La vicenda Gamespot, anche se deformata dal clamore demagogico di internet, deve essere comunque qualcosa su cui soffermarsi a riprendere fiato e riflettere. Non è stata, in verità una scoperta clamorosa, non ha svelato nessun terribile scandalo, non è una videogiocopoli, ma ha comunque portato a una sorta di ufficializzazione del malcostume che affligge da secoli il mondo del giornalismo videoludico e a una presa di coscienza di meccanismi nei confronti dei quali, tra utenti e siti, c'è sempre stato il gentlemen agreement di non parlarne, ma tenerli in considerazione.
Mi piace pensare che possa essere una svolta, un momento di cui approfittare per ripensarsi e rimettersi in discussione.
Comunque, noi alla tana ci ridiscutiamo sempre e penso che ci saranno lì, sull'argomento Gerstmann, veri e propri fiumi d'inchiostro, molto più delle quattro parole messe insieme qui. Se però volete continuare a fare i bimbi ingenui perdetevi tra le vecchie strippe.
Solidarietà per Gerstmann
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