Il rapporto del campione dei Chicago Bulls con il nostro passatempo preferito è a dir poco peculiare perché in fondo non è mai esistito. Oggi sarebbe impensabile un mito dello sport senza un esercito di cloni virtuali, rinnovati di anno in anno, pronti a saltare a comando nei videogiochi più venduti, mentre Michael Jordan ha fatto sì che la sua presenza nel mondo dei videogiochi fosse sempre un'eccitante sorpresa, una sorta di evento.
In principio le cose erano diverse, Michael Jordan inizia la sua storia nei videogiochi nel 1988 e lo fa da co-protagonista, insieme a Larry Bird dei Boston Celtic compare infatti nel mitico Jordan Vs Bird: One-on-One del 1988. Un titolo particolare quello Electronic Arts, dove si gioca in uno contro uno in partitelle semplici, o in tornei di tiri da tre punti e di schiacciate. Limiti che vennero dimenticati dagli appassionati proprio grazie alla presenza dei due campioni, e di una versione Mega Drive davvero bellissima graficamente.
Michael Jordan compare anche nei tre giochi Electronic Arts che dal 1989 inizieranno a costruire le fondamenta di quello che poi, nel 1995, diventerà NBA Live. Ci riferiamo a Lakers Versus Celtic and the NBA Playoffs, Bulls Vs Lakers and the NBA Playoffs e, nel 1992, Bulls Vs. Blazers and the NBA Playoffs... ora capite perché poi hanno cambiato il nome? Tra questi ci sono anche Team USA Basketball, la versione con stelle internazionali del primo gioco, e NBA Showdown, ovvero la versione console di Bulls Vs. Blazers.
Un campione solitario
A questo punto però succede qualcosa: la stella di Michael Jordan inizia a brillare così forte che l'atleta decide di gestire in prima persona i diritti della propria immagini. Michael Jordan si ritira così dalla Players' Association License e, dal 1992 in poi, non basterà più detenere i diritti della NBA per utilizzare il suo nome e le sue fattezze, ma queste andranno discusse a parte con l'entourage legale del campione.
Il risultato di questo cambio radicale è un Michael Jordan che improvvisamente si ritrova a giocare da solo o quasi, è questo almeno quello che accade in Michael Jordan in Flight di Electronic Arts, del 1993. In questo gioco troviamo la prima rappresentazione 3D di un campo sportivo, degli sprite ad altissima risoluzione per l'epoca, ma questa meraviglia grafica tirata fuori da tecnologie utilizzate solitamente per i simulatori di volo non basta per sopperire alle gravi mancanze del gameplay: Michael Jordan è costretto a palleggiare con tre anonimi atleti molto meno bravi di lui, spingendo il gameplay verso i limiti dell'indecenza.
Jordan è scomparso, o no?
Dal 1993 inizia una fase transitoria dove il nome Michael Jordan viene quasi totalmente cancellato da tutti i giochi di basket in circolazione; ma quel quasi è importante, perché il campione continuerà ad esserci, solo che ben nascosto. In quell'anno per esempio esce il capolavoro NBA Jam di Midway e naturalmente Jordan non c'è. Ma stando alle rivelazioni del creatore del gioco, Mark Turmell, grazie a una una telefonata di Gary Payton dei Seattle SuperSonics nel quale l'atleta parla di lui e di Jordan come grandissimi fan del titolo, alla fine vennero prodotte rarissime versioni a tiratura limitata di NBA Jam con entrambi i cestisti.
C'è anche chi la fa sporca, come Konami ed Electronic Arts che nascondono Michael Jordan nel codice e permettono attraverso dei cheat di sbloccarlo ed utilizzarlo a piacimento proprio come se fosse sempre stato presente. Per sbloccare il campione in NBA In the Zone 2 di Konami almeno era necessario inserire un lungo codice, perché in NBA Live 96 invece bastava scrivere "JORDAN" sulla tastiera per farlo apparire magicamente in ogni modalità. E la cosa fece imbestialire la NBA che infatti impose da lì in avanti delle regole più ferree. Nacque così il periodo dei numeri sulla maglia sballati, e dei nomi storpiati che Konami continuò ad utilizzare anche in PES (ricordate Batitusta, Roberto Faggio e il mitico Therum?). Nello stesso periodo, il campione diventa ancora più famoso grazie al film Space Jam, trasformato in videogioco con pessimi risultati dall'Acclaim Entertainment su PlayStation, Sega Saturn e personal computer. Nel 1996 è invece la volta di Michael Jordan: Chaos in the Windy City di Electronic Arts; quest'ultimo non si tratta del solito gioco di basket ma di un vero e proprio platform piuttosto criticato all'epoca per colpa di un gameplay blando e ripetitivo.
Il ritorno
Michael Jordan tornerà nei videogiochi quattro anni dopo, grazie al gioco NBA Live 2000, come sempre di Electronic Arts. Ma la sua presenza è limitata al ruolo di leggenda perché l'anno precedente il campione abbandona il basket giocato per collezionare figuracce nel golf. Per vederlo finalmente nel cuore dell'azione gli appassionati dovranno attendere NBA Live 2003, dove però Jordan è un giocatore dei Wizards. Dei Wizards, capito? In pratica quando tutti volevano essere Michael Jordan, nessuno poteva esserlo, mentre quando la stella ha iniziato ad offuscarsi eccolo di nuovo lì, con i colori sbagliati. Più che una gioia, per molti fu un insopportabile dolore.
Jordan tornerà ad amare i videogiochi, e i videogiochi torneranno ad amare Jordan, nel 2003, grazie a NBA Street Vol. 2 nel quale convivono ben tre versioni storiche del campioni, oltretutto utilizzabili contemporaneamente nella stessa squadra. Ma la consacrazione finale non arriva attraverso un gioco Electronic Arts ma con uno firmato 2K: in NBA 2K11 i ragazzi di Visual Concept convincono Michael Jordan a tornare sui campi virtuali con una riproduzione a dir poco maniacale dell'uomo, dell'atleta e di ogni sua impercettibile caratteristica.