34

Metal Gear Solid 3: Snake Eater, vent’anni dopo. Perché lo amiamo ancora?

È il capitolo più apprezzato dai fan, un capolavoro senza tempo che sta per tornare con un remake proprio in questi giorni. La storia di Metal Gear Solid 3: Snake Eater ci dice molto del perché, a vent'anni di distanza, lo amiamo ancora.

SPECIALE di Fabio Di Felice   —   21/08/2025
Una delle scene più famose e amate di Metal Gear Solid 3: Snake Eater
Metal Gear Solid 3: Snake Eater
Metal Gear Solid 3: Snake Eater
News Video Immagini

Quando i membri del team di Metal Gear Solid rientrano dalle meritate vacanze che sono seguite allo sviluppo di Sons of Liberty, restano senza parole. Il boss, Hideo Kojima, ha fissato già un meeting. Per iniziare questa storia avendo ben chiara la situazione, bisogna puntualizzare due cose: la prima è che quello di Metal Gear Solid 2 non è stato uno sviluppo normale; è stato un massacro. Per difendere il grande segreto di Kojima - ovvero che il protagonista sarebbe stato Raiden - il team ha dovuto fare i salti mortali e giocare sporco, falsificando trailer ed evitando a tutti i costi che la notizia trapelasse, solo per vedersi poi sommersi da una marea di critiche. L'altra cosa da precisare è che Hideo Kojima ha già espresso la volontà di passare il testimone per un eventuale sequel. E invece eccolo lì, che li guarda entrare sorridendo. Questo non dovrebbe stupirli molto: tra quello che Hideo Kojima dice e quello che Hideo Kojima fa, c'è sempre stata una grande differenza.

Il fatto è questo: mentre il suo team si riprendeva dal Vietnam che è stato Sons of Liberty, Kojima pensava a Metal Gear Solid 3. Così, nell'istante in cui i suoi colleghi prendono posto, lui inizia a raccontare alcune delle idee che ha avuto per il prossimo videogioco della saga: non sarà un sequel diretto, bensì un prequel, ambientato negli anni '60 in una giungla, e sarà una storia di spionaggio. Ma ecco la sorpresa più grande di tutte: non sarà lui a dirigere il gioco, perché pensa che i suoi colleghi siano pronti a fare il passo. Hanno grandi idee e lui spera di essere riuscito a passargli abbastanza conoscenza da poter continuare quello che ha iniziato. Chi se la sente, allora, dice Hideo Kojima, di dirigere il terzo capitolo di Metal Gear Solid? Kojima non si aspetta molte mani alzate, a dirla tutta. È una bella sfida. Però, di certo, non si aspetta nemmeno quello che succede: nessuno alza la mano.

Snake Eater segnava il ritorno come protagonista di Snake, anche se non era proprio lo stesso che avevamo conosciuto nei precedenti
Snake Eater segnava il ritorno come protagonista di Snake, anche se non era proprio lo stesso che avevamo conosciuto nei precedenti

Mentre nella testa di Kojima si fa largo a spintoni l'idea che sarà nuovamente lui a dirigere questo terzo capitolo, noi facciamo un salto nel futuro di vent'anni, a oggi. Il 2025 segna un'annata importante per Metal Gear Solid 3: Snake Eater, intanto perché spegne esattamente venti candeline dall'arrivo sugli scaffali europei e poi perché il videogioco sta per ricevere un remake in uscita proprio in questi giorni. La saga stessa sembra sull'orlo di una ripartenza, dopo tanti anni di assenza. Mentre il silenzio attorciglia le viscere del team di Kojima, e ognuno di loro spera intensamente che qualcuno si faccia avanti per salvarli da quella situazione, questa storia ci racconta perché amiamo ancora Metal Gear Solid 3: Snake Eater e perché, dopo vent'anni, non abbiamo mai dimenticato quel campo di stelle di Betlemme che ondeggiano al vento.

Sul campo di battaglia la fortuna non esiste

A proposito, torniamo a quelle mani che non si alzano. Come potremmo dargli torto? Raccogliere l'eredità di Sons of Liberty è una follia. Il secondo capitolo della saga è stato apprezzato dalla critica, ma i fan hanno avuto parecchio da ridire sul ruolo di Solid Snake e sul nuovo protagonista, Raiden. Anche perché nessuno lo aveva saputo fino al momento in cui il gioco era uscito. Inoltre, Metal Gear Solid 2 lasciava in sospeso la storia e l'idea di riportare i giocatori cinquant'anni indietro nel tempo e di metterli nei panni di un altro personaggio ancora, sembrava troppo crudele perfino per i sadici standard di Hideo Kojima.

