Collezionare videogiochi era, fino a una decina d'anni fa, un hobby relativamente accessibile a tutti. Non solo era possibile trovare titoli sul sito d'aste eBay, anche piuttosto ricercati, a non più di una ventina di euro, ma nei negozi di usato si trovavano agevolmente i tesori di qualcuno che si era finalmente deciso a svuotare la soffitta. Magari potevate essere ancora più fortunati, entrando in un negozio di videogiochi pochi giorni prima della sua chiusura definitiva, così da portare a casa titoli per pochi spiccioli. Quei tempi, ahimè, sembrano un lontano ricordo. Oggi il rischio di falsi e riproduzioni nel mondo dei videogiochi per computer è purtroppo alto.
Il collezionismo di giochi per Home Computer oggi
Il collezionismo di titoli per home computer è, in generale, piuttosto diverso da quello console. Questo perché le confezioni sono cambiate innumerevoli volte nel corso degli anni e sono anche diverse a seconda della regione: al di là del Giappone, anche USA ed Europa riscontrano moltissime differenze, anche nei contenuti, oltre che nella stessa confezione cartonata. Inoltre, da non dimenticare la ricchezza dei materiali che erano, un tempo, inclusi nelle "normali" edizioni PC: novelle e manuali aggiuntivi per immergere il giocatore nel mondo, mappe (a volte di stoffa). A questi si aggiungevano, a volte, extra di vario tipo (definiti "feelies" nelle tradizionali avventure Infocom) come agende, fogli di giornale, biglietti di visita e perfino bustine di tè. Ottenere una copia completa, insomma, è ben più complicato della generale combinazione per console di cartuccia-scatola-manuale.
Negli ultimi anni, la situazione nel collezionismo di videogiochi PC è cambiata in maniera repentina, non solo il valore è - mediamente - aumentato del 100% ma la disponibilità si è ridotta. Quest'ultima è anche naturale conseguenza del passare degli anni, d'altronde molti dei giochi che ci sembrano usciti ieri, magari nel '95 o '96, in realtà hanno quasi trent'anni. Con la pandemia del 2020, la situazione si è ulteriormente complicata: persone annoiate chiuse dentro casa con tanti soldi da spendere (specie per lo stimulus check americano) e poche attività a cui dedicarsi, se non completare la propria collezione.
Inutile nascondere che associazioni come VGA e WATA, dedicate al "grading" (dare un voto alle condizioni della scatola) dei titoli, hanno avuto un peso non indifferente sul vertiginoso innalzamento dei prezzi, con aste la cui veridicità è stata spesso messa in discussione, da Youtuber come Karl Jobst. Nonché i vari prezzi da lacrime agli occhi per titoli comuni come Super Mario 64, finito in asta a un milione e mezzo di dollari.
Lo scandalo dei falsi Ultima e Mystery House
In questa non facile situazione, si è inserita anche una spiacevole vicenda che ha seriamente colpito la credibilità del mondo del collezionismo di giochi per home computer. Un nostro connazionale, Enrico Ricciardi, è stato accusato di aver venduto, per anni, titoli all'interno della comunità, recentemente riconosciuti come falsi da chi li ha analizzati. Questi era una figura molto conosciuta all'interno del mondo del collezionismo di giochi per computer, riconosciuto sul gruppo Facebook "Big Box PC Game Collectors" (al momento composto di circa seimila membri) nonché altri, come uno dei massimi esperti nel riconoscere eventuali falsi e riproduzioni. Il 30 maggio, diversi membri del gruppo hanno rilasciato un comunicato che accusa direttamente Ricciardi di aver venduto, ad almeno sette persone diverse, riproduzioni di giochi piuttosto rari.
La selezione di titoli venduta da Ricciardi è di particolare interesse, poiché si tratta in gran parte di giochi originariamente venduti dagli stessi sviluppatori, non da un publisher o distributore. Titoli come Mystery House della Sierra (all'epoca ancora On-line Entertainment) del 1980 e Akalabeth, il predecessore della serie Ultima di Richard Garriott, dello stesso anno. All'epoca, l'industria era ancora alle prime armi e i giochi venivano spesso venduti in buste di plastica, le cosiddette "zip-lock bags", confezionate dagli stessi sviluppatori, contenenti floppy, manuali e alcuni contenuti aggiuntivi.
Proprio per la loro natura "fatta in casa", sono titoli estremamente difficili da trovare in condizioni soddisfacente e con i contenuti intatti. Eppure, proprio per la loro origine amatoriale, risultano certamente più facili da contraffare (e più difficili da riconoscere come tali se non si è esperti) rispetto a una copia contraffatta di, per esempio, The Secret of Monkey Island o Fallout.
