioco un'atmosfera fortemente ironica, per quanto grottesca, e che, complessivamente, rende degno di nota quello che altrimenti sarebbe un semplice clone, seppure ben realizzato (avete mai visto uno scheletro impennare una bici?). Stile a parte, dietro questo piccolo gioiello c'è anche tanta sapienza di game design, con i suoi trenta livelli ben disegnati e rigiocabili più volte per cercare di battere i record precedenti. Victorian BMX: Death on Wheels è talmente curato che quasi meriterebbe dei soldi. Magari, come già successo con Robot Unicorn Attack, la Adult Swim ne farà una versione per le piattaforme portatili.