Cantando le lodi dello Steam Game Festival abbiamo infine messo le mani l'atteso titolo di debutto dello Studio Koba, un concentrato di pixel art che ci ha fatto innamorare già nel 2017 sbattendoci in faccia suggestioni synthwave e un potente immaginario retro-futuristico ispirato a pezzi forti degli anni 80 come The Last Starfighter e TRON.
Non a caso si parla di un eroe destinato a salvare un mondo digitale, ma la porta per quel mondo è un videogioco all'interno del videogioco, un successo planetario creato da un leggendario sviluppatore il cui destino si collega a quello del giocatore, un ragazzo come tanti destinato a diventare il salvatore di tutti, alla Ready Player One. Ed è da qui che parte una demo che non ci ha concesso di vedere troppo, ma ci ha regalato conferme e speranze che vi raccontiamo nel nostro provato di Narita Boy.
Una lunga gestazione
Sono passati quattro anni da quando Narita Boy ci ha conquistato in un istante con il suo immaginario fatto di pixel art da mascella a terra, citazioni, distorsioni da vecchio tubo catodico e synthwave di innegabile potenza. Nel 2017 i lavori erano ancora in alto mare, ma era già chiaro il cantico d'amore nei confronti degli anni '80 da parte di un embrione già impressionante per atmosfera, sonoro e cura per il dettaglio. Tanto impressionante che all'epoca siamo rimasti sorpresi dall'interesse relativamente contenuto per un progetto del genere, pur sapendo bene che Kickstarter era nel mezzo di un momento difficile a causa di qualche progetto deludente di troppo.
Ma Narita Boy ha comunque raccolto 160.000 dollari sui 120.000 richiesti e con qualche sacrificio da parte del team, inclusi un paio di anni in più di lavoro, è finalmente arrivato in vista del lancio, fissato per il 2021. Da qui la pubblicazione a lungo attesa della demo che pur limitata sembra fugare ogni dubbio sulla capacità di Studio Koba di mantenere le promesse fatte. Importante quindi, visto che tra ritardi, pandemia e comunicazioni interrotte, lo dobbiamo ammettere, c'è stato un momento in cui abbiamo nutrito qualche timore per le sorti di Narita Boy e per l'equilibrio della Trichroma.
Per fortuna ci sbagliavamo di grosso. Prima sono ripartite le comunicazioni da parte degli sviluppatori e poi, con la pubblicazione della demo dello Steam Game Festival, è arrivata anche l'ufficializzazione della versione Switch, figlia dell'entrata nel progetto del Team 17 che oltre ad aver ripreso a lavorare a nuovi giochi continua a fare da publisher. Anzi, negli ultimi 5 ha rafforzato il sui parco titoli sostenendo progetti come My Time at Portia, Yooka-Laylee, Neon Abyss e Going Under, accrescendo il proprio portfolio con titoli che sono senza dubbio modesti in termini valore di produzione, ma non lo sono di certo in quanto a ambizioni e cura per il dettaglio. Due fattori, questi, che si adattano perfettamente a quando abbiamo visto in questi anni di Narita Boy e che trovano conferma in una demo limitata ma eloquente.
Il provato
Piccolo ma saporito, il primo assaggio di Narita Boy ha messo in chiaro il peso di animazioni tutte realizzate a mano, effetti particellari inclusi, e l'importanza di una colonna synthwave trascinante il cui tema principale dal retrogusto funky, che si aggiunge ai già riusciti pezzi caricati sul web dal team di sviluppo, conferma le capacità a tutto tondo del team, riassumendo tra l'altro buona parte di quello che conosciamo al momento della trama.
La storia parte nel più classico dei modi, con l'eroe impegnato a salvare un mondo digitale dal cattivone di turno, chiamato genericamente Him, ma promette una certa profondità trascinandoci tra sciamani virtuali, codici binari, programmi corrotti, il salvataggio di Motherboard e la memoria cancellata del Creatore, l'uomo che ha creato Narita Boy, un gioco di enorme successo ma anche il protocollo necessario per salvare il Digital World. Ed è proprio dal legame tra il mondo digitale e quello reale che ci aspettiamo qualche sorpresa dal punto di vista narrativo, anche se per ora dobbiamo accontentarci di una demo piuttosto lineare ambientata proprio all'inizio del gioco.
