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Remedy Entertainment è finalmente diventata grande!

Dopo Control e Alan Wake 2, la software house finlandese ha finalmente trovato una quadra e possiamo davvero dire che Remedy Entertainment è diventata grande!

SPECIALE di Francesco Serino   —   08/11/2023
Remedy Entertainment è finalmente diventata grande!

Remedy Entertainment è sempre stata una software house con un certo blasone, una delle più grandi tra le più piccole. Dopo anni di successi e passi falsi, la doppietta Control e Alan Wake 2 potrebbe finalmente garantirgli quella marcia in più per entrare definitivamente nel mito e nella massima serie dello sviluppo di videogiochi.

Il primo gioco

Il primo gioco di Remedy è Death Rally, un racing game molto simile al film Death Race con Jason Statham
Il primo gioco di Remedy è Death Rally, un racing game molto simile al film Death Race con Jason Statham

Il primo progetto di Remedy è Death Rally del 1996, gioco che divenne subito un cult sia per quel che concerne il gameplay, sia per l'aspetto tecnico. Del resto, come tante aziende europee specializzate in videogiochi, anche questo gruppo di pazzi finlandesi si è formato partendo dalle demoscene degli anni ottanta e novanta, ed erano per questo già piuttosto abili dal punto di vista del coding. Sam Lake, all'epoca (s)conosciuto con il vero nome di Sami Antero Jarvi, venne coinvolto da Petri Jarvilehto, uno dei cofondatori di Remedy, proprio durante lo sviluppo di questa opera prima, per la quale scrisse la semplicissima trama e i pochi dialoghi presenti. Grazie agli studi sulla letteratura inglese presso l'Università di Helsinki e alla sua abilità nella scrittura, Sami divenne subito un elemento fondamentale di Remedy che affidandosi a lui sperava di raggiungere un pubblico più vasto e internazionale. Per lo stesso motivo, Sami Antero Jarvi decise di inglesizzare il suo nome in Sam Lake e renderlo così più semplice da ricordare e da pronunciare.

Un volto indimenticabile

Max Payne: il reamek dei primi due capitoli trasformerà Max in Alex Casey?
Max Payne: il reamek dei primi due capitoli trasformerà Max in Alex Casey?

Sami rinasce come Sam mentre è intento a scrivere il soggetto per un nuovo gioco, il primo vero grande progetto di una Remedy che per il momento si era limitata soltanto a scaldare i motori. Da quell'idea nasce il mito di Max Payne, il cui successo verrà bissato da un seguito stellare che diede alla compagnia la fama e i fondi necessari per continuare ad espandersi. Sam Lake non solo scrive la sceneggiatura e crea buona parte dei personaggi, ma come ben saprete decide anche di prestare il suo volto, deformato in una perenne smorfia di dolore, al protagonista. Nessuno all'epoca sapeva che Max avesse il volto di Sam, ma quando la storia divenne di dominio pubblico creò un certo scalpore visto che, oltre alla testa di John Romero nascosta in Doom, mai nessuno aveva visto un autore trasformarsi nel personaggio più importante della sua stessa creatura. Tutto questo, oltre alla straordinaria qualità di Max Payne e al suo rivoluzionario bullet time, contribuì a trasformare Sam e tutta Remedy in uno dei team più apprezzati in circolazione.

Intel Inside

Il problema di un gioco come Max Payne è che dopo devi riuscire a tenergli testa, creare qualcosa di migliore e altrettanto potente. Sam Lake (alla trama) e Petri Jarvilehto (come designer) ci provarono con Alan Wake, ma presto lo sviluppo di questo nuovo gioco si trasformò in un inferno. L'idea iniziale era quella di creare un'esperienza open world sandbox, quindi una Brights Fall esplorabile in lungo e in largo con fenomeni atmosferici normali e sovrannaturali, alle prese con una fisica tanto avveniristica da far sollevare macchine al passaggio di un tornado e collassare su sé stessi gli edifici più fragili.

La prima demo tecnica del gioco, sviluppato in prima battuta grazie a una collaborazione con Intel, fu sensazionale, ma dopo quella fugace apparizione il gioco scomparve tra le nebbie del tempo. Passarono anni prima che Alan Wake tornasse a mostrarsi pubblicamente, anche se nel frattempo il progetto era stato pubblicamente stravolto e riconcettualizzato. Niente più open world, niente più fisica dell'altro mondo e niente più altre versioni oltre a quella Xbox 360. Per salvarsi la pellaccia da uno sviluppo problematico e che si era protratto fin troppo a lungo, Remedy accettò le avances di Microsoft e riconvertì Alan Wake in un'esclusiva. Nonostante tutto il gioco andò abbastanza bene, soprattutto per merito dei personaggi, della trama e dell'atmosfera, ma in quanto a gameplay la torcia elettrica del vecchio Alan non poteva certo competere con l'effetto Matrix di Max Payne.

Il periodo buio

Quantum Break: film interattivo, videogioco, ma soprattutto un piccolo antipasto di quel che sarebbe diventato Control
Quantum Break: film interattivo, videogioco, ma soprattutto un piccolo antipasto di quel che sarebbe diventato Control

La lacuna maggiore di Alan Wake, almeno per chi aveva conosciuto Remedy dal principio, era la rigiocabilità. I due Max Payne, soprattutto il primo, erano bellissimi da riprendere in mano perché ogni sparatoria poteva essere affrontata in modo diverso e ogni uccisione dava vita a una coreografia mai meno che eccezionale. La forza di Alan Wake, nella sua versione definitiva e non work in progress, era invece oramai incentrata tutta sulla narrativa che splendeva grazie a una suddivisione in capitoli che faceva sembrare il gioco una sorta di serie televisiva horror. Nonostante le vendite non esaltanti, ma comunque nemmeno disastrose, dopo due espansioni e un mini seguito chiamato American Wasteland creato utilizzando i ritagli di un prototipo di Alan Wake 2, per lo scrittore maledetto di Remedy arrivò la pensione anticipata.

