Le puntate precedenti
Se vi siete persi le puntate precedenti del Diario del capitano (oltre 1200 editoriali), ecco le coordinate per rintracciarle:
a stanchezza che sento è l'evidente prova che mi sto invecchiando oppure è solo il campanello d'allarme che mi sono ingrassato troppo e ogni gesto mi pesa il doppio. E' comunque lo scotto da pagare per aver scelto una città di provincia come Terni per lavorare: essere costretti a viaggiare periodicamente per mantenere vivi i contatti creati in questi anni, lentamente trasformatisi in qualcosa di più di conoscenze, direi amicizie quasi. Il confine di cliente/fornitore si sfuma e diventa sempre più difficile distinguere tra convenienza e favore. E' il naturale incedere delle cose. A prescindere dal senso di stanchezza, ne sono contento.
Ho passato tre intense giornate milanesi, ho incontrato quante più persone e aziende ho potuto, e in qualche caso ho riscoperto dei rapporti così forti che non me lo sarei immaginato. E ho trovato umanità, tanta. Dedico questo editoriale ad una persona, che copre un ruolo di medio/alto livello in una famosa azienda del settore videoludico, ed è triste ed intristito dalla polvere di corporation che lo sta ricoprendo.
Lui (ma potrebbe essere anche una lei), che d'ora in poi chiamerò Mario, dicevo, è triste. Ha molti anni di esperienza anche se giovane. Ha girato diverse aziende in questo settore, tutte di primo piano, tutte multinazionali. Mario è dotato di un incredibile entusiasmo e una voglia grande come il mondo di cambiare le cose. Mi ha illustrato con lucidità pregi e difetti della sua azienda, mettendone a nudo tutti i difetti. Mi ha spiegato che ha tentato con l'irruenza tipica giovanile di ribaltare certi status quo, di passare con la scopa su quel mezzo metro di cenere che copriva persone e cose. Ma ha perso. E' stato avvisato di non continuare a scavare per non trovare cadaveri. Di starsene al suo posto perchè in una corporation, più si sta lontani dalla sede centrale, più si diventa inevitabilmente degli impiegati-macchinette in cui si infila un gettone e succede qualcosa di meccanico e prevedibile.
Eppure Mario non s'è arreso perchè l'Italia, anche nei videogiochi, non deve essere sempre l'ultima. Bisogna reagire, prendersi tutte le responsabilità del caso, anche quelle non richieste, perchè in fondo c'è il risultato inatteso, quello che "rompe tutti i target". Perchè accontentarsi di arrivare secondi o terzi se si può arrivare primi? Di nuovo, gli hanno suggerito di starsene buono perchè croci al merito non sono previste. E quindi anche su di lui ha cominciato a depositarsi la polvere. E' forse piegato ma non spezzato. E' arrivato all'amara conclusione che le cose dal basso si riescono a cambiare solo nei film e che forse, alla fine, forse, dovrà lasciare quella valle di lacrime al suo destino e provare a portare un po' di luce qualche altro posto. Abbiamo pranzato insieme, due ore volate via come il vento. Ho visto di nuovo un guizzo ambizioso nei suoi occhi, abbiamo discusso dei rapporti, scarsi, della sua azienda con il mondo internet. Forse si potrebbe fare qualcosa, o probabilmente no.. chissà. Poi è finita la pausa pranzo, doveva rientrare. C'erano riunioni da fare e moduli da compilare, buste da timbrare.
Mario è una persona genuina ed entusiasta, appassionata, competente e gli auguro ogni bene. Il mercato dei videogiochi sarebbe un posto migliore con mille persone come lui, se solo avessero più potere e più considerazione.