Patrice Désilets è sicuramente un tipo da tenere d'occhio, avendo già ampiamente dimostrato cosa sia in grado di fare se messo a capo di un progetto originale, essendo il principale responsabile del primo Assassin's Creed, motivo per cui Ancestors: The Humankind Odyssey merita un approfondimento con un'anteprima. Di lui, negli ultimi anni, si è parlato soprattutto per il progetto 1666: Amsterdam, l'action adventure ad ambientazione storica che sembrava decisamente legato ancora ad alcuni stilemi della sua serie precedente. Il gioco, dotato di un'ambientazione indubbiamente molto interessante, non è riuscito ad arrivare alla sua forma completa perché, dopo l'uscita di scena di Désilets da Ubisoft, il publisher si è messo di traverso per bloccarne lo sviluppo e la pubblicazione, scatenando anche una guerra legale con Désilets che ha accusato apertamente la compagnia francese per riavere indietro i diritti del gioco.
Da quanto si è visto anche grazie a un video trafugato finito su internet un paio di anni fa, 1666: Amsterdam sembrava condividere ancora molte caratteristiche con la serie fanta-storica di Ubisoft, tanto da far sospettare che si potesse trattare di un progetto fortemente derivato dal lavoro effettuato su Assassin's Creed, forse uno dei motivi per cui il publisher ha voluto a tutti i costi portare avanti la battaglia per il blocco dello sviluppo sotto altra etichetta. L'idea che poteva derivare da tutto questo era che Désilets fosse ancora un po' troppo legato alla sua creatura originale, un gioco che in effetti può facilmente segnare da solo un'intera carriera in ambito videoludico, visto quello che significa tutt'ora per l'intero mercato dei videogiochi. Invece, il game designer è tornato ai Game Awards 2018 con un progetto assolutamente inaspettato e anche davvero molto originale, ovvero Ancestors: The Humankind Odyssey, che si pone l'ambizioso obiettivo di illustrare, in forma di videogioco, la vita e l'evoluzione parecchie migliaia di anni fa sulla Terra.
Il gioco dell'evoluzione
Ancestors: The Humankind Odyssey è davvero uno dei giochi più originali visti non solo nel corso dei Game Awards 2018 ma anche da qualche anno a questa parte, ricordando il concept del leggendario B.C. di Peter Molyneux, scomparso definitivamente nelle nebbie dello sviluppo e per certi versi anche il recente Wild di Micheal Ancel (di cui peraltro si sono perse le tracce anche in questo caso) come ambientazione e atmosfere. Il gioco di Désilets ha però un approccio molto più radicale, avvicinandolo all'ambizioso progetto di Molyneux, togliendo di mezzo il classico referente umano a fare da protagonista e inserendo al suo posto dei primati, per di più in un gioco destrutturato in modo da replicare l'azione istintuale e la comunicazione non verbale tra animali, nel corso della loro evoluzione verso l'homo sapiens sapiens. L'ambientazione è dunque chiaramente atipica: si propone di mostrare la vita nell'Africa del Neogene, da 10 a 2 milioni di anni fa.
Come genere rientra, a detta dello stesso Désilets che ne ha mostrato circa mezz'ora di gameplay poco dopo la presentazione, negli action game in terza persona, a mondo aperto e con elementi survival fortemente marcati, ma visto il soggetto non possiamo chiaramente aspettarci un'impostazione classica da Ancestors: The Humankind Odyssey. La sfida principale, che è insieme quella offerta ai giocatori ma anche quella affrontata dagli sviluppatori per mettere in scena questo strano titolo, è il fatto di presentare una vita completamente selvaggia, senza ricorrere ai sistemi di comunicazione tradizionali come codici scritti o verbali, in modo da immergerci senza intermediazioni nel ruolo di un primate nel corso della sua evoluzione verso l'essere umano. Non è ovviamente una premessa facile, considerando che l'immedesimazione risulta semplice quando si ha a che fare con soggetti quanto più possibili vicini alla natura del giocatore o quantomeno che condividano con questo un qualche canale comunicativo.