Era difficile anche provare a immaginare come sarebbe stato Metal Gear Solid 3. Il capitolo precedente aveva già sfruttato molta della potenza di PlayStation 2, e parte del suo successo arrivava proprio per via dell'enorme salto tecnologico rispetto al primo episodio. Sebbene fosse ambientato all'interno di spazi chiusi e molto misurati, il team aveva messo alla prova l'hardware di Sony, e spostare l'avventura in una giungla era tutt'altro che scontato.

Spezziamo il silenzio in quella stanza. Con un po' di delusione, Kojima capisce che sarà lui ad assumersi il rischio di dirigere Metal Gear Solid 3. Annuisce e formalmente assume l'incarico che egli stesso ha proposto. Sa già che la sfida più grande sarà l'ambientazione: la giungla. È un cambiamento epocale rispetto ai capitoli precedenti. In Metal Gear Solid 1 e 2, Snake e Raiden iniziavano la loro avventura quando si erano già infiltrati nella base nemica. Ma, secondo Kojima, la missione dovrebbe cominciare prima: dal momento in cui l'eroe si dirige verso l'obiettivo. Nella giungla il protagonista avrebbe combattuto non solo con l'esercito avversario, ma anche contro la natura selvaggia, gli animali, le condizioni climatiche avverse, le asperità del terreno. Sarebbe stata una strenua lotta per la sopravvivenza.

La giungla di Snake Eater si troverebbe all'incirca nell'attuale Tajikistan
La giungla di Snake Eater si troverebbe all'incirca nell'attuale Tajikistan

Kojima e i suoi partono per una serie di sopralluoghi cha hanno l'obiettivo di aiutarli a immaginare la giungla sovietica di Tselinoyarsk. In particolare scelgono due location in Giappone, ovvero l'isola di Yakushima, la stessa che Hayao Miyazaki utilizzò come fonte d'ispirazione per La principessa Mononoke, e di Amami Oshima, a circa 300 chilometri da Okinawa. Mentre esplorano questi spazi e cercano di capire come trasformarli in pixel, viene fuori il problema più grande che dovranno affrontare nella transizione da un luogo chiuso come la Big Shell a uno aperto e inospitale: le superfici degli esterni non sono piatte. Il protagonista dovrà affrontare terreni scoscesi, rocce, radici degli alberi, una fitta vegetazione, e questo crea grandi problemi con il sistema di collisioni e anche con la tecnologia del motion capture. Kojima si rende conto che non potranno utilizzare lo stesso engine grafico. Svilupparne uno nuovo è l'unica soluzione, e questa impresa impegna quasi totalmente il primo anno di sviluppo del gioco.

A volte un coltello può servire più di una pistola

È fondamentale, però, che la giungla risulti realistica, perché l'ambiente è la chiave di tutta una serie di novità che rivoluzioneranno il gameplay rispetto agli altri capitoli della saga. Dal momento che Kojima non ha in mente nessun grande scherzo, questa volta, e che la storia seguirà dall'inizio alla fine le avventure dello stesso personaggio, a cambiare sarà il gameplay. A partire dalla promessa contenuta nel sottotitolo che viene scelto: Snake Eater non è solo uno strambo gioco di parole con il nome in codice del protagonista, ma anche una meccanica del gioco a tutti gli effetti.

Snake Eater di nome e di fatto!
Snake Eater di nome e di fatto!

Per sopravvivere, Snake sarà costretto a cibarsi di tutto ciò che trova nella giungla: dalle lepri fino ai serpenti. Il gioco avrà una meccanica di mimetizzazione che è una novità assoluta per la serie. Le uniformi e le pitture facciali permettono al giocatore di strisciare oltre i nemici, invisibile. Inoltre un rinnovato sistema di combattimento ravvicinato, il CQC, permetterà di approcciare i nemici in maniera diversa, decidendo di volta in volta quale manovra adottare. Tutte queste trovate, o meglio, il perché tutte queste meccaniche saranno estremamente realistiche, è merito di un solo uomo: Motosada Mori.

