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PlayStation Now in Italia e le strategie di Sony, intervista a Marco Saletta

Abbiamo parlato di PlayStation Now con il General Manager di Sony Interactive Entertainment Italia per capire come lo streaming secondo PlayStation si sta affacciando in Italia.

INTERVISTA di Umberto Moioli   —   12/03/2019

Oggi, 12 marzo 2019, PlayStation Now arriverà in Italia. 7 giorni di prova gratuita e poi la possibilità di abbonarsi per un mese a 14,99 euro oppure per un anno a 99,99 euro. Per questa cifra, lo abbiamo detto in altri contenuti, ci si porta a casa un catalogo che attinge a piene mani da PlayStation 4, PlayStation 3 e PlayStation 2. Tutto in streaming a 720p su PlayStation 4 e PC oppure, nel caso del catalogo PS4 e PS2, in download sull'ultima arrivata del gigante giapponese. Per scoprire qualcosa di più sul servizio abbiamo parlato con Marco Saletta, General Manager di Sony Interactive Entertainment Italia, che ha risposto alle nostre domande sul servizio.

Posso chiederti intanto di inquadrare il successo di PS4 in Italia?
La community di PlayStation in Italia si sta ingrandendo sempre di più, non posso entrare nei dettagli delle performance nel nostro Paese però ci sono alcuni risultati straordinari, come quello registrato da Spider-Man. Entrati nel settimo anno di vita della console siamo consapevoli che c'è ancora molto che possiamo fare ma siamo soddisfatti del lavoro realizzato sinora.

Sembra che dopo i primi, timidi tentativi degli anni passati il cloud gaming possa acquistare la spinta necessaria per decollare per davvero: Google, Intel, Nvidia si affiancano a player storici come Sony e Microsoft. Il mercato diventerà più difficile o più stimolante?
In un mercato che si espande penso che ci siano sempre più opportunità anche per PlayStation. L'Italia non è per vocazione un paese di videogiocatori: nuovi ingressi non possono che ampliare la penetrazione del videogame. Ti do un numero: la presenza delle console nelle famiglie italiane raggiunge oggi il 21-22%; vuol dire che ci sono quattro famiglie su cinque che non hanno una console in casa. Magari giocano su mobile o altrove, ma la console in sé ha una diffusione piuttosto limitata. La speranza è che nuovi ingressi e nuove idee possano cambiare questa situazione, allargandola.

Quindi secondo te non c'è modo di appassionare l'italiano al gioco console classico? Deve subentrare qualche novità per forza?
La storia dice che quel valore, 21-22%, è il massimo raggiungibile in Italia. Magari portando delle novità, come lo streaming, le cose potrebbero cambiare.

Avete un target per PS Now? Un numero a cui puntate in Italia?
Non abbiamo un target. Vogliamo osservare le modalità di ingaggio della community, quali giochi utilizzano, come sfruttano il multiplayer e così via. Ma anche la risposta dei server, come saranno accolti i nuovi titoli e poi tra sei mesi o un anno tireremo una prima riga e cercheremo di capire il futuro di PS Now in Italia.

L'Italia non è un Paese noto per la sua infrastruttura di Rete: pensi che sarà un ostacolo per la diffusione di servizi come PS Now?
Siamo aperti alla possibilità che il servizio diventi qualcosa di sfruttato dal grande pubblico, così come che resti prerogativa di una nicchia di consumatori interessati al catalogo. La beta è andata talmente bene che forse un po' le aspettative si sono alzate, ma non avendo obiettivi specifici per ora siamo molto tranquilli.

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PS Now è disponibile su PS4 e PC. In futuro pensi che la piattaforma arriverà anche su altri dispositivi, ad esempio su mobile?
Io penso che quel futuro lo si possa immaginare ma dipende molto dalle esigenze delle aziende, dalla loro volontà. La patch della passata settimana ci ha permesso ad esempio di inserire il supporto al Remote Play su PS4 con i device iOS; qualcosa di difficile da immaginare in passato che dimostra come in futuro si possa ipotizzare qualsiasi cosa.

I servizi ad abbonamento, come GamePass, sono sempre più al centro dell'attenzione: pensi sia immaginabile un orizzonte in cui diventeranno il principale modello di business?
Lo scorso anno Sony ha venduto venduto, nel mondo, cinquanta milioni di copie fisiche di giochi solo nel periodo invernale. Questo ci dice che la domanda di prodotto fisico è ancora molto grande e la sostituzione di quel modello con quello in streaming non è così immediata. Si tratta di una possibilità in più? Sì. La scelta è in mano ai giocatori? Sì. Però è un po' presto per pensare a un avvicendamento. Quindi vedi ancora vita in catene come GameStop?
Io vedo lunga vita in catene come GameStop. L'italia è un prodotto fisico, pensare che oggi lo streaming possa cannibalizzare la vendita in negozio è una forzatura. Anche osservando realtà di altre categorie ci sono evidenze in questo senso: Sky non ha perso un abbonato, c'è un'offerta di contenuti che avrebbe potuto far pensare a un'erosione di mercati più classici ma non è così. Il consumo di internet si pensava che si sarebbe mangiato la TV ma non sta accadendo. Sono modelli di consumo complessi, però dire oggi come cambierà in cinque anni l'equilibrio tra boxato, digitale e streaming non è scontato.

C'è un utente PS Plus e uno PS Now? Sono diversi? Probabilmente sì. Di certo chi va su PS Now è un giocatore che vuole scoprire i vecchi blockbuster che non ha potuto giocare. L'utente PS Plus è molto multiplayer, molto online, la Instant Game Collection gli fa gola. Oggi sono giocatori oggettivamente diversi. Per la convergenza di queste due audience bisognerà vedere quanto è ingaggiante sul mercato italiano il concetto di PlayStation Now.