Vita da primate
Quanto mostrato finora riguarda soprattutto la necessità di sopravvivere all'interno di un ambiente estremamente ostile, con l'inizio della prima build incentrato su un piccolo primate che, perdendo il genitore, deve trovare il modo di restare in vita nella giungla, difendendosi dai predatori e trovando anche da mangiare e bere, oltre a ripari sicuri dove passare la notte. Il tutto viene rappresentato in terza persona con il protagonista che può muoversi in maniera estremamente agile nella fitta vegetazione, occasionalmente interagendo con altri esponenti della propria specie che possono risultare minacciosi oppure affidabili, in certi casi prendendo sulle spalle il piccolo per fargli affrontare alcune fasi particolarmente difficili dello spostamento e introducendo quell'elemento "sociale" che diventa poi sempre più importante con il progredire dell'evoluzione.
L'interfaccia rappresenta un altro elemento peculiare di Ancestors: The Humankind Odyssey, visibile anche nel video di gameplay. Sempre nella ricerca dell'"autenticità", per così dire, dell'esperienza primitiva, gli sviluppatori hanno cercato un modo per segnalare al giocatore la presenza di minacce e potenziali obiettivi in un contesto che non ha la struttura canonica del videogioco: non ci sono quest precise o elementi sensibili che vengono chiaramente identificati in Ancestors. Per simulare il rapporto del primate con l'ambiente c'è un sistema di "sensi" che consentono di analizzare lo scenario circostante, con la segnalazione di avversità o elementi di interesse attraverso dei segni sullo schermo. Particolarmente interessante è la simulazione dell'istinto animalesco riguardante le minacce, rappresentate in maniera dinamica come animazioni inquietanti disposte nelle direzioni da cui provengono tali pericoli.
La storia dell'uomo
Non è ancora ben chiaro come si sviluppi sul lungo termine il gioco, ma l'idea è di mettere in scena milioni di anni di evoluzione, dunque verosimilmente si procederà per ampi passi caratterizzanti la comparsa dei primi ominidi sulla Terra. Il fatto che il gioco all'inizio saluti l'utente con l'avviso che l'evoluzione non è scritta ma può essere determinata da scelte sembra peraltro preannunciare possibili svolgimenti diversi della storia e dunque della progressione dai primati agli esseri umani. La prima parte illustrata nel gameplay riguarda soprattutto la necessità di soddisfare gli istinti primari e dunque gli elementi di base del survival: evitare le minacce e trovare le risorse per sopravvivere, come acqua, cibo e ripari, il tutto reso particolarmente complesso dal fatto di dover procedere a tentativi, per capire esattamente cosa si possa mangiare senza problemi e cosa sia meglio evitare, così come dove andare in assenza di indicazioni esplicite e di una mappa vera e propria, con il solo aiuto dato da alcuni segnali che possiamo posizionare sullo schermo per indicare alcune conoscenze acquisite.
In una prima fase le "zone della paura" sono particolarmente ampie proprio per la mancanza di conoscenze, ma esplorando e scoprendo gli elementi della natura queste si riducono e l'utilizzo dei sensi diventa più efficace con il riconoscimento di oggetti e specie differenti. Col tempo gli obiettivi aumentano in quantità e scala, soprattutto quando entrano in gioco gli elementi più puramente sociali. Désilets ha parlato di circa 50 ore di gioco previste nell'attuale build per effettuare l'intera traversata evolutiva, che ovviamente non segue una vera e propria linea narrativa ma procede a sbalzi in corrispondenza di episodi particolarmente caratteristici per l'evoluzione. Con il progredire dei protagonisti verso la costruzione di strutture sociali più complesse, si apriranno ulteriori situazioni di gioco e azioni possibili, cosa che dovrebbe portare a un approfondirsi generale delle meccaniche del gioco, sebbene su questi aspetti non ci siano ancora molte informazioni al riguardo.
Ancestors: The Humankind Odyssey è ambizioso per definizione, considerando che si pone come obiettivo il fatto di rappresentare, in forma videoludica, milioni di anni di evoluzione. Questo rende il gioco naturalmente interessante, per l'originalità del concept che si riflette in alcune peculiari soluzioni adottate dagli sviluppatori per mettere in scena una cosa del genere. Al di là delle questioni tecniche, che pongono notevoli sfide per un team di dimensioni limitate come Panache Digital Games, i dubbi maggiori riguardano proprio la giocabilità di un titolo strutturato in questo modo, ma si tratta comunque di una sfida molto affascinante e tutta da seguire.
CERTEZZE
- Idea davvero originale e interessante
- Soluzioni peculiari per l'interfaccia
- Potenzialmente duraturo e profondo
DUBBI
- La qualità del gameplay è un punto interrogativo
- Quanto si amplierà la struttura al progredire dell'evoluzione?
- Un progetto che richiede notevoli mezzi tecnici per un team piccolo