Guardia del corpo del Dalai Lama, disertore della Legione Straniera francese, mercenario e killer a pagamento in Birmania, inventore di una nuova arte marziale che combina judo, aikido, karate, silar e thai boxing, consulente militare: c'è veramente poco che Motosada Mori non abbia fatto in vita sua, specialmente con un fucile in mano. A guardarlo non lo diresti mai: è un ometto giapponese con un bel paio di baffi e un sorriso gioviale. Nel documentario della creazione di Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty c'è un momento in cui insegna al team di Kojima come si esegue nella realtà un'irruzione. All'inizio fa il buffone, sventolando a destra e a manca una pistola, poi però cambia espressione, diventa serio, sale in cattedra e punta la canna di un fucile a pochi centimetri dal naso di quelli in prima fila. Kojima, ovviamente, è seduto all'ultima. Tutti ridono, nervosi, perché sanno che Motosada Mori si è trovato realmente in quella situazione e che il grilletto lo ha tirato.

Le 'lezioni' di Motosada Mori al team di Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty
Le "lezioni" di Motosada Mori al team di Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty

La storia di Mori è troppo lunga, complessa e assurda per raccontarla qui. Ma è vero che, nessuno al mondo meglio di lui, può insegnare com'è che si sopravvive in una giungla. In una delle sue mille vite, Mori è stato anche un'ombra silenziosa tra le mangrovie, una vipera che striscia sul muschio, camuffandosi con l'ambiente. Passa mesi a insegnare al team le basi della mimetizzazione all'aperto e soprattutto a mostrare loro i movimenti del CQC. Un'arte di combattimento ravvicinato che sfrutta la forza e il peso del nemico. Mori è un uomo minuto, non può contare sulla forza fisica, e per questo è un maestro nella risposta a quella dell'avversario. Non è un caso che per anni ha fatto parte della ICCIA (Close Combat Instructor Association) e le sue abilità combattive sono state più volte definite "rivoluzionarie".

Non sei un serpente. Siamo uomini, con dei nomi

Il mistero di Snake Eater, sin dal primo trailer di annuncio, riguarda l'identità del protagonista. Si chiama anche lui Snake, ma i tempi non coincidono, ed è ovvio che questo Snake non possa essere uno dei fratelli che conosciamo già. Il primo trailer è provocatorio in tal senso, e a un certo punto appare scritto: "Only the snake is the true hero". Sembra quasi prendere in giro il pubblico che ha mal sopportato Raiden e l'idea di assegnargli il ruolo di eroe in Sons of Liberty. Ben presto nel pubblico si fa largo l'idea che questo Snake possa essere quello "originale", ovvero Big Boss, il soldato leggendario da cui poi sono stati clonati i Les Enfants Terribles. Snake Eater sarebbe quindi un prequel sulle origini di uno degli antagonisti della serie. Del fantasma la cui presenza è una costante all'interno della saga di Metal Gear.

Snake Eater racconta anche le origini di un altro protagonista della saga: Revolver Ocelot
Snake Eater racconta anche le origini di un altro protagonista della saga: Revolver Ocelot

Solo che, a differenza di Sons of Liberty, il grande mistero di Snake Eater non è un grande mistero. Il videogioco racconterà proprio le origini di Big Boss e, per dare vita al soldato leggendario, Kojima prende ispirazione - come sempre - dal cinema. Pesca a piene mani dal personaggio di John Rambo (tanto che il vero nome di Big Boss è proprio John), ma anche da Apocalypse Now. Da qui arriva anche l'ambientazione della giungla e parte della storia: sia Willard che Snake vengono mandati dal governo americano a uccidere un disertore. Pare inoltre che i nomi della squadra Cobra derivano proprio dalla famosa linea di dialogo di Marlon Brando: "The horror! The horror!".

Nel protagonista vive anche quella che è forse la più grande fonte d'ispirazione estetica e filosofica di Kojima, ovvero Snake Plissken di 1997: fuga da New York (da noi Jena Plissken nonostante l'enorme cobra tatuato sul ventre). Metal Gear Solid è ormai una saga così importante che Kojima tenta il colpaccio: contatta Kurt Russell, l'attore che interpretava Jena nel film, e gli propone di doppiare il soldato leggendario. Russell rifiuta. Anni dopo dirà di non essere interessato a riprendere quel ruolo senza il coinvolgimento di John Carpenter, regista del film originale. Il doppiaggio sarà quindi affidato a David Hayter, storica voce di Solid Snake.