A quanto pare, Ricciardi aveva a disposizione una quasi infinita quantità di titoli rari, pronti per la rivendita. Come menzionato, le transazioni che lo stesso portava a termine erano esclusivamente di natura confidenziale. Kevin Ng, del gruppo facebook Big Box PC Game Collectors, ricorda: "Ricciardi ci contattava in privato, offrendo giochi in cambio di soldi o proponendo lo scambio con altri titoli, assicurandosi che non condividessimo con nessuno la vendita. Ci diceva sempre di mantenere tutto tra noi, perché sennò sarebbero stati invidiosi". Ng è stato il primo ad accorgersi di una possibile copia contraffatta e ha avviato le indagini all'interno del gruppo, che ha presto coinvolto altri membri.
Come identificare un falso storico
Enrico Ricciardi è un fotografo di moda e un appassionato di videogiochi per home computer, specialmente della serie Ultima. "Non sono altro che un collezionista" racconta Ricciardi intervistato via Facebook, "mi ritengo una vittima di tutta questa storia che si è creata, non certo il carnefice". Il collezionista si difende raccontando di aver acquistato, anni fa, una serie di giochi da un utente dello stesso gruppo Facebook. A proposito di questa persona, però, anche dopo dietro richieste dirette di alcuni dei membri del gruppo, Ricciardi non sembra voler fornire altre informazioni.
"Ho venduto e comprato giochi per 25 anni, e ora vengo accusato per un foglio d'istruzioni di un gioco arrivato dal Giappone anni fa. Ho acquistato tempo fa un lotto di giochi per Apple II da una persona che magicamente ora è sparita, questa mi scriveva da un indirizzo email che ora non esiste più e spediva tramite una casella postale. Il mio avvocato mi ha detto che è inutile e impossibile cercarlo."
Come è stato possibile identificare i falsi? Innanzitutto, per le tecniche di stampa. Chiaramente, fogli ed etichette stampate nel 1980 non solo utilizzavano metodi diversi, rispetto a oggi, ma i segni del tempo risultano facilmente identificabili anche se non si è esperti della materia. In diversi dei casi mostrati dagli utenti, i segni dell'età sui manuali ed etichette provenienti dalla collezione del Ricciardi sembrano essere direttamente stampati sui supporti, non causati dal tempo.
Ancora più difficile da negare, però, è quanto c'era dentro i floppy e le cassette. Molte delle copie vendute da Ricciardi pare presentassero floppy senza contenuti e, in un caso, perfino una copia palesemente craccata del gioco stesso. Tutti segni che si trattava di riproduzioni. A quanto pare, inoltre, almeno una copia falsificata di Ultima I sarebbe stata valutata positivamente dalla VGA e WATA e restituita all'utente.
Ricciardi ritiene che molte delle prove mostrate siano di poco conto. "Alcune delle foto di quelli che dicono esser falsi, mi sembrano ben più vere di quelli che loro definiscono come originali!" Il fotografo, inoltre, accusa i membri di non averlo contattato prima di pubblicare i risultati delle ricerche fatte dal gruppo. Su questo, Kevin Ng e Dominik Reichardt ricordano, invece, come Ricciardi sia stato contattato più volte, dopo le prime scoperte. "In realtà, Enrico ha ammesso come uno dei giochi fosse falso e, se l'avessi rimandato indietro, mi avrebbe ridato i soldi" racconta Ng.
Su questo, Ricciardi conferma "mi sto comportando da persona corretta, chiunque mi contatta con un problema verrà interamente rimborsato oppure potrà avere un altro gioco in cambio. Ma stiamo parlando di meno di dieci persone! Sia chiaro, questa non è un'ammissione di colpa, voglio solo che questa storia finisca al più presto, perché so che anche se, alla fine, verrà provata la mia estraneità ai fatti, ormai il danno è irreparabile."
Un mito che crolla
Quel che rende difficile credere alla versione di Ricciardi sulla sua totale estraneità alla circolazione dei titoli falsi, dicono i membri della comunità, è che egli è proprio uno dei massimi esperti nel riconoscerli. Come mai uno dei guru nel riconoscere falsi, specie di titoli che conosce benissimo, che più volte negli anni ha identificato con sicurezza delle riproduzioni, non si sarebbe accorto di possederne così tante? E, soprattutto, quale caso fortuito l'avrebbe portato a vendere delle riproduzioni ad (almeno) sette persone diverse della comunità nel corso degli ultimi cinque anni?