Alan venne sostituito da Jack, Jack Joyce, interpretato Shawn Ashmore. Jack Joyce è il protagonista dell'unico cocente flop di Remedy, quel Quantum Break sviluppato per Microsoft che provò ad unire come mai prima di allora film e videogiochi. Il risultato è effettivamente straordinario dal punto di vista della messa in scena, della tecnica, della trama e dei poteri utilizzabili che permettono di sfruttare galvanizzanti distorsioni spaziotemporali durante il combattimento.

Quantum Break però è anche il tipico gioco che soffre l'avere una forte e preponderante vena narrativa, che prende fin troppo presto il sopravvento. Non a caso è il primo di Lake come director. Sembra un film, lascia a bocca aperta, ma perché pagare a prezzo pieno qualcosa che si può godere quasi completamente su YouTube e dura pochissime ore? La scarsa popolarità di Xbox One dà il colpo di grazia a un gioco che rischierà di uccidere definitivamente una compagnia che, dopo tredici anni di carriera, non era ancora riuscita a replicare i fasti del suo prodotto più famoso. Ci riferiamo ancora una volta a quel Max Payne di cui, per far cassa durante i periodi più difficili, la compagnia è costretta persino a vendere i diritti a Take 2.

Il ritorno in classifica

Con Control Remedy inizia a costruire il suo universo condiviso
Con Control Remedy inizia a costruire il suo universo condiviso

In Finlandia la situazione si fa grave ma, grazie a 505 Games, Remedy ha un'ultima possibilità e si chiama Control. Questo è il gioco della rinascita come di un certo ritorno alle origini: rimane infatti la narrativa forte di Sam Lake a contraddistinguere l'opera, ma la direzione passa a Mikael Kasurinen che ribalta completamente quanto fatto con Quantum Break. Kasurinen nasce professionalmente proprio in Remedy, ma lascia la compagnia nel 2010 per andare in Avalanche (dove lavora su Mad Max) e successivamente in DICE (è il lead designer del single player di Battlefield 4). Control propone ancora una forte vena narrativa, personaggi fotorealistici e dialoghi da brivido, ma è il gameplay il vero protagonista del gioco.

La rinascita di Remedy passa quindi dalla rinnovata consapevolezza di Lake di non essere un game designer, e dal ritorno di Mikael Kasurinen che per Control crea una sorta di metroidvania brutalista e paranormale.

La rinascita definitiva

Alan Wake 2: il ritorno a Cauldron Lake è qualcosa di incredibile
Alan Wake 2: il ritorno a Cauldron Lake è qualcosa di incredibile

La coppia Lake-Kasurinen si occupa anche di Alan Wake 2 dove infatti troviamo un impianto esplorativo simile, unito però a un sistema di combattimento che, come saprete, è ben più limitato che in Control. In cambio però abbiamo avuto un'avventura più psicologica e riflessiva, forse la più completa di sempre per quel che riguarda Remedy e che lascia anche ben sperare su Control 2, di cui si occuperà lo stesso esplosivo duo.

Se Control ha dato il via a un nuovo ciclo, Alan Wake 2 è il gioco che è riuscito a unificare tutto il passato di Remedy sotto un'unica narrazione e sotto un'idea di gameplay originale e riconoscibile. Dopo Alan Wake 2, il vecchio Alan sembra una demo, Max Payne un progetto sì geniale, ma comunque estremamente acerbo. L'ultimo gioco Remedy è probabilmente il migliore della compagnia sotto ogni aspetto: Lake scrive con una nuova consapevolezza, mentre Kasurinen si occupa di puntellare i sistemi di gioco fornendo una profondità che non c'è mai stata nei titoli della compagnia.

La Remedy del futuro

Così facendo, Remedy riesce per esempio a tirar fuori cinque ore di gameplay dai pochi metri quadrati di foresta iniziali, spaventando senza nemmeno aver bisogno di mostrarti chiaramente una minaccia. La paura è latente, ti logora e viaggia su effetti sonori, crescendo musicali, sguardi appesi nel tempo e una Brights Falls avvolta sì da una normalità apparente, ma dove piccoli elementi fuori posto rimandano continuamente a dimensioni oniriche e corrotte che non fanno mai sentire totalmente a proprio agio. Un mix tra i migliori Resident Evil e quell'irripetibile Silent Hill 2 che finalmente ha trovato quel degno erede che dall'uscita di scena di Keiichiro Toyama non pensavamo più vedere.

Con Alan Wake 2 la compagnia finlandese riscrive anche l'universo dei suoi vecchi giochi che vengono tutti inseriti all'interno dello stesso calderone. Il nome Cauldron Lake non è quindi un caso, come non lo è la somiglianza tra Alex Casey, il protagonista dei libri di Alan Wake, con Max Payne che oltretutto dovrebbe ritornare presto attraverso un remake dei primi due episodi di cui si sta occupando proprio Remedy e che potrebbero offrire inediti collegamenti a questo nuovo misterioso e irresistibile "universo condiviso".

Mikael Kasurinen, l'altro artefice della rinascita di Remedy
Mikael Kasurinen, l'altro artefice della rinascita di Remedy

Da questo momento in poi ogni nuovo gioco Remedy non sarà più un punto interrogativo sulla mappa, ma una certezza da aspettare come si aspettano le opere dei più grandi. Autorialità al massimo, qualità ineccepibile, perché mai il pubblico non dovrebbe rispondere a questo irresistibile richiamo?