Scrivi RoboCop e pensi subito agli anni Ottanta. Il poliziotto-robot ideato da Edward Neumeier e portato in scena da Paul Verhoeven è divenuto nel corso del tempo una vera e propria icona, tanto da meritarsi due sequel e un reboot (uno più brutto dell'altro), una serie televisiva, un cartone animato e, ovviamente, una lunga lista di tie-in che andremo ad illustrare nelle righe che seguono. Ripercorriamo in questo speciale la storia di RoboCop attraverso i suoi adattamenti videoludici.
RoboCop (1998)
Ad occuparsi della prima trasposizione in bit dell'agente Alex Murphy è stata Data East Corporation, realizzandone una versione cabinato e riadattandola ai sistemi casalinghi più potenti. Le release Amiga e Atari ST di RoboCop datate 1998 sono graficamente più fedeli all'originale, seguite da quella per Apple II. Ocean si occupa del porting per le piattaforme meno potenti (Amstrad, DOS, Game Boy).
In entrambi i casi stiamo parlando di un picchiaduro a scorrimento orizzontale con sporadiche sezioni in prima persona. La trama è tratta da quella del primo film. Nota di colore sulle versioni DOS: Origin distribuì negli Stati Uniti la più avanzata versione EGA, lasciando la meno definita CGA al mercato europeo.
RoboCop 2 (1990)
L'uscita del seguito RoboCop 2 è accompagnata dall'immancabile tie-in. Ad occuparsi dell'impressionante versione coin-op è sempre Data East, mentre Ocean cura la distribuzione per i sistemi casalinghi, realizzando in casa le release per Amstrad/ZX Spectrum, affidando alla neocostituita Special FX Software quella per le più potenti Amiga e Atari e a Painting By Numbers quella destinata a NES, Commodore 64 e Game Boy.
In RoboCop 2 la struttura di gioco si differenzia tra la versione da sala e quella per PC e console. La prima mantiene l'impostazione a scorrimento laterale della precedente, aggiungendo però la possibilità di sfidare i cattivi in compagnia di un secondo giocatore, mentre nella seconda RoboCop deve anche saltare per spostarsi da una piattaforma all'altra.
RoboCop 3 (1992)
In questo caso ci troviamo di fronte a una serie di tie-in usciti prima del film, che infatti arriverà nelle sale solo verso la fine dell'anno seguente. Scelta che si rivela azzeccata soprattutto per la versione realizzata da Digital Image Design per PC, Amiga e Atari ST di RoboCop 3. Utilizzando lo stesso motore grafico che l'anno seguente avrebbe mosso il celebre TFX, la software house britannica realizzò un mix riuscito tra un gioco di corse e un rudimentale first person shooter.
Per poter gestire una tale mole di poligoni serviva una potenza computazionale che altre piattaforme non potevano permettersi. Con RoboCop 3 il publisher Origin decise quindi di mantenere la struttura di successo dei primi due capitoli, affidando le versioni console a Probe (spettacolare quella per Super Nintendo). In questo episodio vengono aggiunte anche delle sezioni shoot 'em up a scorrimento verticale in cui si controlla un RoboCop volante. La release NES si discosta dalle altre e si presenta come un vero e proprio platform.
RoboCop Versus The Terminator (1994)
Due anni più tardi la leggendaria Virgin Interactive dà forma a un sogno proibito, quello di unire due delle figure più iconiche e complementari del cinema action degli anni Ottanta, ossia il robot con sembianze da uomo e l'uomo con sembianze da robot. In RoboCop Versus The Terminator il giocatore, purtroppo, può controllare solo l'agente Murphy. Grafica ad alto impatto visivo soprattutto per la versione Mega Drive, curata, assieme a quelle delle altre console SEGA, dalla stessa Virgin.
Interplay si occupò invece di quella per Super Nintendo. Sulla falsariga di quanto accadde con Aladdin, i due titoli, pur condividendo medesime meccaniche e uno stile grafico simile, non erano collegati in alcun modo, e differivano persino nella trama che veniva raccontata nel primo caso con delle semplici schermate testuali, nel secondo con degli scenografici filmati.
RoboCop (2003)
Dopo il massacro del terzo capitolo, RoboCop perse appeal e scomparve anche dalle scene dei videogame. A riprenderne in mano le redini ci pensò la francese Titus con RoboCop del 2003. Tralasciando il pessimo action con visuale isometrica per Game Boy Color (realizzato nel 2001 da Mirage), nel 2003 fu la volta di quello che avrebbe dovuto essere il pezzo forte della casa, ossia un first person shooter realizzato in RenderWare per tutti i sistemi dell'epoca (Xbox, PlayStation 2, GameCube, Windows). Purtroppo i risultati furono catastrofici: basti pensare che il punteggio su Metacritic si ferma a 30. Nella nostra recensione eravamo stati più magnanimi, concedendogli un 4 di incoraggiamento: insomma da evitare come la peste.
RoboCop (2014)
Passa un altro decennio e Hollywood si decide a riesumare il cadavere di RoboCop nel 2014 con uno dei reboot più dimenticabili degli ultimi anni: certo, sempre meglio dell'obbrobrio del 1993, ma ben lontano dall'essere minimamente sufficiente, nonostante un budget importante.
La trasposizione videoludica si ferma (per fortuna) alle piattaforme mobile con lo shooter tattico proposto da GLU Interactive (qui la nostra recensione). Si tratta di uno sparatutto "statico" in prima persona e free-to-play letteralmente scomparso nell'oblio, nel senso che non solo è stato rimosso dagli store di Google e Apple, ma persino dal sito ufficiale dello sviluppatore.
Apparizione in Mortal Kombat e altri tributi
Recentemente RoboCop è entrato nel roster di Mortal Kombat 11 con il DLC Aftermath; grazie a questa aggiunta è stato possibile ricreare il mitico scontro contro il Terminator. In questo revival degli anni Ottanta stride la scelta di NetherRealm Studios di rappresentare il T-800 con le sembianze attuali di Arnold Schwarzenegger (oggi settantaquattrenne), mantenendo invece i lineamenti giovanili del volto del coetaneo Peter Weller.
Un tributo al robot-poliziotto viene anche dal secondo episodio di James Pond, sottotitolato scherzosamente RoboCod. Nel platform di Victordean il pesce-agente segreto indossa un'armatura del tutto simile a quella di RoboCop.