L'intero valore delle transazioni effettuate da Ricciardi non è tuttora identificato con certezza, ma si tratta certamente di più di centomila euro. Il numero non deve stupire, d'altronde - come già specificato in precedenza - si tratta di titoli molto rari e che, in buone condizioni, possono facilmente raggiungere cifre superiori ai mille euro l'uno.
Il collezionista milanese poteva vantare, oltretutto, diversi contatti con l'industria videoludica che confermavano la serietà della sua reputazione. Scorrendo alcuni dei suoi post su Twitter è facile trovare foto di John Romero, della ID Software, in visita a casa di Ricciardi o Richard Garriott che autografa un titolo della serie Ultima, sempre fornito dallo stesso collezionista.
Diversi membri dell'industria, dopo esser stati informati dell'accaduto, si sono detti stupiti da quanto successo. Garriott ha ammesso di riconoscere diversi falsi nelle foto che sono circolate, mentre Ken Williams - fondatore della Sierra Entertainment insieme alla moglie Roberta - si è dichiarato sconvolto e di non aver mai sospettato nulla. Non è chiaro, al momento, se alcuni di questi vorranno ulteriormente difendere il proprio nome in sede legale, ma tutti hanno preso le distanze da quanto successo e da Ricciardi.
Com'è possibile, però, che qualcuno sia riuscito a vendere titoli falsi per anni, senza che nessuno se ne sia accorto prima? Sicuramente la fiducia tra i membri è stato un fattore essenziale, ma ci sono altri elementi da considerare. Creare un falso di questo tipo richiede una certa tecnica e conoscenza del materiale. Su questo, interviene Carlo Santagostino, segretario di RetroCampus, associazione che ha più volte collaborato con Ricciardi e che, dopo l'accaduto, ne ha preso le distanze. "Ho conosciuto Ricciardi nel 2016 e ricordo che si mostrava molto interessato alle tecniche di duplicazioni di floppy e cassette. All'epoca non diedi molta importanza alla sua insistenza, ma ripensandoci adesso...".
Il rapporto tra Santagostino e Ricciardi si era bruscamente interrotto l'anno scorso, "avevo commentato su un titolo che lui diceva essere il primo videogioco per computer mai venduto, mostrandogli che non era una definizione corretta. Invece di rispondermi, mi ha bloccato e non abbiamo più interagito. Alla luce dei fatti odierni, quel comportamento mi ha fatto pensare che volesse evitare l'attenzione degli esperti su alcuni titoli che aveva intenzione di vendere...".
Recuperare la fiducia nel prossimo
Ricciardi conclude la nostra conversazione dicendo di voler lasciare il collezionismo per sempre, poiché stanco e ormai troppo in là con l'età. "Enrico si è distinto, negli anni, come uno dei massimi esperti della comunità, un amico di tutti, sempre pronto ad aiutarti per capire quanto potevi fidarti o meno di quello che ti avevano venduto. Per me, è stato un brutto colpo e personalmente vorrei solo riavere indietro i soldi che ho buttato e togliermi dalla testa l'accaduto" chiude Kevin Ng. In effetti, il problema maggiore per la comunità sembra proprio l'apparente perdita di fiducia tra le persone. Non è certo un caso che, nei giorni successivi alla pubblicazione dei risultati delle indagini, molti membri si sono rivolti al gruppo per verificare l'autenticità di alcuni giochi comprati in passato. Oltretutto, non è nemmeno il primo caso di un membro della comunità (e moderatore) che si è rivelato essere una persona di cui non fidarsi.
Dopo un bombardamento mediatico sulla vicenda, su cui hanno contribuito perfino alcuni quotidiani nazionali (che hanno citato l'FBI, nonostante non c'entri nulla col caso di specie), la comunità si è chiusa nel silenzio. I membri cercano di ripartire dalle basi, i moderatori hanno anche compilato una serie di linee guida su come riconoscere falsi più facilmente. Valutare le conseguenze di questo scandalo sul mondo del collezionismo di videogiochi per computer, a oggi, non è cosa facile. Sicuramente, la cosa più difficile da ricostruire sarà la fiducia nella comunità stessa dopo aver perso in maniera così dolorosa una persona di riferimento.
I collezionisti dovranno tornare a riscoprire cosa li appassiona davvero, ritrovare quella gioia che li ha portati al voler recuperare i titoli della loro infanzia. Di certo, per poter superare questo momento difficile, sarà necessario restare uniti quanto possibile, nell'attesa che, il tempo, come si dice, curi tutte le ferite.