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Epic Games Store e l'importanza delle esclusive

Tim Sweeney, CEO di Epic, lo ha detto chiaro e tondo: non vogliamo fare la stessa fine di Microsoft contro Apple, e c'è solo un modo: spingere sulle esclusive. Ma sarà davvero così?

VIDEO di Francesco Serino   —   28/06/2019

Il CEO di Epic, Tim Sweeney, torna alla carica, o meglio, continua semplicemente a spiegare il perché spingere sulle esclusive, ai danni della concorrenza, sia l'unica strategia possibile per imporsi non come vincitore, per quello c'è tempo, ma come player credibile, sia per l'industria che per i videogiocatori. Naturalmente la recente dichiarazione ha creato il solito vespaio polemico, ma forse gli utenti si sono dimenticati di un dettaglio piuttosto importante: anche Steam ha iniziato così, puntando sulle esclusive che nel caso specifico erano le proprie esclusive. Steam è partito a razzo infatti solo quando diventò l'unica piattaforma che permetteva non solo l'acquisto del gioco in versione digitale, ma anche il suo funzionamento se acquistato in versione fisica. Anche in quel caso, insomma, venne minata la nostra libertà novecentesca con l'obbligo di collegarsi almeno una volta online e di avere sempre installato questo nuovo e impacciato client.

Esclusive o morte

Epic Games, per il suo Epic Games Store, non si è inventata nulla di nuovo; la differenza in questo caso è che Valve, smettendo di sviluppare nuovi grandi giochi, e non inseguendo esclusive terze parti, oggi appare sorprendentemente debole nei confronti di questa nuova agguerrita concorrenza che di certo non ha nessuna colpa oggettiva, ma il pieno di diritto d'imporsi sul mercato senza per questo mettere a disagio gli appassionati di videogiochi. Forse, per apparire più amichevole, l'Epic Games Store dovrebbe affiancare alle strategie già delineate un client che faccia qualcosa di più che vendere giochi, che sia in grado di competere a tutto campo con Steam che oggi non è solo uno store ma molto, molto di più. Probabilmente, l'evoluzione dell'Epic Games Store è già scritta nel suo codice sorgente, ma dalle più recenti parole di Tim Sweeney l'aggiungere nuove funzione non è tra le priorità della compagnia. Per spiegare questa scelta, il CEO di Epic cita Bill Gates e una sua dichiarazione sul fallimento del progetto Windows Mobile in favore di Google Android. Gates ha ammesso infatti che "c'è solo un posto libero nel mercato dei telefoni non Apple, e quel posto lo ha preso Android. Quanto ci è costato perdere quell'opportunità? 400 miliardi di Dollari". Tim Sweeney usa le stesse parole per descrivere la situazione attuale nel campo degli store digitali legati ai videogiochi, una situazione che vede Epic nei panni di Microsoft/Google e Valve in quelli di Apple. L'obiettivo, con questa feroce strategia legata alle esclusività di alcuni dei giochi più attesi, è proprio evitare di diventare Microsoft invece che Google, cercando di acchiappare più market share nel minor tempo possibile. Ciò che sfugge a Sweeney è che Google Android è sempre stato visto come un competitor in grado di offrire gli stessi contenuti, ma con una filosofia "open" totalmente diversa dall'ecosistema chiuso, anzi barricato, del concorrente diretto. In questo caso, invece, abbiamo Epic che cerca di imporsi con un client privo della maggior parte delle caratteristiche che rendono Steam cosa apprezzato. L'unica cosa oggettivamente migliore dell'Epic Games Store è il modo in cui vengono trattati gli sviluppatori, con margini di guadagno più ampi. Il rischio è che Epic, con la sua voglia d'imporsi, vada ad alienarsi buona parte di chi invece dovrebbe essere ben contento di questa nuova competizione.