Quello che segue l'introduzione è un vero e proprio tutorial, inevitabilmente limitato per esplorazione e livello di sfida. Serve d'altronde a prendere dimestichezza con il gameplay anche se ci ha comunque intrattenuto per un'oretta, oltre a quella passata ad ascoltare il tema principale, mettendoci di fronte a un puzzle basilare per quanto ispirato, una serie di ambienti quasi interamente sotterranei, un flashback, un boss e un paio di tipologie di Stallions, i nemici che minacciano il Digital World ma che possiamo debellare grazie al potere della Trichroma.
Poco per soddisfare le nostre brame, ma abbastanza per prendere dimestichezza con le basi del combattimento che funziona decisamente bene tra la schivata, fondamentale di fronte ai nemici invulnerabili e utilizzabile anche come scatto per allungare i salti, e i tre attacchi della Techno-Sword, sulle prime utilizzabile per sferrare combo melee classiche oppure come fucile e come mazza da baseball, consumando cariche che si rigenerano con il tempo.
Niente di rivoluzionario, sia chiaro, ma anche in questo caso si tratta di un assaggio di un piatto decisamente più grande. Abbiamo infatti già visto nei trailer alcune delle mosse speciali che ci aspettano nel gioco finale così come abbiamo visto la sessione in stile anni 80 ispirata a Double Dragon, una delle variazioni sul tema di un titolo che promette di farci attraversare un'era intera anche in termini di stili di gioco. I pochi scontri della demo, comunque, sono sufficienti per comprendere il peso di un lavoro minuzioso su animazioni e collisioni su un gameplay che, ispirato anche ad Another World la cui presenza si avverte ancor di più nella grafica, regala soddisfazioni e spettacolo, tra spruzzi di sangue digitale e nemici che si accasciano dilaniati. Il tutto ulteriormente esaltato, dal punto di vista estetico, da sfondi suggestivi, effetti grafici deliziosi nonostante sia tutto animato a mano e sequenze animate che sfiorano i massimi livelli della pixel art.
Narita Boy, l'abbiamo già detto, offre uno spettacolo mozzafiato mostrandoci già nella demo sfondi epici, animazioni spettacolari, riflessi e sequenze animate a dir poco suggestive. Tutto questo dice poco a chi non apprezza la pixel art, ma dice molto a chi guarda al lato artigianale della grafica, alla potenza espressiva di una manciata di quadratini messi nel posto giusto e alla capacità delle animazioni di esaltare il gameplay. Non basta questo, sia chiaro, per fare un gioco, ma è un buon punto di partenza, sperando che bilanciamento e varietà siano all'altezza di quanto visto fino ad ora, per un titolo le cui promesse includono 20.000 sprite per le sole animazioni, 300 schermate, un sacco di nemici, cavalcature assurde, surf su floppy disk, sezioni alla Double Dragon, flashback e parecchio altro.
Narita Boy è un titolo che non può lasciare indifferenti gli amanti della pixel art, della fantascienza anni 80 e dei Metroidvania. Dal punto di vista di bilanciamento e del combattimento abbiamo visto poco, ma quanto abbiamo saggiato è stato sufficiente per ravvivare il nostro entusiasmo nei confronti del titolo Koba Studio, una grande promessa che merita senza dubbio un posto nella wishlist di chi ne apprezza il genere.
CERTEZZE
- Comparto audiovisivo mozzafiato per chi apprezza pixel art e anni 80
- Combattimento semplice ma appagante
- Evocativo, pieno di dettagli e di rimandi
DUBBI
- Del gameplay abbiamo visto ancora poco
- Speriamo che bilanciamento, sfida e varietà siano all'altezza di quanto visto fino ad ora