Kurt Russell nei panni di Snake Plissken
Kurt Russell nei panni di Snake Plissken

Infine, l'ispirazione maggiore per Big Boss arriva chiaramente da James Bond. In particolare, vista la presenza della bella spia Eva e l'ambientazione sovietica, dal film Dalla Russia con amore, con protagonista Sean Connery e Daniela Bianchi. Il film è uscito nel 1963, lo stesso anno di nascita di Kojima. Il collegamento è così fatidico che inizialmente Kojima decide di ambientare la prima parte del gioco il 24 agosto 1963, il giorno del suo compleanno. Sarà poi costretto a spostarlo in avanti di circa un anno, per incorporare l'uccisione di John Fitzgerald Kennedy, fondamentale per il resto della storia.

Sono moltissimi i punti in comune tra Snake Eater e le avventure di 007, basterebbe ascoltare la meravigliosa canzone d'apertura del videogioco cantata da Cynthia Harrell e intitolata proprio Snake Eater, che omaggia i titoli di testa dei film di Bond non solo nelle sonorità jazz e seducenti, ma anche nello stile visivo psichedelico. Snake è inoltre in possesso di molti gadget che ricordano le ingegnose invenzioni di cui dispone l'agente speciale inglese: le sigarette che emettono uno spray narcotizzante, per dirne una, o il sonar che gli indica la posizione dei nemici.

Il personaggio di Eva, spia sovietica, nasce dal film di 007 Dalla Russia con amore
Il personaggio di Eva, spia sovietica, nasce dal film di 007 Dalla Russia con amore

Nel 2002 il team di Kojima organizza persino una visita all'International Spy Museum di Washington D.C. per studiare meglio i veri gadget di cui disponevano le spie americane durante la Guerra Fredda. La visita però viene cancellata a seguito di una serie di attacchi terroristici che gli americani chiamano Beltway sniper attacks e che hanno luogo proprio nell'area di Washington. I due cecchini responsabili saranno catturati solo quasi un anno più tardi.

Questa è una battaglia che accade una sola volta nella vita

Hideo Kojima mette tutto il suo amore per il cinema anche nei dialoghi codec tra Snake e Para-Medic. Qui inserisce riferimenti ad alcuni dei suoi film preferiti, come Godzilla e anche un certo On the Beach (in italiano: L'ultima spiaggia), che tornerà circa vent'anni più tardi, perché lo sceglierà come sottotitolo e come ispirazione tematica per il secondo capitolo di Death Stranding, che uscirà nel 2025. Metal Gear Solid 3: Snake Eater, invece, arriva sugli scaffali americani a novembre del 2004, seguito poi dall'uscita giapponese nel corso di dicembre e da quella europea a marzo del 2005. C'è nell'aria una certa diffidenza nei confronti del terzo capitolo della saga: l'ultima volta lo scherzo è stato inaspettato e ha colpito duro. Il pubblico non sa cosa aspettarsi. Ogni dubbio però si scioglie già alle squillanti note di tromba del tema iniziale di Snake Eater.

Para-Medic chiede a Snake se ha mai visto il film On the Beach
Para-Medic chiede a Snake se ha mai visto il film On the Beach

Elencare tutti i traguardi raggiunti da Metal Gear Solid 3 è difficile, e anche un po' ingeneroso, perché inevitabilmente finiremmo per dimenticarne qualcuno. È stato rivoluzionario per la saga perché ha gettato le fondamenta narrative di uno dei personaggi più importanti, donando identità al grande antagonista. Ha messo in discussione la figura dell'eroe, introdotto il tema della manipolazione ideologica e posto The Boss al centro della scena: la sua eredità è il cardine morale e filosofico della saga. Ma è stato un traguardo per tutto il mondo dei videogiochi: ha rappresentato uno degli apici tecnologici di PlayStation 2, non solo dal punto di vista tecnico, anche da quello dell'intelligenza artificiale dei nemici che rispondono in maniera attiva agli stimoli e agli indizi lasciati dal giocatore. Ha presentato delle aree non lineari, che concedono a Snake una certa libertà d'approccio e che finiranno per influenzare lo stealth moderno.

Vent'anni più tardi è ancora considerato uno dei videogiochi migliori di sempre. Senza ombra di dubbio, è il meno controverso dei capitoli della saga principale, quello che mette d'accordo tutti. Ci basta chiudere gli occhi per trovarci di nuovo in quel campo di stelle di Betlemme e sentire la paura, la rabbia, la sofferenza, il dolore e la gioia della fine. Tutto si spegne, lì, come un grido, mentre i fiori candidi si tingono di sangue. E nasce la leggenda.